Latina, l'incubo dell'infermiera positiva: «Ora finalmente sono guarita»

Latina, l'incubo dell'infermiera positiva: «Ora finalmente sono guarita»
di Giovanni Del Giaccio
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Giovedì 4 Giugno 2020, 09:13
«Panico». Descrive così la sensazione provata quando è arrivato il risultato del test. Elisabetta, il nome è di fantasia, è una giovane infermiera laureata a Latina e residente nel capoluogo. Lavora a Roma, in una struttura privata, e faceva la spola tutti i giorni con la Capitale. «Da quella sera, quando ho fatto il viaggio di ritorno, non sono più tornata al lavoro. È stata dura, ma sono fuori, ora aspetto di riprendere servizio».

Del Covid si cominciava a parlare, erano le prime settimane, ma non c'erano ancora precauzioni adeguate nella struttura dove lavora. «Mascherine sì, ma i dispositivi veri e propri sono arrivati quando abbiamo registrato il primo caso positivo». Troppo tardi, evidentemente, il virus è stato più veloce. «Quando hanno fatto i tamponi a tutti aspettavamo solo l'esito, io sentivo di averla presa, per quello che si conosceva del virus c'erano state troppe disattenzioni». E purtroppo non aveva sbagliato, tanto che non dimenticherà mai il viaggio di ritorno: «Fai questo lavoro e metti in conto che può succedere qualcosa, ma il primo pensiero è stato per mia madre che vive insieme a me. Piangevo e non riuscivo a smettere, poi abbiamo affrontato la situazione».

Ironia della sorte, il fidanzato dell'infermiera vive a Fondi, dove qualche giorno dopo è scattata la zona rossa. Si sono potuti incontrare di nuovo solo quando sono state allentate le misure della quarantena e consentiti gli spostamenti. «Prima la zona rossa da lui, poi la mia situazione, quindi lo stop a tutti gli spostamenti - dice sorridendo - alla fine possiamo raccontare questa vicenda». Fatta di solitudine e angoscia. Elisabetta è stata presa in carico dalla Asl di Latina, ma doveva stare nella sua stanza e utilizzare il proprio bagno, disinfettando in continuazione. «Acqua e varechina, alcol, nessun contatto con l'esterno, tanta tv e computer».

Il pranzo di Pasqua portato come gli altri giorni dalla madre - che per fortuna è risultata negativa ma ha dovuto ugualmente adottare le dovute precauzioni - su un vassoio. Indimenticabile, come situazione. Sintomi? «Non sono mai stati seri, inizialmente sembrava un forte raffreddore, con mal di testa - aggiunge - ma leggendo cosa poteva succedere con il virus la preoccupazione c'era ed era tanta, lo posso assicurare». Fino a quando è arrivata la buona notizia, il tampone negativo, il virus che se n'era andato. Non era finita, perché occorreva sanificare l'ambiente, compresi soffitto e pareti. «Ho seguito i consigli che mi sono stati dati, devo dire che dal medico di famiglia alla Asl c'è stata sempre presenza e conforto». Fino al via libera. La mamma ha potuto riabbracciarla subito, per il ragazzo ha dovuto attendere la possibilità di riprendere gli spostamenti. La paura, anzi il panico, ormai erano passati da un pezzo.
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