L'Iran ha paura, chiuse le basi militari: ma l'ordine è non mostrare alcun segno di cedimento

Alle debolezze che trapelano tra gli avvertimenti, si aggiungono le ultime scelte dei comandi iraniani

L'Iran ha paura, chiuse le basi militari: ma l'ordine è non mostrare alcun segno di cedimento
di Lorenzo Vita
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Mercoledì 17 Aprile 2024, 21:39 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 08:36

Soldati che marciano di fronte al presidente. Missili e droni a favore di telecamere. I sistemi difensivi russi S-300 in bella mostra. Camion con slogan contro gli Stati Uniti e il volto della Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. La tradizionale parata per la giornata dell’esercito, quest’anno in Iran ha avuto un sapore diverso. Non il solito sfoggio di potenza, ma uno show di forza per celebrare l’attacco di sabato notte contro Israele. Non uno «spettacolare fallimento», come l’ha chiamato la Casa Bianca, ma un’operazione che secondo Ebrahim Raisi «ha abbattuto la falsa egemonia del regime sionista» e con cui le forze armate iraniane «hanno punito il regime sionista con un'azione razionale, saggia, calcolata e precisa».

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MINACCIA

La Repubblica islamica non ha dubbi.

L’operazione contro lo Stato ebraico deve essere vista come un successo. E in caso di contrattacco israeliano, le autorità iraniane hanno già avvertito che la risposta sarà più dura di quanto visto sabato. Una minaccia ribadita ieri dallo stesso Raisi, che ha parlato di risposta «potente e feroce» alla minima aggressione. Mentre il comandante dell'aeronautica iraniana, il generale di brigata Hamid Vahedi, ha assicurato che Teheran è pronta a colpire, «soprattutto con il Sukhoi-24». «Se il nemico commette un errore strategico, riceverà un colpo al quale non sarà in grado di rispondere», ha aggiunto Vahedi.

Parole che hanno confermato lo stato d’allerta per Israele, i partner arabi e gli Stati Uniti, che ieri hanno annunciato nuove sanzioni contro la Repubblica islamica. Ma dietro le minacce e la propaganda, analisi e indiscrezioni confermano le fragilità e le paure dell’Iran. Paventare l’uso dei Su-24, come spiegano gli esperti, svela in realtà le difficoltà dell’aviazione iraniana, che per colpire Israele userebbe modelli considerati obsoleti anche dalla stessa Russia che li ha prodotti. Teheran possiede 24 jet di questo tipo, di cui 12 consegnati dai disertori iracheni nella guerra del Golfo e 12 acquistati negli stessi anni. E in attesa che si concretizzi l’accordo per i nuovi Su-35 (promessi ma ancora non consegnati da Mosca), gli ayatollah possono minacciare solo con mezzi vecchi e aggiornati circa venti anni fa.

DEBOLEZZA

Alle debolezze che trapelano tra gli avvertimenti, si aggiungono le ultime scelte dei comandi iraniani. Indizi sul fatto che Pasdaran e forze armate iniziano a mostrare i primi segni di nervosismo per una risposta israeliana che non si sa quando sarà realizzata. La parata militare di ieri è stata spostata dalle consuete strade a una caserma del nord di Teheran: decisione che secondo molti osservatori è stata dettata dai nuovi dispositivi di sicurezza in vista di un possibile contrattacco israeliano. Inoltre, il Wall Street Journal ha rivelato che le basi dei Guardiani della rivoluzione in Siria sarebbero già state evacuate per il timore che la rappresaglia dello Stato ebraico cali sul Paese di Bashar al Assad, lo stesso dove è avvenuto il raid da cui è scattata l’escalation. E secondo le fonti da Damasco, l’Iran avrebbe già svuotato gran parte degli avamposti, lasciando solo pochi membri dei Pasdaran a guardia degli arsenali e dei centri nevralgici.

L’ordine di Teheran è di non mostrare alcun segno di cedimento. Ieri, tra parate e minacce, il comandante della Marina, Shahram Irani, ha annunciato che la flotta di Teheran è nel Golfo di Aden, pronta a scortare le navi lungo la rotta del Mar Rosso. Segno che gli ayatollah non rinunciano a proiettarsi in tutta la regione, anche a costo che le loro navi si trovino faccia a faccia con quelle israeliane e occidentali. Ma tra avvertimenti, annunci e sfilate, l’Iran sa che ora deve solo attendere. Uno stato d’allerta continuo che può essere interrotto solo Benjamin Netanyahu. E che non ha alcun interesse a tranquillizzare chi ha lanciato centinaia di ordini contro Israele.

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