Da Bari a Milano, si moltiplicano vandalismi "firmati" Brigate Rosse Devastate le lapidi di Moro e Briano

La strage di via Fani a Roma
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Martedì 9 Ottobre 2018, 20:09 - Ultimo aggiornamento: 20:25
A Bari devastata la lapide ad Aldo Moro e alla sua scorta, a Milano il simbolo delle Br a inneggiare sulla lapide di Roberto Briano, ucciso il 12 novembre 1980, proprio per mano dei terroristi. Due episodi lontani geograficamente, ma contigui nel significato e guardati con un solo occhio dagli investigatori. Episodi che si uniscono alla denuncia dell'assessore comunale di Milano, Riccardo De Corato, che circa una settimana fa aveva condannato le scritte apparse sui muri del capoluogo lombardo, proprio nel giorno in cu si festeggiava san Michele Arcangelo, partono della polizia. Inoltre, un paio di settimane fa, vicino al monumento di Moro e della sua scorta in via Fani era stata trovata una finta cintura esplosiva, «perfettamente verosimile e ben costruita», come avevano sottolineato gli artificieri che l'avevano fatta brillare.

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La lapide posta davanti al monumento dedicato ad Aldo Moro e agli uomini della sua scorta uccisi dalle Br, nell'omonima piazza di Bari, è stata devastata. È la seconda volta in 4 mesi. Lo ha denunciato martedì «con sdegno» il presidente del Consiglio regionale della Puglia Mario Loizzo. Un gesto «che può avere tante origini - sottolinea - ma che resta sotto ogni aspetto inaccettabile e stupidamente barbaro». 

 
 


Stesso copione e stessa condanna per le associazioni che hanno sede nella Casa della Memoria di Milano, Aiviter, Associazione familiari di Piazza Fontana, Aned, Anpi e Fondazione Ferruccio Parri, che hanno espresso «sconcerto, indignazione e condanna» per la comparsa del simbolo inneggiante alle Brigate Rosse sulla lapide che a Milano ricorda l'assassinio di Roberto Briano, ucciso il 12 novembre 1980, proprio per mano dei terroristi delle Brigate Rosse. Le associazioni esprimono «solidarietà e la vicinanza ai suoi familiari, ancora una volta colpiti e offesi da questo gesto infame».

«È spontaneo chiedersi - scrivono le associazioni -: chi inneggia a quegli anni di violenza, conosce veramente il delirio di quelle ideologie e gli aberranti attacchi sanguinosi che hanno devastato tante vite e famiglie, mettendo a ferro e fuoco città, organizzando stragi dove hanno perso la vita centinaia di persone? Entrambe le possibili risposte sono agghiaccianti e interrogano l'intera società».

A Milano, poco più di una settimana fa erano comparsi volantini e scritte, a Sesto San Giovanni e nel capoluogo lombardo, inneggianti alle Brigate Rosse e, in particolare, a Nadia Desdemona Lioce che con le Nuove Br-Nuclei Comunisti Combattenti partecipò agli omicidi dei giuslavoristi Massimo D'Antona nel 1999 e Marco Biagi nel 2002.

Il dipartimento antiterrorismo guidato dal pm Alberto Nobili aveva ricevuto un'informativa degli investigatori, che hanno analizzato i filmati delle telecamere di sorveglianza. Una scritta è comparsa anche sul muro di una casa alla periferia di Milano, in piazza Pompeo Castelli all'angolo con via dei Frassini.

Tra l'altro, a poca distanza abita Antonio Iosa, gambizzato nel 1980 dalla colonna Waler Alasia delle Br e che fa parte dell'Associazione italiana vittime del terrorismo.
Di due giorni prima, invece, volantini di solidarietà con le Brigate Rosse erano stati affissi a Sesto San Giovanni. Anche in quel caso si esprimeva solidarietà a ex componenti delle nuove Br, in particolare a Nadia Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma.
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