Firenze, gli operai morti nel crollo del cantiere: Luigi Coclite, una vita di lavoro e il sogno della pensione

Sposato da 25 anni, lascia due figli, Lucrezia e Alessio. I dispersi sono tre lavoratori romeni, le altre vittime di origine nordafricana

Firenze, gli operai morti nel crollo del cantiere: Luigi Coclite, una vita di lavoro e il sogno della pensione
di Mauro Evangelisti, nostro inviato
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Sabato 17 Febbraio 2024, 06:12 - Ultimo aggiornamento: 10:51

Il primo viso del dramma del cantiere di Firenze è quello di Luigi Coclite, 60 anni. Era nato in una piccola città in provincia di Teramo, ma poi i percorsi della vita trent'anni fa lo avevano portato in Toscana. Abitava nella frazione Vicarello di Collesalvetti, nel Livornese, e lavorava come camionista delle betoniere. Sposato da 25 anni, lascia due figli, Lucrezia e Alessio. La sua è una delle troppe storie di chi muore sul lavoro mentre all'orizzonte, dopo quarant'anni di cantieri, vede, anche se non vicinissimo, il traguardo della pensione. Luigi Coclite è morto sul colpo, mentre a tre lavoratori romeni, arrivati dal Nord Italia nel gioco ad incastri di appalti e sub appalti - si dice che c'erano almeno 36 ditte coinvolte nel cantiere -, il destino ha riservato il terrore di chi vede crollare tutto addosso, investiti anche dal cemento armato ancora fresco. «Ne erano ricoperti, erano terrorizzati» raccontano i medici dell'ospedale di Careggi.

INFERNO

«Non ho capito nulla, all'improvviso ho visto tutto venire giù. Per favore ditemi come stanno i miei colleghi» dice uno di loro, un cinquantunenne, Cristinel Spataru, il meno grave in codice giallo per una lesione toracica. All'assessore del Comune di Firenze Sara Funaro, che è andata in ospedale a chiedergli se serviva assistenza per i familiari in arrivo dal Nord, ha risposto: «Sta arrivando mio figlio, mi aiuterà». Altri familiari sono ospitati alla Fondazione Kennedy. Spataru, 51 anni, che abita a Castelfranco Veneto (Treviso), ieri è stato raggiunto dal figlio 23enne, e ha raccontato a La Nazione dal suo letto di ospedale: «È stato un miracolo.

Sono caduto dal terzo piano e tutto mi è volato addosso. Stavo facendo la colata di cemento sulla rete di ferro della copertura quando tutto è crollato». Un secondo operaio romeno, 48 anni, è stato operato in neurochirurgia per un ematoma alla testa, mentre il più giovane dei sopravvissuti, 37 anni, è in rianimazione: ha una frattura alla colonna vertebrale e una lesione alla milza.

La struttura del supermercato in costruzione tra via di Ponte di Mezzo e via Mariti è sì imponente, ma comunque tradizionale, senza architetture ardite, come ce ne sono tante in giro per l'Italia e dunque è davvero un rebus capire cosa abbia causato questo dramma. Renzo Berti è il direttore prevenzione dell'Azienda Usl Toscana Centro, e spiega: «I controlli su quel cantiere erano stati fatti appena due mesi fa e non erano emerse anomalie. Parliamo di lavori importanti, seguiti con attenzione». Ora sarà l'inchiesta della procura a cercare le cause, ma ieri in molti dicevano che non sarà semplice. Secondo i primi riscontri degli inquirenti che hanno già ascoltato il direttore del cantiere e acquisito documenti sulla certificazione dei materiali, ha ceduto una trave in cemento prefabbricato o, addirittura, il dente di un pilone di tenuta. Le domande a cui il procuratore capo di Firenze, Filippo Spiezia, e il pm Francesco Sottostanti, tenteranno di dare una risposta sono semplici: il materiale del pilone, che ovviamente era stato portato dall'esterno, non era di qualità? Al contrario, c'è stato un errore nel posizionamento? Al momento del cedimento sul piano più alto era in corso l'operazione di posa del cemento, per preparare il solaio, ma sembra da escludere che possa essere stata quella la causa.

SCOSSA

Racconta una signora che abita proprio vicino al cantiere: «Prima abbiamo sentito un boato, terribile, poi abbiamo anche visto una persona fuggire, spaventata, uscire dalla colonna di fumo che si era alzata. Era tutto ricoperto di polvere, sa come le immagini che si vedevano dopo l'attentato delle Torri Gemelle». In lacrime la barista del locale dove gli operai morti avevano fatto colazione: «Erano venuti anche stamattina». Leonardo Cortini è il titolare di un negozio di ricambi di elettrodomestici: «Una cosa spaventosa. Pensare che questo cantiere ormai era aperto da un anno e mezzo, ci avevano detto che avrebbero finito per la primavera, poi entro la fine di quest'anno». Gamini Ranawaka, 57 anni, originario dello Sri Lanka è il portiere del palazzo elegante che si affaccia sullo scenario della tragedia. La sua è la ricostruzione più lucida. Dallo smartphone mostra la foto di uno scuolabus. «Era parcheggiato qui di fronte. Non c'erano bambini e per fortuna l'autista era andato a prendere un caffè. Poi ho visto lo scuolabus che saltellava, su e giù, tremava tutto, mentre si è sentito un boato tremendo. Da quel momento ho udito solo urla di dolore, andate avanti per almeno mezz'ora prima di cessare. Non le dimenticherò mai». In tutta la Toscana ieri sono stati proclamati degli scioperi spontanei, oggi lutto regionale, tutti i sindacati parlano di emergenza sicurezza sul lavoro. Bernardo Marasco è il segretario della Cgil di Firenze: «Non voglio speculare su nulla, mi creda. Però so solo che in tarda mattinata era anche difficile capire chi vi fosse in quel momento nel cantiere. La frammentazione di appalti e subappalti non garantisce sicurezza».

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