Una mimosa come segnalibro: romanzi e saggi che parlano di donne e dei loro diritti in vista dell'8 marzo

Una mimosa come segnalibro: romanzi e saggi che parlano di donne e dei loro diritti in vista dell'8 marzo
di Ebe Pierini
34 Minuti di Lettura
Mercoledì 6 Marzo 2024, 19:54

Le mimose sono già fiorite da tempo. Complice un inverno che si atteggia a primavera. Ma rimangono il fiore che simboleggia la ricorrenza della giornata internazionale per i diritti delle donne che ogni anno si celebra l’8 marzo. Era il 12 gennaio del 1912 quando le giovani operaie delle fabbriche tessili di Lawrence, nel Massachusetts, scesero in sciopero e issarono davanti ai cancelli cartelli con la frase “We want bread and roses too”, vogliamo il pane ma anche le rose. Il verso di una poesia scritta da James Oppenheim nel 1911 e poi messa in musica da Mimi Fariña e interpretata da numerosi artisti. Le donne difendevano il loro salario e rivendicavano dignità sui luoghi di lavoro. Era invece l’8 marzo del 1917 quando, a San Pietroburgo, le donne scesero in piazza per chiedere la fine della guerra e dello zarismo dando inizio così alla rivoluzione di febbraio. L’8 marzo venne scelta come data simbolo delle rivendicazioni sociali femminili. Nel 1977 le Nazioni Unite proclamarono la giornata internazionale della donna.

Da sempre le donne sono protagoniste di meravigliosi romanzi e su eroine, pioniere, personaggi storici femminili sono state scritte pagine e pagine. Ecco una selezione di libri recentemente pubblicati che ci parlano di donne, delle loro storie e dei loro diritti, da leggere in occasione del prossimo 8 marzo.

Ci sono donne che hanno lasciato un segno nella storia, altre che si sono distinte nel bene e nel male, altre ancora delle cui vite si conosce molto poco anche se sono state delle pioniere. Ecco una carrellata di libri dedicati a personaggi femminili che attraversano diverse epoche, anzi diversi millenni.

"Contro  Antigone o dell’egoismo sociale" di Eva Cantarella (Einaudi)

Antigone è risoluta. Deve dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice contro la volontà del re di Tebe, Creonte, che, con un decreto, lo ha vietato. Suo fratello è morto nell’assedio della città ed essendo considerato un nemico non ha diritto agli onori funebri. Antigone viene quindi condannata a vivere la sua vita in una grotta. Ma Creonte si ricrede e decide di concederle la libertà. Nel frattempo lei si è impiccata. Ciò porta al suicidio di Emone, figlio del re e promesso sposo di Antigone e della moglie Euridice. Il re di Tebe rimane solo a macerarsi nel dolore. Per la sua determinazione a dare sepoltura al fratello Polinice Antigone, protagonista della tragedia di Sofocle di 2.500 anni fa,  ha rappresentato nei secoli il modello di  chi si oppone a un regime tirannico, di chi reagisce di fronte ai diritti calpestati e negati, di ogni donna in lotta contro il potere maschile. In questo libro Eva Cantarella, la piú grande studiosa italiana di diritto greco, propone una rilettura controcorrente della più celebre figura tragica della classicità, smontando pezzo per pezzo le basi su cui si fonda il mito di Antigone. L’autrice mette in luce lati sorprendentemente negativi dell’ eroina da tutti  osannata e arriva a contestare il ruolo di despota attribuito a Creonte, protagonista di una drammatica vicenda umana e  politica che lo rende una figura non meno interessante e non meno tragica.

"La nascita del femminismo medievale Maria di Francia e la rivolta dell’amore cortese" di Chiara Mercuri (Einaudi)

Prima della rivoluzione del 1789 ne avvenne un’altra e l’autrice fu Maria di Francia. Nei libri di storia non se ne trova traccia perché fallì. Le idee di Maria non riuscirono, come quelle degli Illuministi, ad abbattere le mura della Bastiglia.. Le sue idee sulle donne, sul rapporto tra i sessi e sull’amore, tuttavia, seppero far emergere una visione del tutto femminile del mondo. La donna  fu liberata dall’immagine deformata in cui era stata costretta,  nei secoli dell’Alto    Medioevo, dal convergere del virilismo germanico e della misoginia monastica. Per secoli la donna era stata considerata solo oggetto di pulsioni sessuali e sentimentali, repressa, fuggita e punita. Ma, nel XII  secolo, negli ambienti nobiliari francesi femminili e femministi, vide la luce la rivolta dell’ “amore cortese” capeggiata da Maria di Francia che rappresentò la reale condizione femminile dell’epoca, chiedendo per le donne                libertà sessuale e sentimentale. Questo le costo la diffamazione e il suo valore di intellettuale non le fu mai riconosciuto. Eppure, nei secoli finali del Medioevo, l’ “amore cortese” divenne virale.

“L’impavida – La vita ribelle di Cia degli Ordelaffi, la donna che sfidò il Papa” di  Rita Coruzzi (Piemme)

È il 1334 quando la giovane e bellissima Marzia degli Ubaldini, detta Cia, sposa Francesco degli Ordelaffi, signore di Forlì e di Cesena. Il matrimonio segna  la fine della sua vita precedente. È sempre stata un’abile cavallerizza, amante più dei giochi d’armi che del ricamo e della pittura. Accanto al marito, invece, dovrà affrontare prove durissime, inganni e tradimenti, sconfitte, a cui però non si piegherà mai. Quando papa Innocenzo VI, da Avignone, decide che è giunto il momento di restaurare lo Stato Pontificio e di rimpossessarsi delle terre di Emilia e Marca, Cia e Francesco non si arrendono. Se il Pontefice vuole  la loro terra dovrà conquistarsela. Per contrastare le truppe inviate da Roma i due sono costretti a separarsi e a difendere ognuno una città: lui resta a Forlì, il feudo di maggior prestigio, mentre lei, sola, insieme ai figli e a uno sparuto manipolo di soldati, si chiude nella Rocca di Cesena in attesa della battaglia. Sarà un assedio terribile, con una popolazione stremata che alla fine cederà alle lusinghe dei guelfi, ribellandosi alla sua signora in nome del Papa, ma Cia non lascerà mai il posto nelle prime linee, accanto ai suoi soldati, neanche quando la sua vita sarà in pericolo. Un personaggio storico femminile modernissimo da riscoprire. 

