Via Aldo Moro, violata la via dello struscio. Il giorno dopo, tra paura e curiosi: «Ho avuto paura per i miei figli»

Via Aldo Moro, violata la via dello struscio. Il giorno dopo, tra paura e curiosi: «Ho avuto paura per i miei figli»
di Marina Testa
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Lunedì 11 Marzo 2024, 07:38

«In questo locale non ci sentiamo di sederci». L'efferato omicidio di sabato sera sui comportamenti delle persone e anche dei frequentatori abituali di via Aldo Moro. Una situazione surreale, appesantita dalla giornata incupita dal maltempo. Atmosfera plumbea ma nessuna voglia di abbattersi allo Shake Bar nonostante la ritrosia e i timori di qualche avventore. Nel locale dove è stato ucciso un uomo qualche ora prima, fa un po' impressione accomodarsi con distensione. La strada del passeggio, il fulcro commerciale della parte bassa di Frosinone è vuota. Così come gli esercizi pubblici solitamente frequentati. Chi passa è soprattutto per curiosità, per vedere il luogo del delitto al centro di ogni conversazione e dei servizi televisivi. Un caffè, una colazione o un aperitivo diventa facile pretesto per parlare del "fattaccio". Lo sconcerto e lo sdegno è il sentimento preminente. La tranquillità dell'ambiente cittadino è stata turbata fortemente.

«I miei figli hanno 19 e 24 anni e come tanti altri giovani vengono spesso in via Aldo Moro, anche per incontrarsi con gli amici commenta Francesca Esposito, operatrice socio sanitaria 50enne Dopo l'accaduto, il mio pensiero è andato a loro. Ho pensato che sarebbero potuti rimanere coinvolti o anche feriti, chissà. Anche loro sono rimasti inorriditi. Dopo l'omicidio di Alatri è accaduta la stessa cosa anche a Frosinone. Dove dobbiamo andare per stare tranquilli? Mi auguro che venga potenziata la vigilanza, i controlli. Una cosa del genere non è tollerabile ed è inquietante».
Faceva il barman proprio nel bar di fronte invece Antonio Barbato, 22 anni. Non era in servizio sabato sera, ma si trovava proprio lì per salutare i colleghi. È stato uno dei primi testimoni. «Mi sono fatto largo tra la folla che urlava ed ho visto le persone a terra sanguinanti. Inizialmente pensavo che gli spari fossero petardi. Non auguro a nessuno un'esperienza simile - confida ancora scosso L'episodio ci racconta una Frosinone che non si vede, una città non così dormiente sotto alcuni aspetti. È sicuramente un trauma che cambierà le dinamiche della movida».

LA FERITA

«Ci vorrà tempo prima che ci si dimentichi di questo drammatico fatto commenta invece Pasquale Amitrano 60 anni. Gestisce la pizzeria al lato dello Shake Sono a Frosinone da oltre venti anni e non ho mai assistito a qualcosa di simile. Nel mio locale si sono riversati improvvisamente decine di ragazzi terrorizzati. Il bar a fianco è spesso pieno, non solo ragazzi ma anche famiglie con bambini. Non oso pensare al peggio. Spero che la ferita si rimargini presto e che le persone si avvicinino nuovamente a questa parte della città»
«La disinvoltura con cui hanno agito queste persone è stata agghiacciante. Questo tipo di deriva, può essere arginata ristrutturando il contesto sociale, rivitalizzandolo in maniera sana. Perché è il declino del benessere economico che lascia spazio a sacche di degrado umano» è l'opinione di Giuseppe Poggiaroni, commercialista di 58 anni che proprio per dare un segnale di serenità e fiducia ai proprietari e ai lavoratori dello Shake Bar si è recato come suo solito a prendere il caffè sfoderando un sorriso confortante. Lui, così come altri affezionati clienti.
Ma i momenti più angoscianti sono stati quelli immediatamente successivi alla sparatoria. Dopo la fuga in preda al terrore da parte dei clienti e dei camerieri, attorno alla scena del delitto si sono assiepate centinaia di persone. Telefonini in pugno, mormorii e valanga di commenti sui social media. Famiglie angosciate che chiamavano e cercavano i loro figli. Nei loro occhi incredulità. Gruppetti di ragazzi parlottavano tra di loro. Storditi. «E se un proiettile avesse raggiunto uno di noi?» A tarda notte il pianto straziante di una ragazza. Una familiare della vittima che a distanza ha riconosciuto il corpo disteso nel locale. «Oddio, è lui». Non era questa Frosinone.
Marina Testa
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