Mattarella prepara il discorso di insediamento: richiamo a unità ma non sarà "duro" (come il Napolitano bis)

Non sarà un intervento duro, assicurano i consiglieri del presidente. Sarà un richiamo a unirsi, a mostrarsi responsabili.

Mattarella, ecco cosa dirà giovedì nel suo secondo discorso di insediamento
di Mario Ajello
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Martedì 1 Febbraio 2022, 16:51 - Ultimo aggiornamento: 16:55

C’è un filo di ansia, che accomuna i leader, in vista del discorso di giuramento di insediamento che il presidente Mattarella pronuncerà dopodomani a  Montecitorio davanti ai grandi elettori. Chissà - si chiedono trasversalmente i capi partito - se in quel discorso ci saranno allusioni, anche vaghissime, cifrate, sottilissimamente democristiane, al fatto che non siamo stati noi ma il corpo parlamentare, i peones (cuor di peone, è il gioco di parole in uso in queste ore), i gruppi di deputati e senatori e non i partiti e chi li guida a propiziare il suo bis.

Mattarella, il discorso di insediamento

Conoscendo il personaggio, cauto, prudente, sempre attentissimo a non creare divisioni e a non contribuire a tensioni e a possibili polemiche, Salvini, Conte e tutti gli altri sono moderatamente sicuri che non arriveranno problemi dal discorso presidenziale. Nessuno schiaffo ai partiti incapaci, ecco: sullo stile del discorso del bis di Napolitano. Però l’aver voluto da parte di Mattarella incontrare i presidenti dei gruppi parlamentari e non i capi partito - Conte già si stava avviando sul Colle e secondo Renzi non voleva Renzi o altri nelle delegazione - per apprendere da loro sabato scorso la decisione che lo riguardava e dire loro che avrebbe accettato, è un segnale che i leader hanno notato. 

Da qui si deve partire per capire che cosa dirà giovedì Mattarella. Farà un grande elogio della centralità del Parlamento, un ringraziamento solenne ai grandi elettori e alla libertà democratica con la quale hanno espresso il loro gradimento andato sulla sua persona. Non sarà un discorso duro, assicurano i consiglieri del presidente. Sarà un richiamo a unirsi, a mostrarsi responsabili. Un invito ai partiti e a tutti, alla luce di quello che è successo ovvero al festival dei veti e dei controveti, ad uscire dalle gabbie delle appartenenze e a fare uno sforzo comune di responsabilizzazione collettiva

 

Sarà un discorso - così prevedono al Colle - non lungo ma di lunga prospettiva. Il che fa pensare che il settennato viene considerato nella sua interezza dal presidente e non come un mandato a termine. L’elezione del Mattarella bis è un segnale di stabilità partito dal Parlamento e il nuovo ri-presidente si presenterà nelle sue parole con un programma di stabilità, nel senso che non chiederà chissà quali impegni alle forze politiche a parte quello profondo di avere solo gli interessi generali come bussola.  Nel discorso di giovedì 3 febbraio, sette anni esatti dal primo, il Capo dello Stato traccerà insomma una sorta di programma della sua seconda presidenza partendo dalle due priorità in base alle quali un anno fa ha messo in piedi il governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi. La prima è il Covid.

Ovvero, bisogna sostenere gli sforzi delle autorità sanitarie nella lotta alla pandemia e incrementare i successi della campagna di vaccinazione, perché «stiamo tuttora attraversando una grave emergenza». La seconda è il Pnrr, i soldi europei del Recovery, le riforme, il tentativo dell’esecutivo di modernizzare il Paese. Poi c’è la questione più generale dell’unità istituzionale. Quel «patriottismo» di cui ha parlato nel messaggio di Capodanno agli italiani, che «ci fa sentire partecipi del medesimo destino» e sul quale il Capo dello Stato vigilerà per altri sette anni.  Mattarella non sarà sferzante e la necessità di accompagnare la ripresa sarà il fil rouge del suo intervento. «Fiducia» come parola chiave: nelle potenzialità dell’Italia, nella politica che se ben condotta porta risultati, nella capacità nazionale di essere altezza delle sfide importanti e quella di uscire da una pandemia e di saper usare le risorse non solo morali ma anche materiali e finanziarie per farlo. Si rivolgerà ai grandi elettori e agli italiani semplici il presidente, forte della stima a livello non solo parlamentare ma anche nazional-popolare che in tutti i modi e da tutte le parti gli viene manifestata. Ai partiti farà capire che il 2022 non dovrà essere un anno da lunga vigilia elettorale per il voto del 2023 ma dovrà essere una stagione costruttiva di dialoghi e di riforme.

Scontato politicamente il pieno supporto, in questo discorso, a Mario Draghi, figura che d’altronde risulta essere pienamente omogeneo alla sua riconferma al Quirinale. È stato proprio Mattarella a forzarlo alla guida di un esecutivo eterogeneo che non è sbagliato definire «del presidente». L’azione di questo governo si trova esattamente a metà del guado, e Mattarella ha la piena consapevolezza - e non eviterà di manifestarla chiaramente - che va concretizzato sul terreno dei progetti e delle innovazioni il Pnrr. Attraverso la realizzazione di tutti i  traguardi e gli obiettivi connessi ai prestiti pari a 24,1 miliardi di euro che l’Europa ha destinato al nostro Paese.

Guai a sprecare la grande occasione: su questo Mattarella non farà sconti a nessuno. Le sue parole saranno dunque quelle di un arbitro che continuerà a fare l’arbitro, come nel primo settennato, ma questa volta fischierà più spesso e i cartellini gialli potrebbero aumentare se i partiti provano a mettere a rischio la ripartenza necessaria dell’Italia.

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