“Virdimura” di Simona Lo Iacono (Guanda)

"Virdimura" è un inno alla professione medica come missione, come vocazione, come servizio. È anche un affermazione del diritto di tutti a essere curati ma anche delle donne di essere libere di praticare ogni professione, anche quelle in origine considerate ad esclusivo appannaggio degli uomini. Una scrittura elegante, garbata, in punta di penna. Uno stile elegante dal sapore antico ben attagliato alla storia e all'epoca. Virdimura, la protagonista, è una donna forte e coraggiosa, caparbia e determinata, tenace e combattiva. È nata in un giorno di pioggia e, per darla alla luce, sua madre ha perso la vita. Virdimura porta il nome del muschio che affiora dalle mura di Catania, la città in cui è ambientato il libro e che fa da sfondo al racconto con i suoi colori, la sua vitalità, i commerci e la pluralità di religioni e di genti. Vive con suo padre, il medico ebreo Urìa, un uomo saggio e dotto che conosce i segreti delle spezie e i progressi delle scienze, che parla molte lingue e che ha imparato tanto dalla natura, dalla strada, dalla poesia. Alla figlia insegna a guarire tanto i corpi che le anime senza fare distinzione di credo religioso. E, come il padre, lei accoglie e cura indifferentemente musulmani, cristiani o ebrei anche se rischia di essere considerata una strega. Per guarire usa petali di rosa ed ortiche ma anche carezze e canti.  Nel novembre del 1376 la commissione dei giudici e il Dienchelele le concedono la licenza di curare. Dopo averla interrogata e avere messo alla prova la sua abilità, la sottopongono a prove pratiche e accertano che è perfettamente in grado di esercitare l’arte medica. Per la prima volta la “licentia curandi” viene riconosciuta ad una donna. I giudici valutano la sua abnegazione, la sua preparazione, i suoi studi sull’epidemia di tifo e peste. La dottoressa Virdimura accetta questo riconoscimento pretendendo però che esso venga rilasciato con una particolare clausola. E cioè che la licenza la autorizzi soprattutto a curare i più indigenti, i più deboli i più poveri. Il testo della licenza è tutt’oggi conservato nell’archivio storico di Palermo. Davanti ai dottori della Commissione Virdimura ripercorre tutta la sua vita: la lotta di suo padre contro l’epidemia di tifo che infesta la città, la solitudine dopo la sua scomparsa, gli studi sui manuali che lui le ha lasciato in eredità, le donne che ha visitato in segreto e ha operato di notte, anche per ricostruire la loro verginità dopo che erano state violentate, le accuse di stregoneria da cui deve difendersi, e soprattutto il legame con Pasquale, anche lui medico, suo grande ed unico amore, con il quale condivide vita, professione e intenti. Da quel momento in poi, dopo di lei che è stata pioniera e apripista, le donne sono state  ufficialmente ammesse alla pratica dell’arte medica, come gli uomini e hanno potuto esercitare non più soltanto le attività tipiche delle levatrici, ma anche la professione di chirurgo e di esperte di medicina generale. Virdimura ha continuato a curare i poveri fino alla morte ed ha lasciato in eredità alle sue allieve il metodo di studio, il senso di abnegazione per il malato e l'amore per questo lavoro.  La storia vera di una donna realmente esistita che ha superato un limite, ha abbattuto uno steccato, ha dimostrato che le donne possono tutto. In eredità ai medici di oggi Virdimura lascia la convinzione che "la medicina non esige bravura. Solo coraggio".

“L’imperatrice ribelle” di  Karen Duve (Piemme)

Ogni volta che in tv vengono riproposti i film della serie degli anni ’50 legata alla vita della principessa Sissi con protagonista Romy Schneider è un successo di audience assicurato. Il mito di Elisabetta di Baviera, imperatrice d’Austria-Ungheria, sopravvive nel tempo. Alta, bellissima, con i capelli lunghissimi e di un rosso Tiziano, è la protagonista di questo libro che racconta la vita dorata dell’imperatrice che non è che un’unica, grande sfida: imporsi alla corte di Vienna, dove è considerata straniera e di cui detesta i soffocanti rituali. L’obbiettivo è non soccombere ai doveri che il suo ruolo le impone; riuscire a fuggire, appena possibile, nel castello in Ungheria, dove può dedicarsi in libertà alla caccia e ai cavalli, la sua vera passione; coltivare un nuovo, inaspettato amore. In questo romanzo Karen Duve, una delle più acclamate autrici tedesche contemporanee, racconta il lato segreto di Sissi, uno dei personaggi più raccontati della storia e il cui mito non accenna a sbiadire.

“Io sono Marie Curie” di  Sara Rattaro (Sperling & Kupfer)

Marie Curie ha vinto due premi Nobel ed è stata la sola a riceverli per due in due distinti campi scientifici: nel 1903 per la fisica (prima donna insignita, insieme al marito Pierre Curie) e nel 1911 per la chimica. In questo libro Sara Rattaro ripercorre le tappe della vita di una donna prodigiosa. Nel 1894, a Parigi, mentre effettua ricerche per la sua seconda laurea in Matematica, dopo aver conseguito quella  in  Fisica, Marie   incontra  Pierre e tra loro nasce un connubio di intelletti straordinari. Sono uniti dalla sete di conoscenza e dalla volontà di esplorare insieme gli enigmi dell’universo. Marie non vuole essere una moglie   tradizionale e non vuole rimanere rinchiusa tra le mura di casa.  A guidarla è l’amore per la scienza. Quando si ritrova improvvisamente sola, costretta a confrontarsi con l’ostilità dell’ambiente scientifico maschilista e conservatore, inizia una battaglia per affermare la sua identità e il suo ruolo nel mondo. Si trova a lottare contro un’epoca che fatica ad accettare il genio femminile. Questo libro ci invita a riflettere sulle sfide che   le donne devono affrontare nel   campo   scientifico ed in molti altri settori della società. L’esempio di Marie Curie dimostra come le donne siano in grado di superare ogni barriera e di lasciare un segno nel mondo.

“Le incantatrici. 33 donne che hanno sedotto il mondo” di  Daniela Musini (Piemme)

Sono donne dal fascino irresistibile e di innegabile talento. Questo volume che racconta le storie di 33  “incantatrici” che hanno ammaliato con il loro charme uomini di diverse generazioni e di diverse epoche. Poteva mancare Circe, la maga dagli occhi di topazio, che seduce Ulisse? Ma tra le pagine troverete anche Ildegarda di Bingen, la mistica femminista del Medioevo, Madame de Pompadour, arguta e smodatamente ambiziosa, La Bella Otero che stregò la Belle Époque, l’inarrivabile Colette, dalla penna audace e dall’esistenza spavalda, e poi   Lola   Montez   e   Wallis   Simpson,   che   costarono   il   trono   a   due   sovrani. Spazio anche a Lou von Salomé e Alma Mahler che portarono alla follia amorosa i più grandi artisti della loro epoca e alla diabolica contessa Tarnowska, dalla vita costellata di cadaveri eccellenti. Poi ci sono i capitoli dedicati a Camille Claudel, Zelda Sayre Fitzgerald e Billie Holiday, Agatha Christie, Mata Hari, Marlene Dietrich, Eva Kant, ai voluttuosi dipinti di Tamara de Łempicka e alle atmosfere eccitanti e trasgressive della Parigi lesbo-chic del primo Novecento. Più rosa e delicato il mondo di Liala che si contrappone ai luccichii delle vite di Rita Hayworth, Ava Gardner e Liz Taylor.

“La donna della bomba atomica” di Gabriella Greison (Mondadori)

La fisica Leona Woods fu la donna più giovane a partecipare direttamente alla creazione della bomba atomica. In questo libro Gabriella Greison, ricostruisce il famoso Progetto Manhattan dando voce alla principale protagonista femminile di una vicenda che ha segnato per sempre la storia dell’uomo. E lo fa dopo un lungo percorso di ricerca svolto da Los Alamos a Chicago, da Princeton a Santa Fe. Quando si parla della impresa della scissione atomica si parla solitamente di Oppenheimer, Fermi, Compton, ma non si fa riferimento alla presenza di Leona, assunta a lavorare al progetto subito dopo il dottorato in fisica, all'età di 23 anni, come esperta nella rilevazione delle particelle con il trifluoruro di boro, addetta al calutrone, e abile nel misurare il flusso di neutroni del reattore nucleare. In questo libro si ricorda anche la figura di questa scienziata. “È la mattina del giorno X. Io sono qui, a Compania Hill. Appena si avvicinano le 5.30 comincia il conto alla rovescia. La musica di Čajkovskij diffusa dall'interfono ha il compito di rasserenare gli animi mentre aspettiamo la detonazione" racconta Leona. Era il 16 luglio 1945.

“Le figlie di Saffo” di Selby Wynn Schwartz (Garzanti)

Un libro dedicato alle donne che vogliono essere libere e indipendenti che vogliono avere idee e prospettive. Sono Lina Poletti, Virginia Woolf, Natalie Barney, Romaine Brooks, Sarah Bernhardt, Isadora Duncan, Nancy Cunard, Gertrude Stein e Radclyffe Hall solo per citarne alcune. Sono attrici, scrittrici, o qualunque cosa scelgano i nostri sogni. Vogliono avere speranze e infinite possibilità. A volte però le donne sono obbligate a sottostare al volere degli altri che prendono le decisioni al posto nostro. Sono costrette a sposarci, a essere madri, a essere docili, a essere belle, a dire sempre di sì. Poi ci sono donne che decidono di resistere, di lottare, di ribellarsi. Il messaggio che vuole trasmettere questo libro è che un futuro diverso per le donne è possibile e che per viverlo bisogna lottare, ieri come oggi.

Da sempre le donne hanno dovuto difendersi e lottare contro le ingiustizie, le discriminazioni, le violenze. Anni di battaglie per l’affermazione dei propri diritti, per la difesa delle libertà, anche le più elementari. Episodi di violenza contro le donne, femminicidi, stupri, molestie, vessazioni. La cronaca di tutti i giorni è costellata di notizie relative a storie di abusi, di stalking, di uccisioni, di maltrattamenti. Ecco una selezioni di nuove uscite che parlano di femminismo, di anti razzismo, di campagne contro la violenza.

“Non ci hanno visto arrivare” di Lisa Levenstein (Mondadori)

È il racconto della determinazione e dell'impegno delle donne che hanno lavorato alacremente per gettare le basi del femminismo contemporaneo. Nessuno le ha viste arrivare ma sono state in grado di plasmare le coscienze e promuovere reti di relazioni destinate a contribuire alla realizzazione di una campagna si sensibilizzazione. È stato il #MeToo a riesumare il movimento per i diritti delle donne. Siamo andati oltre le immagini delle ragazze che negli anni Sessanta e Settanta alzavano cartelli inneggianti alla pace e alla libertà sessuale. L’autrice, ricostruendo la storia recente del movimento femminista, in particolare degli anni Novanta, dimostra che le donne non hanno mai smesso di organizzarsi. Le lotte femministe degli ultimi decenni rivivono attraverso storie, personaggi e battaglie e soprattutto testimonianze dirette.

 “Non è normale” di Cathy La Torre (Einaudi)

La violenza ha molti volti ma nessuno è accettabile. Questo libro nasce dall’esigenza di ribadire che non è normale avere il telefono sotto controllo, essere bersagliata di messaggi e chiamate da un ex, ricevere avance sessuali senza aver dato il consenso, subire pressioni su scelte e desideri personali. Cathy La Torre cerca di insegnare al lettore a riconoscere quante e quali sono le molte facce della violenza, come fronteggiarle legalmente, a chi rivolgerci e come agire se pensiamo di essere vittime o testimoni di un abuso.

“Il colore viola” di Alice Walker (Big Sur)

Chi considera “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee un capolavoro non potrà non amare anche “Il colore viola”. Quando venne pubblicato nel 1982, conquistò il pubblico e la critica americani, per la delicatezza con la quale affrontava temi spinosi come il razzismo, la violenza di genere, la sessualità femminile. Si aggiudicò il Premio Pulitzer e il National Book Award. Nel 1985 ispirò l’omonimo film di Steven Spielberg con protagonista Whoopi Goldberg. Nel cast c’era anche Oprah Winfrey. Dall’8 febbraio è nelle sale italiane il remake del film prodotto proprio da Spielberg e Winfrey.  È la storia di due sorelle, Celie e Nettie, in fuga da un padre violento e da un passato di abusi. Mentre Celie, privata dei suoi figli, si ricostruisce a fatica una vita con un matrimonio combinato e una nuova famiglia caotica e bizzarra, di Nettie si perdono le tracce. Ma l’incontro con Shug Avery, la misteriosa cantante di blues di cui suo marito è innamorato da sempre, permetterà a Celie di fare una scoperta. I legami di sangue torneranno a riannodarsi attraverso gli anni e i continenti. Un romanzo epistolare bellissimo ed originale che tocca temi importanti, spesso dolorosi, sui quali non si può tacere.

