Luca Diotallevi
Luca Diotallevi

L’analisi/ La forza per resistere alle pressioni internazionali

di Luca Diotallevi
3 Minuti di Lettura
Domenica 24 Marzo 2024, 23:58

Nei momenti di grande tensione internazionale è la politica estera che dètta la linea alla politica interna. Questo è certamente uno di quei momenti. Pochi si sarebbero immaginati e forse nessuno aveva previsto la crescente convergenza tra la presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, ed i vertici delle istituzioni europee. Tant’è. La convergenza c’è e cresce. Non solo non viene negata, ma viene anche rivendicata. Se si pensa che nel 2019, persino agli occhi di Renzi bastarono una manciata di voti grillini a favore di Ursula von der Leyen per sdoganare i Cinque Stelle nonostante fossero appena reduci dalla alleanza con Salvini, che dire ora del ben più sostanzioso e costante avvicinamento tra Palazzo Chigi e Ue? Nulla garantisce che la convergenza in corso proseguirà, ma non si può neppure escludere a priori che dopo le elezioni europee di giugno essa possa consolidarsi sino al punto di disegnare un nuovo panorama politico nazionale e, fatalmente, nuovi equilibri di governo. Gli effetti sul panorama politico italiano del reciproco convergere di Palazzo Chigi e vertici Ue sono già almeno tre.

Primo effetto. Dopo alcuni mezzi tentativi, è ufficiale che alle elezioni regionali della Basilicata Italia Viva ed Azione si alleeranno con il Centro Destra. In Piemonte non è improbabile che la stessa cosa abbia a ripetersi subito dopo. La giustificazione addotta da Renzi e Calenda è quella del carattere sempre più “grillino” del Pd di Elly Schlein ed è una ragione davvero difficile da smentire. Non importa che sia il Pd a prendere voti dei Cinque Stelle, se poi è Conte a guidare il Pd.

Secondo effetto. Se non già sorpassata, certamente la Lega di Salvini è stata più o meno raggiunta da Forza Italia. Qualora alle europee la tendenza non si invertisse, ed al momento non ve n’è avvisaglia, nella Lega potrebbe accadere qualcosa. Salvini si sarebbe già attrezzato depositando un simbolo tutto suo alimentando le voci su una possibile scissione. Se tra salviniani e non-salviniani (Zaia in primis) si producesse la rottura, certamente questi ultimi andrebbero a rafforzare la componente moderata del Centro Destra, non quella estrema.

Infine. Quanti dei suoi la Meloni riuscirà a portarsi dietro nella “lunga marcia” verso posizioni più moderate? Per ora sembrerebbe tutti anche perché è difficile voltare le spalle a chi ti ha portato al governo e sembra avere buone chances di mantenertici per un po’. Tuttavia, anche per un leader vincente è molto più difficile far cambiare rotta ad un intero movimento di quanto non lo sia correggere la propria traiettoria individuale.

Se fosse lecito comparare ciò che per ora è cronaca con quanto ormai è Storia, l’osservazione di questi tre effetti spingerebbe il pensiero verso il ricordo di un altro momento della politica italiana profondamente segnato da acutissime tensioni internazionali. E il pensiero andrebbe agli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale: agli anni in cui l’Urss alzava la “cortina di ferro” e nei quali – il decennio degasperiano – la repubblica e la democrazia italiane muovevano i primi passi.

Non ci fu forse anche allora una sinistra democratica (i socialdemocratici di Saragat ed i repubblicani di La Malfa) che ruppe con la sinistra egemonizzata dal Pci filosovietico? Non furono forse quelli gli anni in cui il principale partito moderato, la Democrazia cristiana, si rifiutò di inseguire le destre (anche quelle cattoliche e clericali) nostalgiche della monarchia e del regime? Non furono forse quelli gli anni nei quali Alcide De Gasperi mostrò di avere la forza quasi incredibile di mantenere sulle proprie posizioni tutta la Dc? Anche in quel caso molta della forza di De Gasperi derivò dal suo saldo ancoraggio atlantico ed europeo. Gli ordini di grandezza del momento degasperiano e di quello meloniano sono enormemente diversi, i profili dei protagonisti anche. Eppure alcune analogie ci sono e stanno manifestandosi. Sia che le si voglia sfruttare sia che le si voglia contrastare, non converrebbe ignorarle.

© RIPRODUZIONE RISERVATA