Italia, Paese ad alta sinistrosità:
in Europa siamo il fanalino di coda

di Giorgio Ursicino
3 Minuti di Lettura
Domenica 14 Novembre 2010, 18:36 - Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 09:25
In poco tempo le vittime sulle strade italiane si sono quasi dimezzate. Un grande risultato, ma siamo ancora lontani da un obiettivo soddisfacente. Nel nostro paese ogni anno si verificano ancora quasi quattro milioni di incidenti che spezzano quasi cinquemila vite, causano oltre un milione di feriti, circa 20 mila dei quali resteranno per sempre invalidi. Un valore inestimabile che si traduce in trenta miliardi di euro di costi sociali, equivalenti all’incirca a due punti di Pil. Secondo le ultime indagini la situazione non è molto diversa a livello continentale (anche qui i costi sono quantificati nel 2% del Pil), mentre le vittime sono quasi 40 mila.



Approfondendo l’analisi, però, si scopre che il nostro paese non è fra i più virtuosi, ma fra quelli che occupano la parte meno nobile della classifica. Anzi, dal punto di vista della frequenza dei sinistri, siamo in testa al gruppo, la nazione con l’indice più alto. Anche nel 2008 (anno di cui ci sono i più recenti dati consolidati a livello europeo) nell’ UE a 14 paesi siamo quello in cui ci sono state più vittime della strada, un primato che avevamo già nel 2005 e del quale non siamo riusciti a disfarci. Dietro l’Italia c’è la Francia che però ha diminuito il numero dei morti sulle strade molto più di noi negli ultimi dieci anni: dal 2000 al 2008 la Francia ha ridotto le vittime del 47,1%, l’Italia “solo” del 33%. Nel 2000, infatti, sulle strade francesi persero la vita oltre ottomila persone, nel nostro paese poco più di settemila.



La cosa più sorprendente è la situazione in Germania, il paese più popoloso d’Europa e anche quello dove circolano più veicoli. Nonostante ci siano ancora numerosi tratti autostradali senza limiti (e non è difficile vedere supercar che sfrecciano a 250 km/h) le vittime sulle strade sono meno che in Italia. E anche la percentuale di riduzione dei morti dal 2000 al 2008 è migliore (meno 40,3%). In Italia il tasso di mortalità (numero delle vittime per milione di abitanti) è più alto di quello tedesco (79,4 contro 54,5), ma soprattutto più alto di quello della media europea (64,5, peggio di tutti la Grecia con 138,7). Siamo il paese messo peggio, invece, come frequenza dei sinistri e come costo medio dei sinistri stessi che nel nostro paese sono i più cari del Continente: da noi l’indice è 8,6, in Germania 6,6, in Francia 4,4. In Italia mediamente un sinistro ha un costo di quasi quattromila euro contro i 3.515 della Francia e i 3.264 della Germania. Anche nella classifica dei sinistri con lesioni alle persone siamo in testa: da noi in 21 incidenti su 100 c’è una lesione a una persona, in Francia in 10, in Germania in 9,8, in Grecia in 4. Nonostante il numero delle vittime sia stato progressivamente in calo, alcune cattive abitudini hanno ripreso vigore: nel 2005 l’utilizzo della cintura di sicurezza in Italia era del 72,5%, nel 2007 era sceso al 64,4.



La vera piaga, però, sono le due ruote che pur hanno molto aiutato a non congestionare ulteriormente il traffico, soprattutto nelle grandi città. Sulle strade della Penisola ogni sei ore perde la vita un motociclista. Nel 2008 le vittime sono state 1.380 (circa il 30% dei decessi sulle strade), il 90% erano uomini, in nessun altro paese del continente ci sono state altrettante vittime fra i motociclisti. Oltre la metà ha perso la vita in città dove la velocità non dovrebbe essere elevata, ma purtroppo il traffico è caotico e il Codice rispettato molto poco. Questo è un problema non solo per i motociclisti, nelle nostre città perdono la vita molto più automobilisti che all’estero: nel 2008 sono stati 599, quasi il doppio che nelle città francesi (307) e più del doppio che in quelle tedesche (269). Eppure il nuovo codice della strada non prevede più la detrazione dei punti dalla patente fino ad una velocità di 95 km/h nei centri urbani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA