La prima Corte d'assise d'appello di Roma ha, infatti, confermato la condanna a 30 anni di reclusione emessa dal gup di Latina nei confronti di Faiola, mentre ha ridotto a 19 anni di carcere quella per la Vacenau; entrambi in primo grado avevano avuto 30 anni di reclusione ciascuno. La differenza di oggi è dovuta al fatto che, mentre per la Vaceanu è stata confermata la concessione delle attenuanti generiche, per Faiola il contrario; per entrambi poi sono state escluse le aggravanti della premeditazione e dell'utilizzo di sostanze venefiche.
La vicenda della morte di Esposito all'epoca ebbe grande risalto nell'opinione pubblica; il cadavere dell'anziano fu trovato incaprettatò e legato a un albero. Qualche giorno dopo il ritrovamento, furono eseguiti i fermi di Faiola e Vaceanu, poi portati a processo per le accuse di sequestro di persona, omicidio, rapina e falsificazione di titoli di credito (in appello assolti per questo reato) e indebito utilizzo di carte di credito e di pagamento. Secondo la ricostruzione investigativa dei carabinieri, Esposito aveva avuto un appuntamento con la donna romena e il suo compagno; erano seguiti una sedazione, il sequestro e il trasporto in una zona di campagna, la stessa dove fu poi ritrovato. In aggiunta a tutto questo, secondo l'accusa, c'era stata l'appropriazione del bancomat dell'anziano, di una carta di credito e di un libretto degli assegni, con i quali nei giorni successivi alla scomparsa sarebbero stati effettuati diversi prelievi a Latina e alcuni acquisti in un centro commerciale di Formia. La morte di Esposito fu fatta risalire al 22 marzo 2017, dovuta probabilmente ad asfissia meccanica violenta; il corpo fu poi abbandonato nelle campagne di Terracina.
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