BRUXELLES - Un altro tassello, stavolta industriale, per la costruzione della difesa europea. E anche un tabù che si infrange nelle stanze Ue: quello di una spesa comune per finanziare l’acquisto congiunto di armamenti. Bruxelles stavolta vuole fare sul serio e comincia dai 500 milioni di euro messi subito sul tavolo: una prima assoluta per i fondi del bilancio europeo che vengono mobilitati a sostegno della spesa militare, dopo esser stati sottratti ai capitoli destinati alla ricerca e allo sviluppo.
IL PROGETTO
Nelle stesse ore in cui Svezia e Finlandia formalizzavano la richiesta di adesione alla Nato, la Commissione ha presentato il piano con cui punta non solo ad aumentare la spesa militare del blocco, ma al tempo stesso a razionalizzarla attraverso appalti comuni.
I PUNTI CRITICI
Di fronte alla minaccia per la sicurezza del continente rappresentata dall’aggressione russa in Ucraina, la Commissione ha mappato tutte le lacune evidenziate negli investimenti militari dell’Unione e indicato la via da seguire, insieme a una dettagliata lista della spesa per ripopolare gli arsenali. «Gli acquisti congiunti rafforzano l’interoperabilità delle Forze armate e la base industriale del nostro continente, contribuendo a sostenere le nostre imprese innovative. Subito una task force con gli Stati membri per coordinare le esigenze immediate di rifornimento e approvvigionamento», ha aggiunto Von der Leyen, convinta che il piano Ue «rafforzerà anche l’Alleanza Atlantica». Nell’immediato, cioè tra il 2022 e il 2024, Bruxelles stanzierà 500 milioni per fornire alle capitali incentivi per imboccare la strada degli appalti in comune - ed evitare che gli Stati si facciano concorrenza tra loro - così da colmare le lacune «più urgenti e critiche», in particolare di quei Paesi che hanno prestato maggiore assistenza all’Ucraina impegnando le proprie scorte.
ARSENALI DA AMMODERNARE
Oltre a rifornire i magazzini, si tratterà anche di sostituire le armi d’epoca sovietica diventate obsolete e ancora presenti fra gli equipaggiamenti di molti Stati dell’Europa orientale. Allo stesso tempo ci sarà da rafforzare i sistemi di difesa aerea e missilistica. In prospettiva, la strategia Ue vuole invece istituire - e per questo presenterà una proposta di regolamento - un programma di investimenti per dar vita in maniera stabile a centrali comuni di acquisto «di capacità di difesa sviluppate in modo collaborativo nell’Ue»: si tratta in particolare di acquisire più carri armati, fregate, sistemi di difesa cibernetica e spaziale e anche droni (a partire, in questo caso, dal programma Euromale a cui partecipa pure l’Italia). I consorzi beneficerebbero dell’esenzione dell’Iva, mentre la Banca europea degli investimenti potrebbe rivedere i suoi criteri per l’accesso ai prestiti, che adesso tagliano fuori l’industria militare. Con l’Ue che vuole recuperare rapidamente il terreno perso e ribadire il suo ruolo di attore della sicurezza regionale, ieri il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha fatto un passo avanti, illustrando il suo piano per creare un’ampia Comunità geopolitica europea, con dentro tutti, dal Caucaso ai Balcani, dall’Ucraina al Regno Unito: «L’obiettivo è forgiare una convergenza e approfondire la cooperazione operativa per affrontare le sfide comuni, la pace, la stabilità e la sicurezza nel nostro continente».
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