Ha solo 17 anni il presunto assassino di Francesco Traiano, il 38enne titolare del bar «Gocce di Caffè» a Foggia, morto il 9 ottobre scorso tre settimane dopo essere stato gravemente ferito a coltellate al volto durante una rapina compiuta nel suo locale. Per un furto, forse, di appena 100 euro. Le immagini della videosorveglianza e le intercettazioni hanno consentito di identificare i cinque componenti della banda che ieri sono stati arrestati dalla polizia.
In carcere sono finiti, oltre al minorenne, anche Antonio Pio Tufo e Christian Consalvo entrambi 21enni e Antonio Bernardo di 24 anni. Mentre i domiciliari sono stati concessi a Simone Pio Amorico, 22 anni accusato solo di favoreggiamento. Sono accusati, a vario titolo, di omicidio volontario (il minorenne), concorso anomalo in omicidio (Consalvo, Tufo e Bernardo) e di furto rapina e incendio dell'auto; mentre Amorico solo di favoreggiamento. Ieri mattina subito dopo aver eseguito gli arresti i poliziotti sono passati a sirene spiegate davanti al bar.
L'accusa
Braccia al cielo in segno di vittoria quelle di Alfredo Traiano, nipote di Francesco che dopo la morte dello zio ha rilevato la gestione del locale. «È stato un segno di vicinanza, ma soprattutto è stato un gesto per dire ce l'abbiamo fatta - ha commentato Alfredo -. Hanno voluto dire che questo posto, il nostro bar è stato riscattato dallo Stato».
Uno dei fendenti ha ferito a morte Francesco Traiano, quello inferto all'altezza dell'occhio sinistro. Preso il bottino, pare poco più di cento euro, anche se gli inquirenti non lo hanno potuto quantificare con esattezza, i quattro sono fuggiti via e hanno lasciato in una zona di campagna Fiat Punto usata per la fuga e le hanno dato fuoco. Qui sarebbero stati raggiunti e recuperati con un'altra auto da Amorico. La sera stessa della rapina gli agenti della mobile hanno recuperato la Punto bruciata. «Gli indagati non si sono affatto pentiti di quanto compiuto - racconta Mario Grassia, capo della squadra mobile di Foggia - Dalle intercettazioni emerge che i 5 ridevano ed erano solo preoccupati di come spendere i proventi della rapina: c'è chi pensava di fare un tatuaggio, chi una vacanza».
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