“Prendi la mia mano” di Dolen Perkins – Valdez (Nord)

C’è la lotta di una donna in difesa dei diritti di tutte le altre donne racchiusa in queste pagine. Un romanzo ispirato a fatti realmente accaduti che è anche monito contro i pericoli del razzismo, della demagogia e del paternalismo. Civil, infermiera diplomata, ha scelto di lavorare al consultorio di Montgomery, in Alabama, per aiutare le giovani donne a conoscere e rispettare il proprio corpo. Non riesce a credere che, nel 1973, ci siano persone che possono ancora vivere in una baracca fatiscente, dove per cucinare si accende un fuoco in una buca scavata nel pavimento di terra battuta. Eppure è così che vivono le sue prime due pazienti: due ragazzine di tredici e undici anni, che di tutto hanno bisogno tranne che di anticoncezionali. Sono sporche, trascurate, sconfitte. Civil fa in modo di trovare loro un alloggio popolare e un impiego per il padre. La situazione migliora. Eppure un giorno Civil scopre con orrore che il consultorio ha inserito le due sorelle nel programma di sterilizzazione che è una prassi comune, soprattutto per le giovani nere e povere. Negli Stati Uniti i programmi di sterilizzazione forzata furono portati avanti dagli anni ’30 agli anni ’70. Civil non accetta che questo avvenga e che le ragazzine vengano trattate come animali e private del loro diritto di scelta. Contatta avvocati, giudici, testimoni. È grazie alla sua caparbietà che il caso arriva fino alla Corte Suprema. La battaglia di una donna coraggiosa cambierà tutto, anche il corso della storia.

“Giù nel cieco mondo” di Jesmyn Ward (NNE Editore)

Annis è una giovane schiava di casa in una piantagione della Carolina, nipote di una guerriera africana e figlia di uno stupro. Di giorno si dedica a estenuanti faccende domestiche e origlia le lezioni sull’Inferno dantesco impartite alle figlie del padrone. La notte invece fugge nel bosco con sua madre da cui impara l’arte del combattimento, in modo da potersi difendere. Fin quando la madre viene venduta e Annis si trova da sola e senza protezione. Con Safi scopre l’amore. Un giorno il padrone decide di vendere anche di lei, assieme ad altri schiavi e parte in direzione di New Orleans. Durante il viaggio incontra lo spirito di una sua antenata, Aza, il suo angelo custode. Una curiosità: il titolo richiama il quarto canto dell’Inferno di Dante. Un romanzo crudo e vero sulla ricerca della libertà.

 “Contro le donne” di Sofi Oksanen (Einaudi)

Nell’Estonia invasa dai sovietici, la zia dell’autrice Sofi Oksanen fu prelevata e interrogata per tutta una notte. Dopo quell’esperienza non avrebbe più parlato. La scrittrice parte dalla storia di questa donna per parlare dei crimini compiuti dai soldati russi nel corso della guerra in Ucraina. La sua è una vera e propria denuncia. “In Ucraina, la violenza sessuale è parte integrante del genocidio” si legge nel libro. In libreria dal 12 marzo.

Il femminismo non è un brand di Jennifer Guerra (Einaudi)

Il rosa come colore simbolo di emancipazione femminile e di cause ad essa legate. Negli ultimi dieci anni il femminismo è tornato a essere un fenomeno di massa. In questo libro ci si interroga se ci trovaimo di fronte ad una nuova variante del femminismo o ad una strategia del capitalismo? Brand di abbigliamento che producono magliette in serie con frasi inneggianti al girl power. Pagine social e piattaforme digitali che propongono post o storie motivazionali intervallate da inserzioni pubblicitarie. Ad un’adolescente basta aprire Instagram per imbattersi in messaggi femministi. Ci sono corsi sull’empowerment, sulla valorizzazione femminile, su come rendere più women friendly il proprio business. Un ruolo importante giocano anche le celebrity femministe. In questo saggio  Jennifer Guerra sottolinea come riemerga il soggetto politico femminista in un paradigma economico che non si fa scrupoli a capitalizzare i temi sociali in nome del profitto. Le aziende e i marchi si meritano il patentino del femminismo? Che influenza esercita la nuova postura della brand identity sulla pratica femminista?

"Tenui bagliori" di Yamada Murasaki (Einaudi)


Un manga considerato un grande classico. Un racconto garbato, delicato, leggero. C'è tutta l'insopprimibile fame di libertà di una donna intrappolata in una società patriarcale in questo manga. Chiharu, madre e moglie nel Giappone degli anni Ottanta, vive in un appartamento alla periferia di Tokyo, tra incombenze e piccole disavventure quotidiane: i pasti da preparare, un gatto che fugge, una vicina noiosa. Le figlie sono cresciute e il marito la tratta come poco più di una domestica. Si era illusa di trovare appagamento nella sola vita familiare ma non è così. È solo nell'intelligenza e nella sensibilità che Chiharu trova una via di fuga. Yamada Murasaki racconta la solitudine e le piccole ribellioni di una donna vittima di una società maschilista e tradizionale trasformando la sua storia in una poesia.

"Tradire il Grande Fratello. Il risveglio femminista in Cina" di Leta Hong Fincher (Add Editore)


Nella Cina di Xi Jinping una rete di donne mette in crisi i valori tradizionali e la retorica natalista, la discriminazione, l’indifferenza verso violenze e molestie. Le protagoniste di questo libro, in particolare le cinque femministe arrestate alla vigilia dell’8 marzo 2015, affrontano le maglie della censura online e della sicurezza di Stato, la repressione dei diritti. Il racconto di Leta Hong Fincher ci presenta attiviste, avvocate, lavoratrici che si battono quotidianamente per la causa femminista. Un mondo dove le emoji  (mi) che rappresenta il riso e  (tu) che rappresenta il coniglio, pronunciate come #MeToo, diventano simbolo di lotta e l’unico modo per eludere i controllori della rete e parlare di diritti delle donne.

