Il ministro Orlando: «Contro la corruzione
regolamentare le lobby»

Il ministro Orlando: «Contro la corruzione regolamentare le lobby»
di Silvia Barocci
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Martedì 20 Maggio 2014, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 02:16
​ Un regolamento ”ad hoc” sulle lobby, per superare il grado di opacit di faccendieri che, nel caso Expo, sono stati veicolo di tangenti, e anche per «rompere con individui di altre stagioni» come Frigerio e Greganti. Il Guardasigilli Andrea Orlando, sta contando le (poche) settimane che lo separano dalla presentazione della riforma della giustizia. Gli uffici sono al lavoro per dare una stretta ai reati economici con l’introduzione dell’autoriciclaggio.

Ministro, cosa ha pensato quando ha saputo degli arresti dei soliti vecchi noti di Tangentopoli? E’ il segno di un fallimento della politica o di un vuoto delle norme anticorruzione?

«Non ritengo che ci sia un vuoto normativo ma che siamo di fronte all’inattuazione della legge Severino sulla prevenzione. Questa vicenda dimostra che ci sono tutti gli strumenti per l’indagine e per l’intervento penale. Piuttosto, il tema centrale è il tentativo di condizionamento che cordate sempre più trasversali operano sui poteri pubblici rivolgendosi non tanto alla politica, come un tempo, quanto alla burocrazia, dove oggi si colloca il potere».

Lei le chiama ”cordate”, altri lobby. E se venissero regolamentate anche in Italia, come accade all’estero?

«Distinguiamo, nel caso degli appalti la pubblica amministrazione deve applicare la legge, non ”trattare” con gli interessi particolari coinvolti. In generale questo è un dato su cui riflettere. In un quadro in cui la rappresentanza degli interessi resta non regolamentata e non portata a trasparenza, si spiega anche il perché alcuni si affidino a figure dalla natura indefinita. Non sono più politici, non sono manager: sono persone che hanno una pratica con i palazzi del potere e con la burocrazia. Probabilmente una disciplina di questo tipo di attività consentirebbe di superare le opacità e di rompere con individui di altre stagioni».

Questo significa che la riforma di giugno affronterà anche questo aspetto delle lobby?

«Non credo che sia un tema di cui si debba occupare prevalentemente il ministero della Giustizia. Se vogliamo riportare alcuni fenomeni al fisiologico, allora l’aspetto più rilevante non è quello sanzionatorio, altrimenti rischieremmo di affrontare solo l’aspetto patologico. Se c’è un ragionamento da fare sulle lobby, credo che sia bene che venga sviluppato insieme ai ministeri interessati, come Sviluppo Economico e Funzione Pubblica».

Non teme che il conferimento di maggiori poteri al presidente dell’Anticorruzione, Cantone, sia un modo per consentire al governo di arrivare al 2015 con una ”faccia pulita” ma dopo aver lasciato fuggire i buoi dalla stalla?

«Ancora una volta si tratta, purtroppo, di rincorrere un’emergenza, rappresentata dalla situazione di affanno nella quale si lavora per l’Expo. L’auspicio è che l’eccezionalità sia progressivamente riassorbita nell’ambito del fisiologico funzionamento dell’Authority: se il sistema della prevenzione capillare funzionerà a pieno regime, in futuro non ci troveremo in condizioni analoghe»

In giugno è prevista la riforma della giustizia, a partire dalle norme su autoriciclaggio e falso in bilancio. Al Senato, però, è in discussione il ddl anticorruzione di cui è relatore D’Ascola. Il governo presenterà emendamenti o un autonomo ddl?

«Tra criminalità economico-mafiosa e femomeni corruttivi di vario genere i confini sono sempre più labili e sono in grado di condizionare il mercato. Non dobbiamo reinventare il sistema, perché la legge Severino è un punto di partenza importante. Dobbiamo integrarlo. La prima e più urgente misura è quella dell’autoriciclaggio. Chiameremo a un confronto tutti coloro che hanno promosso iniziative su questo fronte per ricondurle all’unità. Naturalamente, non possiamo precludere la possibilità di andare avanti con progetti di legge già in intinere. Se necessario, nei diversi passaggi, rappresenteremo in modo formale il punto di vista del governo».



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