Inchiesta Karibu, le nuove carte di lady Soumahoro

Inchiesta Karibu, le nuove carte di lady Soumahoro
di Marco Cusumano
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Martedì 20 Dicembre 2022, 16:12

Non hanno voluto pronunciare neanche una parola, né davanti al giudice, né ai giornalisti che li attendevano all'ingresso del tribunale. Ieri mattina sono comparsi davanti al gip Giuseppe Molfese e al sostituto procuratore Giuseppe Miliano i tre principali indagati per il caso Karibu: Liliane Murekatete, moglie del parlamentare Soumahoro, la madre Marie Terese Mukamitsindo e il fratellastro Michel Rokundo. Tutti e tre sono rimasti in totale silenzio, sia dentro che fuori dal palazzo di Giustizia.

Liliane Murekatete è entrata in tribunale accanto al suo avvocato, Lorenzo Borrè, vestita con un elegante cappotto, cappello, zainetto e occhiali scuri.

Non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti, mentre il suo avvocato, al termine dell'interrogatorio ha spiegato di aver «depositato una serie di documenti che potranno porre la questione sotto un'altra luce».

Il legale, rifiutando di divulgare ulteriori dettagli per rispetto del segreto istruttorio, ha annunciato di aver presentato ricorso al tribunale del Riesame. Sulle contestazioni di natura penale non ha voluto commentare, spiegando di non essere ancora in possesso di tutti gli elementi necessari e delle carte dell'indagine. Tra i documenti depositati alcuni riguardano lo stato di gravidanza della donna nel periodo di indagine, la difesa tenta così di dimostrare il non coinvolgimento di Murekatete nella gestione delle coop.

Il giudice, con un'ordinanza interdittiva e un sequestro preventivo, ha scoperchiato un sistema di evasione fiscale ampiamente descritto nella richiesta di misura cautelare della Procura di Latina. Sono almeno sei le persone iscritte nel registro degli indagati, l'ipotesi è che abbiano commesso reati legati a false fatture allo scopo di evadere le tasse. Oltre a Marie Terese Mukamitsindo, Liliane Murekatete e Michel Rokundo, risultano indagati anche l'altro fratellastro Richard Mutangana e due collaboratori: Ghislaine Ada Ndongo e Christine Kabukoma.

Secondo la ricostruzione dell'accusa, Mutangana, Ndongo e Kabukoma si sono succeduti alla guida della Jambo Africa, che però insieme al Consorzio Aid, secondo i magistrati di Latina, altro non sarebbero che «schermi fittizi per l'esecuzione di un illecito meccanismo fraudolento a gestione familiare». Un sistema che ruotava intorno a false fatturazioni per evadere le tasse.

All'uscita del tribunale, l'avvocato Fabio Pignataro (difensore di Mukamitsindo e Rokundo) ha spiegato che i suoi assistiti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere: «La documentazione fiscale - spiega il legale - dovrà essere esaminata, abbiamo bisogno di tempo anche perché l'interrogatorio è stato fissato poco dopo l'esecuzione della misura. Ora dobbiamo analizzare gli atti, metteremo insieme tutti i dati e poi faremo le scelte difensive più opportune».

Intanto si continuano a rincorrere le voci di una possibile espulsione di Aboubakar Soumahoro. «Prenderò atto delle decisioni del gruppo parlamentare che mi ha eletto da indipendente - ha commentato ieri il politico - e accetterò ciò che in cuor loro reputeranno opportuno fare. Da parte mia c'è massima serenità d'animo». Il deputato, che è stato eletto con Alleanza Verdi e Sinistra, si è autosospeso dopo il coinvolgimento della moglie e della suocera nell'inchiesta sulle cooperative che gestivano l'accoglienza per i migranti.

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