Reddito, la truffa dei romeni (mai stati in Italia). Sui social: «I cretini Inps ci hanno accettato»

Inchiesta a Milano, seimila domande per persone senza requisiti: 16 arresti

Reddito, la truffa dei romeni (mai stati in Italia). Sui social: «I cretini Inps ci hanno accettato»
di Claudia Guasco
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Venerdì 12 Novembre 2021, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 15:44

Caratteristica del gruppo criminale era «l'estrema professionalità a delinquere». Non solo si dimostrava «capace di insinuarsi nelle maglie della burocrazia volta alla predisposizione delle pratiche di reddito di cittadinanza e di emergenza», scrive il gip Teresa De Pascale, architettando un «business imprescindibilmente legato alla conoscenza di cavilli procedurali». Ma dell'ente che truffavano si facevano anche beffa: «Sti co...oni dell'Inps hanno accettato le domande dei rumeni», scrive in una chat intercettata uno dei capi dell'organizzazione.

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CITTADINI FANTASMA
Per il gigantesco raggiro ai danni dell'Istituto nazionale di previdenza sono state arrestate ieri sedici persone, tutte rumene tranne un italiano. Hanno inoltrato 6.000 domande di reddito a favore di altrettanti cittadini rumeni fantasma, che non avevano i requisiti per ottenere i sussidi, incassando indebitamente 14,6 milioni di euro, con un potenziale danno economico ai danni dello Stato di oltre 60 milioni. Solo l'intervento dell'autorità giudiziaria ha consentito l'immediata revoca da parte dell'Inps delle misure già approvate, con il blocco delle erogazioni. «Per delineare meglio la portata del fenomeno criminale - sottolinea il giudice - si consideri che, a fronte di un versamento mensile medio di 500 euro, il contributo erogato in uno solo mese riferito alle 6.000 domande è pari a tre milioni di euro». La truffa al centro dell'inchiesta della Procura di Milano coordinata dal pm Paolo Storari ruota attorno alla Nova Servizi, società con sede legale in centro città che opera in convenzione sia con il Patronato Sias che con il Caf Mcl (Movimento cristiano lavoratori), i cui soci e ideatori del maxi raggiro ai danni dell'Inps sono Oscar Nicoli e Njazi Toshkesi. Si presentavano ai Caf con pacchetti di richieste di reddito di cittadinanza intestate a persone originarie della Romania «che non risultano, contrariamente a quanto dichiarato», aver vissuto mai a Milano e nemmeno in Italia. La gran parte di loro «è titolare esclusivamente di codice fiscale attribuito solo pochi giorni prima che venisse presentata la domanda» di sussidio e inoltre «non hanno il requisito che prevede l'aver risieduto nel nostro Paese per almeno dieci anni».

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PREGIUDICATI E MORTI
In sostanza, si sosteneva che migliaia di romeni vivessero stabilmente in Italia pur non avendoci mai messo piede. In alcuni casi chi lavorava nei Caf era consapevole della truffa e taceva intascando il compenso di dieci euro a pratica, chi si ribellava veniva convinto a suon di minacce. Le indagini hanno ricostruito la mappa della truffa con residenze fittizie tutte negli stessi palazzi di Milano: 518 persone hanno dichiarato di vivere in un condominio di piazza Selinunte, 287 in via degli Apuli allo stesso numero civico e 212 in una casa di viale Aretusa allo stesso indirizzo. Altra anomalia smaccata nelle domande fasulle è il codice fiscale attribuito in tempi record, oltre al fatto che nell'elenco dei percettori compaiono persone che non avrebbero nemmeno dovuto aprire la pratica. Tra i casi eclatanti spiccano quello di un uomo che «all'atto della presentazione della domanda risultava gravato da un provvedimento di cattura» e di una donna «deceduta, vittima di un omicidio nel settembre 2013». Chi incassava i soldi non resisteva alla tentazione dello sfregio finale, ostentare le mazzette di banconote sui social. Come Izabela Stelika, 33 anni, finita in cella. Nel suo video su Tik Tok è a letto, sotto le coperte, mentre sparge le banconote incassate attraverso un «illecito profitto ai danni della collettività - si legge nell'ordinanza - potendo contare su una rete ramificata di rapporti compiacenti, su metodiche collaudate, su una base operativa nei Caf e sulla capacità intimidatoria del gruppo». I governatori leghisti stigmatizzano: «Il rifinanziamento del reddito di cittadinanza non solo impegna risorse su una scelta assistenzialista, ma espone ulteriormente il Paese a truffe milionarie ordite da organizzazioni criminali».

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