Omicidio Zuena: manca solo l'arma del delitto ma gli inquirenti hanno smesso di cercarla a Fondi

Omicidio Zuena: manca solo l'arma del delitto ma gli inquirenti hanno smesso di cercarla a Fondi
di Barbara Savodini
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Domenica 20 Marzo 2016, 20:13
LATINA - Sono state ore decisive quelle successive al fermo di Antonio Fragione per ricostruire i contorni di un delitto inverosimile, pazzesco, imperdonabile per chi amava Vincenzo Zuena come per chi lo conosceva appena. Poco dopo aver capito di essere stato inchiodato con prove schiaccianti, il 34enne ha chiesto di incontrare il sostituto procuratore Cristina Pigozzo per rilasciare delle dichiarazioni spontanee. Una deposizione fiume, durata più di quattro ore, sui cui dettagli la procura mantiene il più stretto riserbo.

Fragione avrebbe comunque ammesso, almeno parzialmente, quanto accaduto alle 17.30 al civico 207 di via Madonna delle Grazie a Fondi aiutando il pm a ricostruire la folle giornata che lo avrebbe portato ad assassinare Vincenzo Zuena. Tra le incognite più grandi, al momento, c’è l’apparente scomparsa dell’arma del delitto che gli inquirenti continuano a cercare senza sosta. Quel coltello sottile a lama lunga, un coltello da prosciutto per la precisione, che Fragione ha chiesto in prestito ad una dipendente del bar “Il Melograno” per minacciare l’anziano zio.

Da giorni gli agenti del commissariato di polizia di Fondi avrebbero smesso di cercarlo a Fondi, convinti che il 34enne se ne sia disfatto durante il viaggio di ritorno a Napoli in taxi. L’assassino, insomma, potrebbe essere rimasto a lungo assieme all’arma del delitto senza insospettire in alcun modo il conducente dell’auto che non avrebbe sentito l'odore del sangue nè notato macchie sugli abiti del killer. Da quando i due sono partiti da via Madonna delle Grazie, poco dopo le 17:30, all’arrivo nel capoluogo campano, avvenuto secondo la ricostruzione degli inquirenti alle 19:10, Fragione non avrebbe avuto comportamenti tali da destare sospetti e, contrattando sul prezzo, pare si sia fatto accompagnare fino a pochi isolati da casa . Un tragitto di oltre 120 km che dilata a dismisura il campo delle ricerche.

Contrariamente a quanto la ferocia del delitto potesse far pensare, 30 coltellate senza sferrarne neppure una potenzialmente letale, Fragione avrebbe agito in maniera completamente lucida e non sotto l’effetto di stupefacenti. O almeno come una persona apparentemente normale l’avrebbe descritta il tassista la cui vettura, rimasta macchiata con il sangue del delitto, è stata sequestrata. Il pm Cristina Pigozzo, dopo aver ascoltato a lungo il 34enne, ha formulato la sua richiesta di custodia cautelare in carcere che ora attende di essere firmata nella giornata di lunedì dal gip del tribunale di Latina. La notizia del fermo è stato un dolore troppo grande per la madre di Fragione, ricoverata in ospedale per un improvviso e grave malore. 
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