In questi giorni, in libreria, è facile imbattersi anche in nuovi romanzi che hanno come protagoniste le donne e le loro storie.

Una selezione davvero variegata che attraversa continenti ed epoche ma che declina le vicende sempre al femminile.

“Come un fiore di ciliegio nel vento” di Etsu Inagaki Sugimoto  (Giunti)

Arriva per la prima volta in Italia, a cent'anni dalla prima pubblicazione, un classico della letteratura femminista. Pubblicato per la prima volta a New York nel 1925 questo libro e diventato subito un bestseller internazionale. La voce narrante è quella di Etsu Inagaki Sugimoto, leggera e forte come un fiore di ciliegio nel vento, la figlia minore di un samurai di alto rango, che vive sulla sua pelle il passaggio tra il Giappone feudale del XIX secolo e la potente modernità americana del primo Novecento. Etsu è nata nella città di Nagaoka, nel nord del Paese ed ha ricevuto una rigida educazione, improntata ai principi dei nobili guerrieri samurai. Dopo la morte improvvisa del padre, la ragazza viene promessa in sposa a Matsuo, un amico del fratello, che vive negli Stati Uniti. Inizia quindi il suo viaggio in un nuovo Paese ma anche dentro se stessa con tutte le difficoltà ma anche le gioie che questo comporta. Sarà combattuta tra i ricordi della sua infanzia in Giappone e l’impatto decisamente dirompente con il mondo occidentale. Un incontro tra due culture che finiranno per convivere in lei.

"Lady Pride and Mister Prejudice"  di Bianca Marconero (Giunti)

Una storia d’amore ma riletta in chiave moderna. Una rilettura di Orgoglio e pregiudizio. Bianca Marconero parte dal presupposto che una donna realizzata sul lavoro e circondata da veri amici non abbia nessun bisogno dell’amore. Ne è convinta la protagonista del suo romanzo, Eloisa Darcy, direttrice editoriale della prestigiosa Pemberly Press, che oramai da tempo ha chiuso con gli uomini. Va tutto a gonfie vele nella sua vita fin quando sorge un problema in grado di rovinarle la carriera: per ottenere i diritti del romanzo di culto “Prime impressioni” deve trovare un editor che soddisfi le pretese dell’autore. Lascia Londra in direzione Netherfield, la tenuta dove, anni prima, lei e la sua amica Chantal Bingley hanno trascorso un’estate indimenticabile. L’obbiettivo è quello di riflettere e farsi venire buone idee. Ma lì si imbatte nella persona con cui da ragazzina ha avuto un furibondo, misterioso litigio. Si tratta di William Bennet  che è ancora sbruffone, rozzo, pieno di pregiudizi come all’epoca. Lui quella donna orgogliosa e algida continua a non sopportarla. Eppure, se sono vicini,  tra loro c’è intesa. A fare da cornice quattro fratelli sgangherati, una madre autrice di imbarazzanti romanzi rosa, un ex agguerrito e un’amica capace di sacrificare tutto per il vero amore. Il lieto fine comunque non è poi così difficile.

“Fine di una storia” di Graham Greene (Sellerio)

Secondo William Faulkner “Fine di una storia” è uno fra i romanzi migliori, fra i più sinceri, fra i più commoventi del nostro tempo”. Fu pubblicato nel 1951, e l’autore lo definì il suo “Great Sex Novel”. Oggi Sellerio ripropone questo romanzo incentrato sull’amore carnale che è quanto mai attuale. Sarah Miles e lo scrittore Maurice Bendrix sono stati amanti durante la seconda guerra mondiale. Il loro è un amore clandestino e ad elevato tasso di passionalità che riescono a coltivare durante i loro i loro incontri clandestini. Tanto che i due amanti quasi non si accorgono dei terribili bombardamenti tedeschi su Londra. Il marito di lei, Henry, alto funzionario, pare non essersi accorto di nulla. All’improvviso Sarah, senza dare nessuna spiegazione al suo amante, tronca la relazione. Dopo quasi due anni, finita la guerra, marito ed amante si incontrano per caso. In Bendrix si riaccende la gelosia perché non crede che Sarah sia semplicemente tornata dal marito. Decide di ingaggiare un investigatore privato che pedini Sarah sospettando che esista un terzo uomo nella vita della donna. Perché è finita quella storia che era intrisa di passione e complicità? È nel diario di Sarah la risposta. La donna, innamoratissima del suo amante, temendo sia perito in un bombardamento, fa voto a Dio di non rivederlo mai più se invece è sopravvissuto. Sarah che ha fatto una promessa rinuncia all’amore per coerenza. Insomma è il suo incontro con il divino a spiegare la fine di una storia. Una curiosità: da questo romanzo sono state tratte due trasposizioni cinematografiche nel 1955 e nel 1999.

“Una volpe per amica” di Catherine Raven (Garzanti)

Al termine dei suoi studi in biologia Catherine Raven ha trovato rifugio in un piccolo cottage in una zona isolata del Montana. È alla ricerca di un lavoro ma, nel frattempo, trascorre le giornate tenendo lezioni online e nel vicino parco nazionale di Yellowstone. Nota una volpe che tutti i giorni, sempre alla stessa ora, si avvicina alla sua proprietà. Come approcciarsi a questo meraviglioso animale? Ci riflette e poi decide di portare fuori la sedia da campeggio, di sedersi quanto più vicino possibile al nuovo ospite e di leggergli ad alta voce Il Piccolo Principe. La scienza insegna di non proiettare comportamenti umani sugli animali. Ma tra le due, la donna e la volpe, si crea una vera e propria amicizia. In questo libro è racchiuso il racconto di un legame davvero particolare che aiuta a superare un momento di crisi. La dimostrazione di come, il contatto con la natura, può aiutare a scoprire si cela dentro noi stessi.

