Reddito di cittadinanza per un anno senza requisiti, assolti in 18 perché non sanno l'italiano

Gli immigrati si erano rivolti ad un Caf per presentare le domande:

Reddito di cittadinanza per un anno senza requisiti, assolti in 18 perché non sanno l'italiano
di Marina Mingarelli
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Sabato 27 Maggio 2023, 08:06

Loro non conoscevano la lingua italiana. Men che meno le leggi che riguardanti la possibilità di ottenere dei sussidi da parte dello Stato. Questo il motivo che ha indotto il giudice per le udienze preliminari di Frosinone a prosciogliere diciotto stranieri quasi tutti del Bangladesh, della Nigeria e dell'Africa Centrale dall'accusa di aver percepito illecitamente per circa un anno il reddito di cittadinanza. A conti fatti gli extracomunitari avrebbero percepito ciascuno diecimila euro. La scoperta dell'illecito è venuta fuori a seguito di controlli effettuati da parte degli ispettori dell'Inps. il giudice per le udienze preliminari li ha prosciolti tutti perché il fatto non costituisce reato.

L'avvocato Roberta Di Marino difensore degli imputati ha chiesto che venisse emessa sentenza di non luogo a procedere per l'insussistenza dell'elemento soggettivo del reato.

Nello specifico, ha riferito il legale, bisognava necessariamente fare riferimento al contesto in cui gli imputati hanno presentato domanda per il beneficio del reddito di cittadinanza ed in particolare al fatto di essersi rivolti ad un intermediario. In questo caso Il Centro Autorizzato di Assistenza Fiscale (Caf), per l'invio della domanda, e di aver mostrato agli operatori del Caf i propri documenti. In particolare i rispettivi permessi di soggiorno da cui emergeva l'assenza dei requisiti necessari per l'ottenimento del beneficio. A questo il legale ha fatto riferimento ad alcune caratteristiche soggettive dei richiedenti, ovvero le difficoltà linguistiche e di comprensione degli adempimenti richiesti.

Una attenta analisi del contesto delineato, ha detto ancora il legale, avrebbe portato senza dubbio ad escludere la sussistenza dell'elemento soggettivo del reato. In questo caso la difesa ha ritenuto che gli imputati fossero in buona fede e che realmente non fossero a conoscenza dei requisiti richiesti per la presentazione della domanda volta ad ottenere il reddito di cittadinanza. Ad avvalorare la sua tesi il fatto che gli imputati abbiano consegnato al Caf i propri documenti compreso il loro permesso di soggiorno. Già da questi si doveva evincere che nella compilazione della domanda alla voce "permesso di soggiorno" vengono indicati gli estremi del permesso di soggiorno di tutti gli imputati che come già evidenziato non avrebbero dovuto avere accesso al beneficio.

Per tale motivo, ha secondo il legale si deve ritenere che gli imputati i trovassero in una condizione di ignoranza normativa scusabile e che gli operatori del Caf li abbiano indotti in errore facendo compilare una domanda che conteneva delle dichiarazioni mendaci di cui loro, a differenza degli imputati ne erano consapevoli. Alla luce di quanto esposto dall'avvocato Di Marino il giudice ha deciso di prosciogliere tutti perché il fatto non costituisce reato.
 

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