Navi russe in difficoltà sul Mar Nero e flop dei caccia, ecco perché la strategia russa «funziona a metà»

La doppia situazione criticità per Putin in questi primi giorni del terzo anno di combattimenti in Ucraina

Navi russe in difficoltà sul Mar Nero e flop dei caccia, ecco perché la strategia russa «funziona a metà»
di Mauro Evangelisti
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Sabato 2 Marzo 2024, 16:24 - Ultimo aggiornamento: 19:18

L'ultimo attacco russo dal cielo con i droni, a Odessa, ha causato cinque vittime in quartiere residenziale, tra cui un bambino di tre anni. Spostiamoci a Est: la controffensiva ucraina via terra ormai si può definire deludente e l'esercito di Putin sta guadagnando terreno, sia pure lentamente e accettando la perdita di moltissimi soldati.

Eppure, la Russia sta vivendo una doppia situazione criticità in questi primi giorni del terzo anno di combattimenti in Ucraina. La prima è ormai nota ed è nel Mar Nero, da dove la flotta russa si è ritirata e dove l'affondamento dell'ammiraglia Moskva, nell'aprile del 2022, rappresentata l'evento simbolico più dirompente. Ma anche l'aviazione militare di Putin per ora non ha dato il contributo che ci si aspettava, perché una cosa sono gli attacchi con i droni (senza pilota), un'altra l'utilizzo dei caccia.

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L'analisi della situazione 

Partiamo proprio dal cielo. Si legge in un'analisi pubblicata su X dal Ministero della Difesa britannico: «Una settimana dopo la perdita di un secondo aereo A-50U Mainstay, la Russia ha molto probabilmente
bloccato la flotta aerea a sostegno delle operazioni in Ucraina. È probabile che questa decisione prosegua, mentre si svolgono indagini interne sulla mancata protezione di un altro mezzo di valore e su come
ridurre la minaccia che la difesa aerea ucraina continua a rappresentare. La perdita temporanea della capacità di controllo aereo degrada in modo significativo la capacità dei suoi equipaggi, un deficit che la Russia non può
permettersi nello spazio aereo conteso dell'Ucraina orientale e meridionale. È probabile che la Russia dovrà esplorare nuove opzioni, tra cui la riconversione degli aerei e l'accettazione di rischi maggiori per fornire l'efficace supporto aereo che le sue forze di terra richiedono, ma che probabilmente non ricevono».

 

Per questo Mosca si affida sempre più spesso ai droni senza pilota: secondo le forze di difesa dell'Ucraina meridionale, i russi nell'ultimo sanguinoso raid hanno inviato otto droni d'attacco dal Mar Nero a Odessa. Sette
sono stati distrutti. «Uno dei droni durante le manovre tra i quartieri residenziali di Odessa ha colpito un edificio di nove piani in una zona residenziale».

La situazione sul Mar Nero

Ci sono poi le criticità nel Mar Nero.

Su questo tema è stata pubblicata un'ampia analisi dal media americano Newsweek che spiega: «Le navi russe sembrano agire con maggiore cautela nel Mar Nero dopo che una serie di attacchi di droni marini ucraini hanno decimato la marina di Putin nella regione». In un recente caso anomalo «un gruppo di navi russe sembrava avvicinarsi allo stretto del Bosforo prima di voltarsi inaspettatamente invece di attraversare la Crimea controllata dai russi, secondo un portavoce della Marina ucraina». Di fatto una imbarcazione era scortata da due navi militari della Federazione, ma a un certo punto hanno deviato il percorso preferendo restare a ridosso della costa turca. Secondo la Marina ucraina questa è una tendenza positiva, perché dimostra come ormai la Marina russa sia consapevoli della efficacia della risposta di Kiev. 

Conclude Newsweek, citando il Ministero della Difesa britannico: «La Russia può ancora colpire l’Ucraina dalle parti orientali del Mar Nero, ma è sempre più evidente che la posizione difensiva adottata per mitigare l’approccio non convenzionale dell’Ucraina alla guerra marittima non funziona come previsto. L’Institute for the Study of War, un think tank con sede negli Stati Uniti, ha valutato in modo simile a dicembre che il successo dell’Ucraina nell’attaccare le navi della flotta del Mar Nero ha costretto la marina a modificare i suoi modelli operativi». Gli ucarini riescono a difendersi grazie all'utilizzo di droni marini.

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