ADDIO ALLE URNE
Ma agli atti resta il crollo dell’affluenza: sarebbe folle fare un confronto con le primarie che hanno incoronato Renzi, ma anche prendendo come riferimento quelle del 2012 che elessero segretario regionale Enrico Gasbarra i numeri sono inclementi. In tutto il Lazio allora votarono in 120 mila; bene, ieri sono stati 48.700 poco più di un terzo: ci sono oltre 70 mila simpatizzanti del Pd (potevano votare anche i non iscritti) persi in due anni. Su Roma il dato è ancora più disastroso: nel febbraio del 2012 accorsero al voto in 40.000, ieri nella Capitale sono stati 12.000, vale a dire poco più di un quarto. Su questo crollo della partecipazione ha inciso una serie di fattori, non c’è dubbio: primo tra tutti, c’è un dato più generale, che vale anche per le altre regioni, che va fatto risalire al disorientamento dell’elettore del Pd per la staffetta tra Enrico Letta e Matteo Renzi, che nella base non è stata ancora compresa e digerita; c’è forse una debolezza dei candidati, che non hanno saputo coinvolgere e animare il dibattito. Ma c’è anche lo specifico di un calo di entusiasmo degli elettori di centrosinistra, nei confronti di due uomini targati Pd, Marino e Zingaretti, che stanno governando Campidoglio e Regione Lazio. Dice il neosegretario regionale Melilli: «Io non credo che ci sia un giudizio sui governi locali. Semmai c’è disorientamento per il quadro nazionale e forse abbiamo rinunciato a comunicare all’esterno che c’erano le primarie regionali. Poi, va anche detto che continuiamo a muovere quasi 50 mila persone per eleggere il segretario regionale. Io sono soddisfatto del mio risultato, nessuna delusione». La pensa diversamente il vicesegretario del Pd di Roma, il renziano Luciano Nobili, parlando del crollo dell’affluenza: «C’è una disaffezione generale, certo, ma va anche detto che su Roma, sarà per il dissesto idrogeologico sarà per altri motivi, ragioni per essere scontenti su come viene amministrata la città non mancano».
RENZIANI
Nobili aggiunge: «Il risultato di Lorenza Bonaccorsi è straordinario, tre giorni prima delle primarie si erano schierati con Melilli tre uomini forti del Pd: Cosentino, Bettini e Zingaretti. Bene, nonostante questo la Bonaccorsi a Roma va vicino al 40, quando alle primarie per il segretario romano il nostro candidato prese il 16». Melilli era sostenuto da gran parte del partito: oltre a Zingaretti, l’area Dem, i dalemiani, pezzi del partito romano che fanno capo a Marroni e Miccoli, cattolici con grandi potenzialità di mobilitazione come Astorre.
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