Iran, attacco a Israele: nella zona rossa 2mila soldati italiani. Il piano di evacuazione

Le nostre navi schierate a protezione delle rotte commerciali

I blindati italiani della missione Unifil
di Lorenzo Vita
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Sabato 13 Aprile 2024, 22:53 - Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 07:12

Quella tra Iran e Israele non è una partita solo tra le due potenze. L'incendio può divampare in tutto il Medio Oriente. E l'allarme è scattato anche per le forze armate italiane. Dai confini dell'Iran fino a quelli dello Stato ebraico, Roma schiera migliaia di donne e uomini nelle zone più calde di questa guerra non dichiarata. E se le nostre truppe non sono un obiettivo di Teheran, la guardia resta alta. Anzi, altissima.

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Bunker pronti, piani di emergenza ripassati e sistemi di prevenzione rimessi a punto. Perché l'Italia non solo è sulla linea del fronte, ma è soprattutto vicino alle basi Usa e in aree in cui non si possono escludere incidenti o mosse azzardate delle milizie. Successo già nel 2020, quando gli Usa uccisero il generale iraniano Soleimani e gli italiani furono costretti a evacuare la base di Baghdad. Il piano di “esfiltrazione”, in caso di escalation repentina, la Difesa l'ha già preparata. E per attuarlo i nostri soldati sono addestrati ad agire in fretta.

I MILITARI ITALIANI

Per i militari italiani in Libano, la situazione è cambiata già dal 7 ottobre. Hezbollah combatte da mesi una guerra a bassa intensità con Israele. Un conflitto fatto di lanci di missili e bombardamenti aerei e con l'artiglieria, e che si combatte su una linea di confine in cui l'Italia è presente con il contingente di Unifil (l'operazione delle Nazioni Unite) e della missione bilaterale Mibil . Circa 1400 militari presidiano la “Linea Blu” e addestrano le forze armate libanesi. Ma la situazione può esplodere da un momento all'altro, creando lo stesso scenario che nel 2006 è degenerato nella guerra tra Israele e il Partito di Dio. I comandi israeliani si sono esercitati anche negli ultimi giorni per una guerra sul “fronte nord”, e anche ieri le Idf hanno bombardato i filoiraniani nel sud del Libano. I missili verso l'Alta Galilea hanno confermato che anche Hezbollah è pronto. E se l'Iran ordina di attivarsi per lo “schiaffo”, il Libano può essere il secondo fronte di guerra. Pericolo che è stato segnalato anche dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, durante l'ultimo incontro con il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz. E a proposito del ministro della Difesa il messaggio è stato chiarito più volte: «Restiamo solo se ci sono le condizioni di sicurezza».

 

Il timore di un attacco generalizzato dell'Iran per punire Israele del raid a Damasco ha aumentato il livello di allerta anche nelle bollenti acque tra il Golfo Persico e il Mar Rosso. Attraverso gli stretti, l’Iran può strangolare l’economia israeliana e il commercio globale. E in caso di escalation, le milizie yemenite possono essere fondamentali. L'Italia è in prima linea anche su questo fronte, specialmente nella zona di Bab el Mandeb, dove Roma ha schierato due navi (il Caio Duilio e il Federico Martinengo) e centinaia di uomini tra personale imbarcato e di stanza a Gibuti, sulla costa africana. Con la guida della missione Aspides e dell'operazione Atalanta, la Roma ha un ruolo di comando centrale nell'area. E come hanno dimostrato in tutti questi mesi, i miliziani Houthi sono pronti a incendiare tutto il mare, da Suez al Golfo di Aden, colpendo le navi ma anche puntando dritti sul territorio israeliano.

FRONTE ORIENTALE

I venti di guerra preoccupano anche i contingenti italiani sul “fronte orientale”, quello a ridosso dell'Iran. Sotto le insegne di Prima Parthica (300 uomini nella Itncc “Land” e circa 430 nella “Air”) e di Nato Mission Iraq (per cui si prevede un massimo di 280 militari), le forze armate italiane sono schierate da Erbil, nel Kurdistan iracheno, fino al Kuwait, passando per Baghdad. Forze che controllano la regione contro il terrorismo islamico, ma che ora si trovano in uno dei fronti potenzialmente più caldi della sfida tra Teheran e Tel Aviv. L'Iraq è da tempo un territorio di caccia dei Pasdaran e delle milizie sciite. Dopo il raid che uccise il generale Qasem Soleimani nel 2020, Teheran si vendicò colpendo con centinaia di missili le basi Usa in territorio iracheno. Gli italiani si trovano fianco a fianco agli alleati statunitensi. Il Pentagono, nonostante le trattative con l'Iran, ha rafforzato l'area di difesa di tutte le truppe tra Iraq e Siria. Mentre caccia e sistemi antiaerei italiani sorvegliano quei cieli dove gli esperti studiano i missili in partenza dall'Iran.

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