Orazio Schillaci*

Il G7 sulla salute/La lezione del Covid e l’importanza del sistema Sanità

di Orazio Schillaci*
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Lunedì 15 Maggio 2023, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 22:52

Il G7 dei ministri della salute a Nagasaki che si è svolto subito dopo la dichiarazione ufficiale di fine dell’emergenza sanitaria internazionale per Sars Covid 19, è stato un’importante occasione di riflessione collettiva su un’esperienza drammatica che per tre anni ha travolto in un vortice di lutti e sofferenza l’intero genere umano. 
Come delegazione italiana, come primo paese europeo chiamato a misurarsi da un giorno all’altro con un nemico sconosciuto, insidioso e letale, abbiamo portato il nostro contributo, che è stato soprattutto un invito ad analizzare con lucidità tutto ciò che ci ha insegnato la pandemia col suo brutale richiamo ad una realtà che, fino a tre anni fa, pensavamo confinata nelle pagine più tristi e buie della storia dell’umanità. 


E il primo insegnamento è che oggi viviamo il tempo della interconnessione globale anche sul piano sanitario, che le emergenze sanitarie non hanno confini nazionali e quindi è indispensabile affrontarle con un approccio coordinato e di collaborazione per costruire un’architettura sanitaria globale. 


La diffusione rapida e fuori controllo del virus ha dimostrato quanto siamo collegati e reciprocamente esposti come popolo globale. Il contagio partito da Wuhan ci ha fatto comprendere che eventi che si verificano in una parte qualsiasi del pianeta possono avere in poco tempo un impatto drammatico in tutto il resto del mondo. 
Inoltre la crisi sanitaria ha messo in luce grandi disuguaglianze sociali ed economiche, con comunità svantaggiate che sono state colpite in misura maggiore e più severamente. 
È stato come un terremoto che ha evidenziato le crepe del sistema e ci ha fatto capire che abbattendo le disuguaglianze si può non solo ottenere equità nell’assistenza, ma anche garantire meglio la sicurezza delle aree più sviluppate del pianeta. 


Abbiamo perciò sostenuto la necessità di una maggiore cooperazione internazionale per far fronte alla vulnerabilità delle diverse realtà territoriali e ribadito l’importanza di affrontare le disuguaglianze di salute garantendo l’accesso equo alle cure mediche.


Ma il G7 di Nagasaki è stato anche l’occasione per un confronto sui diversi approcci all’assistenza sanitaria nelle singole realtà nazionali oltre che a livello internazionale. 
Per quanto riguarda l’Italia possiamo affermare che con la pandemia si è ulteriormente rafforzata la convinzione che la salute pubblica è il fondamento di una società sana e il servizio sanitario nazionale universalistico ne è la colonna portante.

E questa maggiore consapevolezza può essere considerata forse l’unica eredità positiva che il coronavirus ci ha lasciato dopo tre anni di sacrifici e perdite di vite umane. 


Ma la pandemia ci ha fatto anche capire senza mezzi termini che è fondamentale investire nella prevenzione delle malattie e ha messo in evidenza la necessità di una solida infrastruttura sanitaria e di una risposta coordinata per proteggere la popolazione da rischi imprevedibili. 


 L’altro aspetto non secondario da considerare nel ripercorrere i giorni e gli anni della pandemia è quello della resilienza e dello spirito di adattamento degli italiani. Siamo stati costretti ad adattarci rapidamente a nuove circostanze. Abbiamo dovuto trovare modi innovativi per lavorare, studiare e mantenere le relazioni sociali, dimostrando la nostra capacità di flessibilità e forza di reagire di fronte alle avversità. La pandemia ci ha reso come marinai in mezzo a un mare agitato. L’insegnamento è che dobbiamo imparare a navigare tra le tempeste, adattando le nostre vele con intelligenza e lungimiranza. 


Abbiamo anche capito che la scienza e la ricerca sono cruciali: la risposta alla pandemia ha messo in risalto l’importanza della scienza, della ricerca e della collaborazione internazionale. L’accelerazione nello sviluppo di vaccini e trattamenti è stata possibile grazie all’impegno dei ricercatori e all’importanza di basare le decisioni sulle evidenze scientifiche. Oggi sappiamo tutti che per fronteggiare l’incertezza, l’unica bussola che può guidarci è quella della scienza medica che si basa sulla conoscenza, sulla sperimentazione e sulla ricerca. 


Il nostro Governo ne ha piena consapevolezza e proseguiremo con convinzione su questa strada, investendo le risorse necessarie nell’ innovazione tecnologica applicata alla medicina e nella formazione di nuove generazioni di medici e personale sanitario, capaci di gestire con competenza e professionalità la transizione digitale, che rappresenta oggi la risposta più avanzata ed efficace ai problemi della salute pubblica in Italia e nel mondo.


*Ministro della Salute

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