“L’educazione fisica” di Rosario Villajos (Guanda)

È la storia di un’adolescente alla ricerca della propria identità che si scontra con le difficoltà della vita. In una sera d’estate, nell’agosto del 1994, Catalina, che ha da poco compiuto sedici anni, è turbata. È appena uscita dalla casa di campagna della sua migliore amica. È in ritardo. Per lei vige un rigido coprifuoco. I suoi genitori non tollerano che rientri un minuto dopo le dieci. Di autobus non ce ne sono più. Non le resta che fare l’autostop. Continuano a ripeterle che alla sua età non può andarsene in giro da sola perché è pieno di malintenzionati ma l’idea di accettare un passaggio in macchina da un estraneo la intriga. La irrita il fatto che per lei valgano divieti che invece non sono validi per suo fratello che può rincasare quando vuole, prendere brutti voti senza essere punito e non alzare un dito in casa. Catalina invece si sente tutti gli occhi puntati addosso ed è convinta di essere inadeguata. Tra l’altro non si piace. Il corpo non è come quello delle modelle che vede sulle riviste o in tv. Nel viaggio verso casa a farle compagnia saranno ricordi, pensieri, fantasie. Rosario Villajos presenterà il suo libro, a Roma, alla libreria Tuba di via del Pigneto, 39/a, il 7 marzo alle 18.30. Introdurrà l’incontro Viola Lo Moro e dialogherà con l’autrice Eva Milella.

“Confessioni di un’amica” di Elizabeth Day (Neri Pozza)

I mille volti dell’amicizia tra donne è il tema sul quale si incentra “Confessioni di un’amica” di Elizabeth Day. Cosa significa essere una buona amica? Gli amici si lascia come si lasciano i fidanzati? Cosa succede quando si cambia e non si ha più voglia di frequentare i legami di una vita? Gli amici possono essere una seconda famiglia? Sono queste alcune delle domande alle quali l’autrice cerca di dare una risposta partendo dalla sua personale esperienza. Lei che per prima non riesce mai a dire mai no agli inviti, accoglie le richieste d’aiuto, anche quando non ha il tempo per pensare a te stessa. Ha tonnellate di amici: è una vera friendaholic. La pandemia scombina tutto. Le giornate prive di impegni ma piene zeppe di silenzi e assenze. Elizabeth Day capisce quindi di aver voglia di parlare solo con le poche persone che l’hanno sempre fatta sentire compresa ed amata. Tra le pagine si affacciano donne di diverse età, professioni, esperienze che raccontano il loro pensiero su questo tema rispondendo alle domande della scrittrice. Ci si imbatte in Sara Gulamali, venticinque anni, artista e co-fondatrice del collettivo artistico Muslim Sisterhood che racconta come, dopo la morte della madre quando era quindicenne, le amicizie le fornirono un sostegno materno e furono un’àncora. Secondo lei sono proprio gli amici a capire ogni aspetto della nostra vita, a non avere preconcetti su chi dovremmo essere. Con loro possiamo essere noi stessi e avere la certezza di essere accettati. Poi c’è la testimonianza di Ray Winder, sessantotto anni, presidente del North Walsham Men’s Shed, nel Norfolk settentrionale, un progetto comunitario con lo scopo di avvicinare individui e collettività. Pensa che lo scopo dell’amicizia sia quello di avere qualcuno di fidato, con cui si ha voglia di parlare e si può discutere dei propri problemi, soprattutto nei frangenti più difficili, e viceversa. Ma c’è anche Danielle Bayard Jackson, trentacinque anni, friendship coach. L’autrice giunge alla conclusione che amicizia non è stare al centro di una rete affollata di relazioni, ma scegliere coloro che ascoltano, guariscono, aiutano. In sostanza: amicizia non è avere tutte le risposte, ma qualcuno a cui porre le domande.

“Dove si riparano i ricordi” di Jungeun Yun (Garzanti)

È appena uscito in Italia ma in Corea, dove è ambientato, è un best seller da mezzo milione di copie. Dalla cima della collina che sovrasta un piccolo paese coreano spunta una casa isolata. Da fuori non ha nulla di insolito, ma al suo interno c'è una lavanderia speciale, in cui è possibile lavar via anche le macchie che portiamo sul cuore. Ji-eun, la proprietaria, è lì ad aspettare con una teiera fumante. Fa accomodare chiunque entri e gli pone la stessa domanda: hai un ricordo doloroso che vuoi cancellare? Perché lei ha il potere di farlo. Occorre solo trovare il coraggio di dar voce a quella sensazione, quel sentimento che non si possono proprio dimenticare. Tra le pagine si affacciano  Jae-ha che ricorda la propria infanzia, in cui spesso si è sentito abbandonato e Yeon-hee che rivive una relazione che l'ha fatta soffrire. Ji-eun li ascolta con attenzione. Jae-ha e Yeon-hee comprendono però che non basta eliminare i brutti ricordi per ritrovare la felicità perché le cicatrici che quelle esperienze hanno lasciato fanno parte di loro e, con il tempo, da quelle ferite potrebbero sbocciare dei fiori.  Jae-ha comprende che i genitori avevano buone intenzioni e Yeon-hee torna a credere nella magia dell'amore. Tutti escono dal negozio di Ji – eun più forti, sereni e consapevoli che guarire, a volte, significa accettare il dolore. Significa amarsi nonostante gli errori commessi.

“Leggere pericolosamente - Il potere sovversivo della letteratura in tempi difficili” di Azar Nafisi (Adelphi)

La scrittrice iraniana autrice di “Leggere Lolita a Teheran” torna con un libro che ruota attorno all’interrogativo se la letteratura eserciti un effettivo potere sulla nostra vita quotidiana. Le cinque lettere che fra il 2019 e il 2020 Azar Nafisi ha indirizzato al padre, proseguendo un dialogo che la morte di lui non ha interrotto, costituiscono una risposta a questo quesito. Azar Nafisi torna  a immergersi nei libri che più ha amato, e ci mostra, intrecciando   racconto   autobiografico   e   riflessione   sulla   letteratura,   come Salman Rushdie e Zora Neale Hurston, David Grossman e Margaret Atwood, e altri ancora, l’abbiano sempre accompagnata nei momenti più difficili. Le hanno insegnato a dubitare dicotomia  tra aggressore e vittima, a vedere nell’odio  e nella rabbia una fuga dal dolore.  Leggere pericolosamente significa accogliere l’irrequietezza e il desiderio di conoscenza di cui alcune opere ci fanno dono.

