Latina, la difesa di Cifra: «Riccardo e Pugliese? Pagarono un catering». Sessa in silenzio, Carfora Lettieri: non sono corrotto

Latina, la difesa di Cifra: «Riccardo e Pugliese? Pagarono un catering». Sessa in silenzio, Carfora Lettieri: non sono corrotto
di Elena Ganelli
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Mercoledì 23 Settembre 2020, 11:44
Hanno scelto strade processuali diverse gli indagati nell’inchiesta ‘Dirty Glass’ che uno alla volta stanno incontrando il giudice per le indagini preliminari per l’interrogatorio di garanzia. Ieri è stata la volta del colonnello dei carabinieri Alessandro Sessa, del suo collega dell’Arma Michele Carfora Lettieri e dell’imprenditore pontino Franco Cifra, tutti raggiunti da ordinanza di custodia cautelare e attualmente agli arresti domiciliari. Sessa, che è assistito dagli avvocati Luca Petrucci e Nicola Capozzoli, ha deciso di rimanere in silenzio avvalendosi della facoltà di non rispondere davanti al gip del Tribunale di Roma Antonella Minunni che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare.

L’ufficiale dell’Arma è accusato di essersi messo a completa disposizione dell’imprenditore Luciano e di avere fornito informazioni su indagini in corso e consigli per rendere meno efficace l’attività di intercettazione da parte degli investigatori. «Sessa, in ragione degli stretti rapporti di amicizia con Iannotta – si legge nell’ordinanza - si metteva a sua completa disposizione, asservendo la propria funzione a esigenze di natura esclusivamente personali dell’imprenditore di Sonnino, ottenendo in cambio delle utilità».

Atteggiamento diverso da parte di Carfora Lettieri, che in passato ha prestato servizio presso la Compagnia di Terracina e accusato di avere effettuato accertamenti abusivi nella banca dati Sdi delle forze di polizia sempre su sollecitazione di Iannotta in cambio di denaro. Assistito dall’avvocato Giammarco Conca il carabiniere ha risposto per oltre mezz’ora alle domande del giudice davanti al quale ha ammesso l’ingresso abusivo nel sistema informatico delle forze dell’ordine per acquisire informazioni da girare poi all’imprenditore sonninese ma ha negato di averne mai ricavato qualcosa in cambio, né denaro né altre utilità.

Anche Franco Cifra, assistito dall’avvocato Maria Antonietta Cestra, accusato di avere preso da Renato Pugliese e Agostino Riccardo un assegno di 2650 euro, denaro proveniente da un’estorsione compiuta per conto di Luciano Iannotta, e di avere emesso una falsa fattura trattenendo una parte del denaro per sé, ha deciso di rispondere al giudice. In circa un’ora di colloquio, al quale era presente anche il pubblico ministero Luigia Spinelli (una delle titolari dell’indagine) ha spiegato che il denaro che gli è stato consegnato dai due allora componenti del clan Di Silvio era il pagamento di un servizio di catering per il quale ha emesso regolare fattura e ha aggiunto di conoscere Pugliese e Riccardo in quanto frequentatori del suo bar. In realtà dagli accertamenti degli investigatori emerge che quella somma è stata restituita a Pugliese e Riccardo in contanti a parte alcune centinaia di euro trattenute per sé. La difesa ha chiesto la revoca dei domiciliari ma il gip si è riservato in attesa del parere dei pubblici ministeri. La Spinelli ha infatti spiegato di voler ascoltare anche gli altri tre magistrati che hanno condotto l’inchiesta con lei prima di esprimersi al riguardo.
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