Latina, festa al Goretti: Matteo torna alla vita cinque mesi dopo il terribile incidente

Matteo, con il papà, la mamma, il primario Marco Sacchi e tutti i medici e gli infermire che lo hanno salvato
di Vittorio Buongiorno
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Domenica 15 Maggio 2016, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 18:02
I fuochi d'artificio esplodono nel cielo di piazza Moro alle 13.30 mentre passa il pullman del Latina diretto allo stadio. Si festeggia una vittoria, ma il calcio non c'entra nulla.
Matteo Spagnol, 18 anni, scende dalla macchina che lo riporta a casa e si trova davanti un muro di amici che esultano, qualcuno stappa lo champagne, uno striscione recita: «Matteone number 1». Sorride, stretto tra mamma e papà, poi scoppia a piangere abbracciando i compagni di scuola del liceo scientifico “Majorana”, gli amici, i parenti. Matteo torna a casa dopo cinque lunghissimi mesi in ospedale.
Anche al Goretti i medici, gli infermieri, tutto il personale hanno voluto festeggiarlo al momento della dimissione. Lui non se l'aspettava. Esce dalla stanza e trova palloncini al soffitto, applausi, i medici che lo hanno seguito, gli infermieri, chi non era di turno è venuto apposta da casa, c'è chi ha portato moglie e figli. I genitori di Matteo hanno fatto preparare una torta con sopra scritto: «E' piccolo il nostro cuore per ringraziarvi». «Sono stati straordinari - racconta la mamma Eliana - Non lo hanno solo salvato, lo hanno accudito come un figlio».
Matteo Spagnol al Santa Maria Goretti arriva la notte del 19 dicembre in condizioni disperate dopo un incidente all'incrocio di piazza Roma. Cade dalla moto, si rialza, è in sé, gli fa solo male un polso. «Ma la dottoressa del 118 è stata bravissima a capire subito che era un codice rosso» dice la mamma. Arriva al Goretti con l'emoglobina a 4, ha perso moltissimo sangue. Va dritto in sala operatoria. Di turno ci sono Mario Valleriani e il suo collega Matteo De Stefano. Lo operano nella notte per cinque ore. «Confesso che ho temuto di perderlo», racconta Valleriani visibilmente commosso. Matteo quella notte ha il fegato spappolato e le vie biliari distrutte, ma la cosa prioritaria è fermare l'emorragia. Tre interventi in pochi giorni gli salvano la vita. Viene ricoverato in Rianimazione sotto gli occhi attenti del primario Carmine Cosentino. Ma è gravissimo e si rende necessario trasferirlo al Centro trapianti del San Camillo-Spallanzani.
A Roma il ragazzo lotta per un mese. Il primario Giuseppe Ettorre e la sua equipe lo chiamano il “Toro”. Lui vince anche questa battaglia e torna al Goretti. Qui entra in gioco la Radiologia Interventistica, il primario Roberto Cianni e l'aiuto Ermanno Notarianni, lo operano più volte fino a ricostruire le vie biliari. Il ragazzo ha tredici drenaggi. «Gli ultimi glieli abbiamo staccati venerdì», racconta Notarianni. E' stato un po' come tagliare il cordone ombelicale. Matteo può tornare alla vita. «Festeggiamo un successo che è prima di tutto di Matteo, ma è stato possibile anche grazie alla collaborazione tra reparti, quello di Chirurgia, di Rianimazione e di Radiologia Interventistica del Goretti e alla collaborazione inter-ospedaliera che ci ha consentito di spostare Matteo in una struttura specializzata quando ce n'è stato bisogno», racconta il dirigente della Uoc Marco Sacchi.
«E' una storia che voglio raccontare - spiega Eliana, la mamma di Matteo - Lo devo a tutte le persone che ci hanno sostenuto in questi mesi. Alla nostra famiglia senza la quale non ce l'avremmo fatta, ai medici e agli infermieri dell'ospedale di Latina che hanno salvato la vita di mio figlio quando sembrava che non ci fossero margini di salvezza. Ho scoperto sulla mia pelle che qui ci sono grandi professionalità, in una struttura carente. Ho visto queste persone fare turni estenuanti, 24 ore di seguito, operare un paziente dopo l'altro, senza mai farci mancare una parola di conforto o il loro abbraccio».
E' il momento dei saluti. «Matteo ci mancherà - ammette Valleriani - ma siamo felici di poterlo restituire alla sua vita. Ci vorrà tempo perché possa superare il trauma, ma il ragazzo ha carattere, tutto quello che ha vissuto lo renderà un uomo più forte».
Vittorio Buongiorno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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