“Storia dei miei soldi” di Melissa Panarello (Bompiani)

L’autrice divenne famosa quando era molto giovane per un suo audace romanzo. Oggi che ha una donna adulta sulla sua strada ritrova Clara, l’attrice che quindici anni prima è stata il suo doppio nel film tratto da uno dei suoi romanzi e che ha problemi economici. Dopo aver osato parlare esplicitamente di desiderio femminile, Melissa Panarello nelle pagine di questo romanzo indaga sul tema del denaro fra le mani di una donna. La figura di Clara T. è la dimostrazione di come il successo e la ricchezza lasciano segni indelebili e che il talento può essere privilegio ma anche dannazione. Una curiosità: questo libro fa parte delle 82 proposte degli amici della domenica ammessi al LXXVIII Premio Strega.

“Qualcuno che conoscevo” di Francesca Mautino (Longanesi)

La protagonista di questo romanzo è Valentina Bronti, una donna di 36 anni, madre di tre gemelline tremende che ha chiamato Carlotta, Emilia e Anna come le sorelle Brontë. È una donna moderna, che fatica a tenere in bilico la sua quotidianità tra famiglia, lavoro e sentimenti, e in cui potranno rispecchiarsi molte donne di oggi. La storia è ambientata a Torino. È il 2022 e Valentina non ha più un lavoro e ha preso un’aspettativa indefinita. È reduce dalla fine della sua storia d’amore con Marco, giornalista  e padre delle due gemelle. Per sfuggire alla monotonia di una quotidianità passata tra tutorial sulle pulizie domestiche e al timore di essere una madre inadeguata Valentina si appassiona a un cold case che la trascina, insieme a Marco, alla ricerca di una ragazza misteriosamente scomparsa dieci anni prima.         

“Lady Tan e il circolo dei fiori di loto” di Lisa See (Longanesi)

A Tan Yunxian, fin da bambina, vengono insegnati dai nonni che l’hanno cresciuta i pilastri della medicina cinese: toccare e chiedere. Si tratta di un approccio che un medico uomo non può mai sperimentare con una paziente perché una tradizione millenaria vieta ai dottori di toccare le donne. Esistono quindi donne che devono curare altre donne, come l’ostetrica Meiling. Lei e Yunxian si scambiano nozioni e rimedi, diventano amiche e giurano che condivideranno le gioie e le lotte l’una dell’altra. Ma poi Yunxian è costretta a sposarsi e ogni cosa che ha imparato sembra dover essere dimenticata dato che è diventata una moglie. Eppure, il suo desiderio  di curare, di aiutare donne e ragazze di ogni ceto sociale è più forte persino della tradizione. Sei secoli prima che la medicina potesse venire praticata dalle donne in occidente, lei si ribella a questo divieto contribuendo al progresso della medicina in modo indelebile.

“Figlia di due mondi” di Dido Michielsen  (Nord)

Questa è la storia di una donna alla ricerca delle proprie origini. È il 1901. Louisa non si sente a casa sull’isola di Giava. È di origini giavanesi e non si sente a suo agio nella famiglia olandese che l’ha adottata  subito dopo la nascita, educandola come un’europea. Giovanissima viene data in sposa ad un uomo che lei non ama. I suoi connazionali la considerano come se fosse una dei bianchi colonizzatori. Poi un giorno conosce Yoe  Lang, un’intraprendente sarta cinese che sopporta a testa alta le discriminazioni degli europei,  difendendo con orgoglio la sua cultura. È lei che la spinge a ritrovare se stessa, insegnandole a  lavorare i batik, tessuti dipinti a mano con motivi tradizionali dell’isola. Ma, tra le stoffe del laboratorio, Louisa si sente come una kinnari, le creature mezze donne e mezze uccello della mitologia giavanese, che non appartengono né alla terra né al cielo. C’è una sola via d’uscita per ricostruire le proprie radici ed è quella di rintracciare quella madre che non ha mai conosciuto. Questo però rischia di riaprire vecchie ferite e riportare alla luce vecchi scandali. Ma lei ha il coraggio di sfidare i pregiudizi della sua epoca pur di trovare se stessa. Sarà in libreria dal 12 marzo.

L’8 marzo è anche l’occasione giusta per le rivendicazioni delle donne in ambito lavorativo. Sono milioni le lavoratrici che contribuiscono con il loro lavoro alle economie dei rispettivi Paesi sebbene non sempre le condizioni siano paritarie rispetto a quelle dei colleghi uomini. Storie di impegno, abnegazione, lotte, diritti negati o ottenuti ma anche begli esempi di imprese serie e lavoro gratificante sono protagonisti di una serie di nuovi romanzi e saggi freschi di stampa.

“Lo statuto delle lavoratrici. Come ti senti, a cosa hai diritto, dove possiamo cambiare” di Irene Soave(Bompiani)

Un saggio sulla qualità del lavoro ed in particolar modo di quello femminile. Lo Statuto dei lavoratori è in vigore in Italia dal 1970. L’autrice immagina di riscriverne alcuni articoli alla luce di quanto succede oggi alle donne nel mondo del lavoro. Irene Soave fotografa la collettiva disaffezione al lavoro individuandone radici, sintomi e conseguenze.  Raccoglie le storie, torna indietro nel tempo e immagina un futuro possibile. Quello che ne emerge è un’analisi puntuale della nostra società.  “La manutenzione dell’habitat, la cura a che non sia respingente, il conflitto necessario per difenderlo dall’ingordigia e dalla prepotenza di chi lo comanda, e ritiene di possederlo, sono mansioni collettive” scrive. Ne deriva che un mondo del lavoro che includa le donne è più abitabile anche per gli uomini. In sostanza se sei una lavoratrice può capitare che ti paghino poco, il lavoro sia brutto, gli orari ti impediscano di vivere. “Quel che ti manca non è il cromosoma maschile. È il coltello dalla parte del manico.”

“La fabbrica delle Tuse – Le ragazze del cioccolato” di Giacinta Cavagna di Gualdana (Piemme)

La guerra è finita e la Zaini riapre i battenti. Olga Torri accetta di diventare la moglie di Luigi Zaini, proprietario dell’omonima fabbrica, e la madre dei suoi due figli, Piero e Rosetta, che hanno perso la mamma da poco. Luigi è un uomo gentile e discreto con un grande sogno, una fabbrica di cioccolato milanese. Del profumo di cioccolato  Olga si innamora. Tra conche e mescolatrici, macchine per la  tostatura  e per il raffreddamento e tavoli delle incartatrici, la fabbrica si espande. È anche la famiglia di Olga con l’arrivo di Luisa e Vittorio. Lei diventa un punto di riferimento per i suoi operai, i garzoni e le tante tuse, in milanese le ragazze, fondamentali e instancabili lavoratrici che, con le loro mani fredde, non sciolgono il cioccolato. Come Ernestina, Ines, Emilia e tante altre giovani che, con i loro sogni e le loro fragilità, accompagnano la vita della fabbrica e le dedicano il proprio destino. Quando Luigi muore prematuramente nel 1938 tutti i dipendenti si stringono attorno a Olga. Gli anni sono drammatici, ma tra i razionamenti e l’autarchia, le leggi razziali e le bombe su Milano, che colpiranno duramente anche la Zaini, questa piccola azienda riuscirà a sopravvivere. Il profumo del suo cioccolato continuerà a diffondersi per la città.

