L'imprenditrice Valeria Arzenton: «Nel mondo dei Live noi donne obbligate a tirare fuori la grinta per farci ascoltare»

Valeria Arzenton
di Valentina Venturi
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Sabato 2 Maggio 2020, 22:02 - Ultimo aggiornamento: 22:18

Valeria Arzenton, insieme a Diego Zabeo e Daniele Cristofoli ha fondato “ZED!”, azienda padovana del settore live in Italia che gestisce diverse strutture. ZED! ha un rapporto diretto con le maestranze e con tutto l’indotto della musica; ha all’attivo tra i tanti, i concerti di Sting, Mika, Elton John, Bob Dylan, Carlos Santana, Paolo Conte, Vasco Rossi e i Massive Attack. «Con il Gran Teatro Geox ci occupiamo dello spettacolo dal vivo a 360°, con la peculiarità di aver creato degli spazi dedicati alla musica e all’emozione del live». Arzenton, donna circondata da uomini, ha compreso subito che per emergere doveva dimostrare di essere una factotum.
 
Ha trovato difficoltà?
«Tutti i giorni!».
 
Il suo è un mondo al femminile?
«Per niente».
 
Sia più precisa.
«Premetto che sono molto combattiva e se c’è un problema mi tiro su le maniche: mi definisco una factotum. È faticoso perché ho due soci maschi e spesso devo fare più telefonate per avere lo stesso ascolto che ricevono loro. Ci sono tanti preconcetti e purtroppo il vero problema è che dicono che noi donne siamo aggressive nel lavoro e che diventiamo mascoline. In realtà siamo quasi obbligate a tirare fuori questa grinta per far sentire la nostra voce, perché altrimenti non ti ascoltano. È una situazione molto fastidiosa e purtroppo è sbagliato ma impari a conviverci».
 
E dopo aver dimostrato la sua professionalità?
«Una volta che dimostri che hai carattere, che comunque ottieni quello che vuoi e che le tue non sono solo parole, con molta più fatica ricevi anche un po’ di ascolto, ma mai lo stesso che vedo con i miei soci».
 
Ha pensato di cambiare lavoro?
«Mai! Gettare la spugna non fa parte del mio carattere».
 
Il coronavirus ha bloccato tutto il mondo. In ZED! ipotizzate qualche soluzione per i Live?
«Con l’Università di Padova e la Siae stiamo studiando un biglietto socialmente attivo: una parte del ticket verrà devoluta automaticamente al laboratorio di microbiologia e virologia dell'Università di Padova diretto dal Prof. Andrea Crisanti. Quando riapriremo faremo del bene a 360°: il Live deve riprendere con una nuova coscienza».
 
Quando sarà possibile organizzare un concerto, chi vorrebbe sul palco?
«Mi piacerebbe dedicare un evento alla comunità, che non debba essere per forza a pagamento. Per ora stiamo pensando ad una forma pilota di una struttura con un nuovo assetto temporaneo che sia “covid free” o magari “sicura come a casa tua": un luogo a norma che offra le emozioni del Live senza ansia, sicuri e protetti come siamo adesso sul nostro sofà».
 
Ha delle figure femminili di riferimento?
«A parte mia madre, l’aviatrice statunitense Amelia Earhart, Oriana Fallaci e Adele Bei».
 
Come mai?
«È stata partigiana, tra le prime donne politiche italiane e una delle poche dell’assemblea costituente. Ha avuto una vita travagliata per onorare i suoi principi: è un esempio di tenacia, ma anche di come grazie ad altre donne come lei, noi italiane di oggi abbiamo il privilegio della nostra libera modernità».
 
L’artista che le ha insegnato di più?
«Ricordo una bellissima lezione che mi ha impartito Gianni Morandi quando ero alle prime armi. Ci fu qualche problema in sala e mi diede una strigliata che diventò una lezione di vita. Mi disse: “Ricordati che io mi occupo di tutto quello che succede sopra al palcoscenico, quello spetta a me. Tu pensa bene a quello che ci sta davanti e che sia sempre al massimo”. Parole sacrosante, che ho inciso nel mio diario di bordo».
 

 

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