Passeggiava nel parco Nikolajevka a Rovereto. L'aveva attraversato tante volte per andare a trovare l'anziana madre che vive poco distante da lì, sul Lungo Leno. Sono le 22.30 quando Iris Setti, 61 anni, viene aggredita alle spalle da un senza tetto straniero che sbuca all'improvviso. L'uomo, in preda a una furia terribile, la immobilizza, la butta per terra, urla, poi tenta di violentarla: le abbassa i pantaloni, calci e pugni in faccia. Iris prova a liberarsi. Le sue grida disperate si sentono nel buio della notte. I residenti delle case vicino al parco si affacciano alle finestre. E' buio. Non riescono a capire cosa stia succedendo, né da dove arrivino quelle grida. Qualcuno, però, riesce a vedere la scena: Iris sdraiata per terra, l'uomo a cavalcioni sopra di lei, urla: «Aiuto, aiuto, cosa stai facendo?». Il senza tetto, un uomo di 40 anni già noto alle forze dell'ordine, a quel punto scappa e si dilegua.
Il senza tetto aveva già aggredito
Iris ha il volto tumefatto, non si muove.
Il dolore del sindaco
«Siamo provati per il dolore infinito che una tragedia come questa provoca ma allo stesso tempo vogliamo capire cosa non ha funzionato», dice all'ANSA il sindaco di Rovereto, Francesco Valduga. Il primo cittadino è arrivato sul luogo dell'aggressione pochi minuti dopo, avvisato mentre si trovava a poca distanza per la tradizionale cena di condivisione in centro storico per le celebrazioni della patrona della città. «Io non voglio accusare nessuno - prosegue Valduga - il dolore della comunità è profondissimo. Ma, allo stesso tempo, abbiamo bisogno di capire. Di fare domande alle quali devono essere date risposte, cioè che cosa in un sistema non funziona. L'altra volta l'aggressore era stato immobilizzato in pieno giorno e si era riusciti a contenerne la furia. Quindi non possiamo immaginare che ci si limiti ad esprimere il dolore: c'era stato un precedente che dobbiamo capire se poteva evitarci quanto accaduto. Qui non c'entra il luogo in cui è successo o l'ora, ma lo stato di questa persona, che era conosciuta», conclude Valduga.