Felicia Kingsley: «Ecco il prequel di Due cuori in affitto, vi racconto i primi amori di Blake Avery»

In libreria "Lo Spezzacuori", il nuovo libro della regina del romance

foto di Yuma Martellanz
di Riccardo De Palo
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Sabato 30 Marzo 2024, 17:33 - Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 14:58

«A volte i teenager vengono percepiti come una fascia d'età che non legge, invece (e i dati Istat lo confermano) sono la fetta più grossa dei lettori». A parlare è Felicia Kingsley, pseudonimo di Serena Artioli, fenomeno da oltre due milioni di copie. L'anno scorso, è stata l'autrice che ha venduto di più, con più titoli in classifica.

Alle sue presentazioni, sono le ragazze under 20 a prenderla d'assalto, a chiederle un selfie, o un autografo. «Ma stanno arrivando anche i ragazzi - precisa la regina del romance - io sono fiduciosa». L'autrice 36enne di Carpi (Modena), ha appena pubblicato Lo spezzacuori, prequel di Due cuori in affitto, fortunatissimo romanzo che dal 2022 figura stabilmente nella top ten dei libri più venduti. «Mi è venuta l'idea di raccontare qualcosa di più sul protagonista Blake Avery, autore di bestseller un po' scapestrato: il suo passato sentimentale».

Stavolta usa il punto di vista maschile. Sbaglio o è la prima volta?
«In altri romanzi avevo sperimentato il doppio punto di vista, con lei e lui che raccontavano la storia a capitoli alternati. Ma effettivamente non avevo mai usato dall'inizio alla fine la prima persona maschile».
Blake Avery è un donnaiolo, un ribelle, ma con un suo senso dell'onore e dell'onestà, è così?
«Sì, duro fuori e tenero dentro. Scopriamo che il lato romantico era più spiccato quando era giovane, alle prese con i primi amori. Poi è cambiato dopo alcune delusioni».


Si è ispirata a un personaggio reale?
«In questo caso non ho trasportato in Blake Avery dei tratti di persone che abbia realmente conosciuto. Però ho esperienza di altri che, come lui, si sono creati un muro difensivo».


Quanto le somiglia Blake Avery? Anche lui è uno scrittore di successo.
«Per come lo descrivo, il suo successo è molto più grande, più consolidato. Alcuni tratti in comune li abbiamo: non essere particolarmente costanti, concentrati, ridursi sotto scadenza nella consegna dei manoscritti. Io però sono una persona con cui è abbastanza facile lavorare. Sulle copertine, sono veramente insopportabile. Ma sui testi mi sottometto all'editor, letteralmente».


C'è un altro libro che sta per uscire, il 3 aprile, la sua traduzione di "Una ragazza fuori moda" di Louisa May Alcott, più nota da noi per "Piccole donne".
«Per quella copertina non ho potuto esprimermi più di tanto, si tratta di una collana con un suo schema predefinito. Però mi hanno dato molta libertà all'interno del testo, sono andata a cercarmi delle illustrazioni di una edizione del 1926. E ho scritto la prefazione».


È Alcott il suo modello?
«No, perché credo sia abbastanza irraggiungibile. Ancora oggi è un'autrice modernissima, molto innovativa, malgrado venisse da un background religioso».


Qual è la chiave del suo successo? Il potere rassicurante dei suoi libri? Tutto è iniziato durante la pandemia, vero?
«Sì diciamo che c'è stato un allargamento di platea, come è successo anche ad altri.

Ho avuto la fortuna di scrivere Appuntamento in terrazzo. Nel 2020 eravamo in una sorta di nebbia editoriale. Ci dicevamo: cosa faranno le librerie, riapriranno? E così abbiamo pubblicato una novella solo in digitale. Anche se raccontavo un tema legato al lockdown, ho sempre cercato di tenere un tono non troppo drammatico, di non fare spettacolo del dolore. E questo è stato apprezzato».


È stato il suo punto di svolta?
«Sì perché parallelamente c'è stata una riscoperta della mia backlist e tutto i romanzi precedenti hanno avuto un rimbalzo».


Ha curato sin dall'inizio la sua comunità di lettori?
«All'inizio ero un po' pigra sui social, anche perché al tempo non era chiaro come si potevano usare delle piattaforme create per la comunicazione con immagini, come Instagram, per parlare di libri. C'è voluto un pochino per capirlo. Adesso ho 110-120mila follower su Instagram e 130-140 su TikTok. Il pubblico ha età differenti, non sarebbe corretto creare lo stesso contenuto e postarlo sui due social».


Dice di avere un problema con le scadenze, ma adesso ci sarà un libro in arrivo entro l'anno, vero?
«È sempre un romance, stavolta torniamo nella contemporaneità e quindi non avremo né l'elemento fantastico né quello storico. Ma sono a metà scrittura e quindi c'è ancora spazio per apportare modifiche».


Ora sono diventati tre i suoi romanzi già opzionati per diventare serie tv o film, vero?
«Sì dopo Non è un paese per single ci sono anche Due cuori in affitto e Una ragazza d'altri tempi. Ma la produzione è ancora in una fase preliminare».


Oltre alla Alcott chi sono i suoi scrittori di riferimento?
«Tra quelli viventi, Ken Follett e Sophie Kinsella. Il primo riesce a scrivere romanzi molto lunghi, con tante storyline differenti e archi narrativi che si spalmano su decenni, eppure non ci si annoia mai e non si dimentica nessun personaggio. Kinsella invece, sempre molto fedele al suo palinsesto, è l'autrice che mi ha introdotto al romance».


Perché tanto snobismo nei confronti di questo genere, malgrado il suo enorme successo?
«Chiederlo porta a risposte non sempre ben argomentate. Io sono aperta al dialogo e al confronto: una persona dopo aver letto i miei libri può dirmi quello che crede, ma finché ci basiamo sul mero pregiudizio cosa facciamo?»


Come riesce a conciliare il lavoro di architetto con quello di scrittrice?
«Al momento l'architettura sta lasciando molto spazio alla scrittura, mentre prima governava l'80 per cento del mio tempo. Si sono scambiati il testimone».


Essere scrittrice sta diventando la sua prima personalità?
«Esatto, come il Mister Hyde di Jekyll».

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