“La fabbrica delle ragazze” di Ilaria Rossetti (Bompiani)

In questo romanzo viene raccontata la storia vera dell’esplosione della fabbrica Sutter & Thévenot di Bollate, che, nel 1918, uccise cinquantanove tra operaie e operai. Protagonista di questo libro sono le ragazze che con le loro dita sottili che sono perfette per costruire le munizioni. Durante la Prima guerra mondiale, la fabbrica Sutter & Thévenot sceglie proprio la campagna lombarda per installare, a Castellazzo di Bollate, uno degli stabilimenti dove centinaia di donne giovanissime fanno i turni per rifornire i soldati al fronte.  Ma ci sono anche i ragazzi spediti nelle trincee, con i cuori pieni di nostalgia e pronti ad accendersi quando arriva una cartolina vergata da una grafia femminile, come succede a Corrado che per amore arriva alla diserzione. È il 7 giugno del 1918 ed Emilia saluta i genitori senza sapere che non li rivedrà, perché una grave esplosione investirà la fabbrica causando decine di vittime, quasi tutte donne e bambine. La produzione però riprende subito, in tempo di guerra le vite umane contano ancora meno del solito. Ilaria Rossetti con un linguaggio poetico, abbellito dal dialetto, racconta questa storia quasi dimenticata e più che mai attuale di lavoro femminile e morti bianche. Ne aveva parlato anche Ernest Hemingway in uno dei Quarantanove racconti.

“Chiamate la levatrice” di Jennifer Worth (Sellerio)

Da questo bestseller, la BBC ha tratto la serie tv di successo “Call the midwife”. È la storia di una donna che fa nascere i bambini nella Londra povera e malfamata degli anni Cinquanta. Il primo romanzo di una trilogia nota tradotta tutto il mondo. Un diario delle giornate di una levatrice. Assieme a lei si entra nella realtà delle Docklands, vite proletarie che sembrano immagini della plebe ottocentesca più che cittadini lavoratori del democratico Novecento. All’orizzonte la speranza che la situazione possa cambiare grazie ai radicali cambiamenti apportati dal sistema sanitario nazionale appena nato. L’eroismo quotidiano di interventi clinici spesso drammatici, si mescola alla denuncia sociale, ai sentimenti umani e alla ricchissima quantità di storie e ritratti. Delicato e lieve il tratto con il quale vengono descritte le giovani levatrici e le suore del convento di Nonnatus House, da cui le ragazze dipendevano professionalmente e dove abitavano.

“Il senso delle donne per la città” di Elena Granata (Einaudi)

Le donne hanno scritto di case, di città, di quartieri in trasformazione dato che non potevano costruire. Tenute lontane dall’architettura si sono dedicate alla fotografia, trovando mille modi per raccontare le persone e gli spazi della città. Escluse dalla pianificazione urbanistica si sono dedicate al design progettando spazi di prossimità e di benessere. Sono state più giardiniere che progettiste, più pedagogiste che ingegnere. Le donne, in forme varie e sempre eclettiche, hanno maturato un pensiero pratico sulla città.  Se esiste un pensiero e un inconsapevole istinto delle donne per gli spazi dovrà presto farsi largo e prendere forma. Le città ne hanno un disperato bisogno.

"Memoria di un’orologiaia" di Rebecca Struthers (Garzanti)

Rebecca Struthers è un'orologiaia, un'artigiana in grado tanto di creare quanto di restaurare orologi meccanici, moderni o antichi. In questo libro racconta gli strabilianti progressi tecnici che hanno permesso a queste macchine di diventare portatili e sufficientemente precise da conquistare il mondo; chiarisce come proprio grazie agli orologi i popoli europei hanno potuto navigare, mappare la Terra e sostenere il commercio globale; ripercorre l'evoluzione di questi oggetti da status symbol a strumento per tutti, e poi di nuovo a emblema d'élite. In queste pagine perà troviamo anche la sua storia personale. Molti degli orologi di cui scrive sono esemplari che lei stessa ha restaurato o riparato, e che spesso recano le tracce di altri individui e di altre vicende umane: piccoli segni di usura, le iniziali o un nome incisi sul retro, l'impronta digitale di uno smaltatore di duecentocinquant'anni fa.

Le donne sono state da sempre muse ispiratrici e protagoniste di celebri opere d’arte. Fonte di ispirazione e incarnazione di bellezza e di grazia diventano esse stesse meraviglia da ammirare.

"Le belle. Ritratti femminili nelle stanze del potere" di Francesca Cappelletti (Mondadori)

Nella seconda metà del Seicento, nei più importanti palazzi nobiliari, intere stanze erano destinate a ospitare i ritratti delle donne famose del tempo: dame contemporanee, influenti personaggi di corte o bellezze leggendarie la cui fama si diffondeva velocemente fra i circoli dell'aristocrazia europea. Si trattava di mogli di principi o future madri di cardinali, personaggi celebri per la loro bellezza. Francesca Cappelletti racconta in questo libro le tele, note come “le Belle” che popolavano le maggiori collezioni italiane ed europee. Un affascinante viaggio che ci accompagna nelle camere dedicate ai ritratti femminili della cinquecentesca collezione Farnese, o in quella del cardinale Pietro Aldobrandini, nipote di Clemente VIII, passando per le “Stanze delle Veneri”, allestimenti in cui erano esposti capolavori della pittura rinascimentale raffiguranti le dee e le eroine delle favole antiche, in un tributo non solo a Venere, dea dell'amore, ma anche alle grazie delle protagoniste dei miti ovidiani. In queste pagine c’è spazio anche per figure come quella di Clelia Farnese, Lavinia Fontana o Maria Mancini. Un modo per  indagare il ruolo della donna nella storia.

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