M5S non si fida di Conte: «Gioca su troppi tavoli, così ci porta alle elezioni»

Nei grillini crescono i dubbi sulle manovre di avvicinamento al blocco di centrodestra

M5S non si fida di Conte: «Gioca su troppi tavoli, così ci porta alle elezioni»
di Francesco Malfetano
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Mercoledì 26 Gennaio 2022, 00:38 - Ultimo aggiornamento: 11:01

Comunicati e vertici congiunti non bastano. Tra i grandi elettori cinquestelle cresce il malumore per la manovra di avvicinamento che Giuseppe Conte avrebbe compiuto verso il centrodestra. E anche tra le file del Pd c’è chi inizia a guardare con sospetto alle mosse dell’ex premier, temendo che queste siano in realtà lo strumento con cui Matteo Salvini ha in mente di spaccare la coalizione Pd-M5s-Leu. Sarebbe anche per questo, analizza un parlamentare grillino, che Enrico Letta dopo il vertice di ieri sera ha spinto per un incontro con tutti i leader, sia del centrodestra che del centrosinistra. Il dem ribadisce: «Mi fido di Conte, senza nessun dubbio. Abbiamo intenzione di muoverci di comune accordo con gli alleati». Meglio quindi evitare tavoli separati in pratica. La combinazione del veto posto da Conte su Mario Draghi al Quirinale nonostante l’opposizione di Di Maio e dei parlamentari a lui vicini («Se abbiamo affidato a un timoniere questa nave in difficoltà non ci sono le condizioni perché si possano fermare i motori, cambiare equipaggio, perché si possa chiedere al timoniere un nuovo incarico») e il sostanziale accordo raggiunto con la Lega sul nome di Franco Frattini - poi bruciato immediatamente dal no di Italia Viva e del Pd - ha infatti gelato non solo una buona fetta Movimento che pensa di rischiare l’isolamento qualora si arrivasse poi al nome del premier, ma anche diversi esponenti dem che intrattengono rapporti con i colleghi. 

Del resto non è un segreto che alcuni leghisti abbiano ricevuto ed espletato in parte il mandato di cercare tra i 5S quelli disposti a votare per Elisabetta Casellati.

L’idea è che il nome della presidente del Senato sia spendibile tra i grillini che già l’hanno votata a Palazzo Madama. «Ma alloral’accordo era per far eleggere Roberto Fico alla Camera» spiegano i pentastellati. Una parte del Movimento considera positivamente il fatto che sia una figura istituzionale, seconda carica dello Stato, rispondente cioè all’identikit tracciato dai 5 stelle per poter convergere su un nome di centrodestra. Ma è invece visto come il fumo negli occhi da un’altra parte del Movimento che ricorda la questione sorta attorno alla sua figura per i voli di stato e sulla questione dei vitalizi. Oltre che al fatto di essere una possibile indicazione del centrodestra.

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Il timore

Al netto della bocciatura arrivata in serata della rosa di tre nomi (Carlo Nordio, Marcello Pera e Letizia Moratti) avanzata ufficialmente dal leader leghista Matteo Salvini, il timore è appunto che il segretario leghista e Conte abbiano in mente di rinsaldare in qualche modo l’asse giallo-verde. O almeno di esplorare fino in fondo quella possibilità, magari già alla quarta votazione quando si passerà dalla maggioranza dei due/terzi (con un quorum di 672 voti, difficile da raggiungere) alle votazioni a maggioranza assoluta (505 voti su 1009). 
Tant’è che ieri, specie in mattinata, nelle chat pentastellate sono state inoltrate diverse domande dei piddini. «Ma Conte a che gioco sta giocando?» si interrogavano gli alleati. Risposte non pervenute, ma c’è chi è convinto che qualora l’ex premier decidesse di seguire Salvini (e il pallottoliere lo consentirebbe, perché tra Lega, Forza Italia e 5S i voti a disposizione sono 588), i gruppi finirebbero per implodere. La tesi di molti grillini è che «non si può tirare troppo la corda» o c’è il rischio che il governo finisca con il non riuscire a stare più in piedi. Circostanza assolutamente considerata inaccettabile da tutti gli esponenti del Movimento. 
D’altronde, come spiega una deputata siciliana eletta nel M5s nella seconda legislatura: «Sul voto temiamo noi, mica gli altri partiti che non hanno la nostra setssa situazione». Anche perché il combinato disposto della riduzione dei parlamentari prevista dalla fine di questa legislatura e i sondaggi che danno M5S in netto calo rispetto alle politiche del 2018, produrranno come effetto la notevole riduzione della rappresentanza grillina in Parlamento. 
In altri termini il rischio è che Conte chiuda un’intesa che i grandi elettori non sono poi realmente disposti a sostenere. In favore di chi? Magari del Mattarella-bis. I 23 voti in più raccolti dal Presidente tra il primo e il secondo scrutinio, sarebbero infatti un primo segnale. «E domani», assicura un senatore pentastellato, «saranno certamente di più».

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