Paolo Balduzzi
​Paolo Balduzzi

Le case green / Quelle scelte ambientali, un favore a Usa e Cina

di ​Paolo Balduzzi
3 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Marzo 2023, 23:59
Ci risiamo: il Parlamento europeo, dopo averci provato negli anni passati e dopo averlo già fatto con le auto elettriche, impone per legge il rinnovo del patrimonio edilizio ai cittadini europei, con delle scadenze che fanno tremare i polsi. 
Vale l’argomento già usato su queste colonne per commentare il caso delle auto elettriche: il principio applicato dall’Unione Europea è corretto, la transizione a un continente meno energivoro è un obiettivo ambizioso ma condivisibile; al contrario, le scelte concrete per la sua attuazione lo sono molto meno. Tanto per questioni di merito, e quindi pratiche, quanto per questioni di metodo. Cominciamo dalle ultime. 
Il dirigismo economico non paga. Con un po’ di ironia, potremmo notare che mentre in guerra l’Europa si oppone a una Russia che vuole ricostruire l’Unione sovietica, in campo economico sposa invece esattamente quel modello: lo Stato che tutto sa e tutto prevede, impone le sue preferenze ai cittadini, obbligandoli a consumare determinati beni, senza grosse possibilità di scelta. 
Le innovazioni tecnologiche, tuttavia, si impongono da sole quando diventano sufficientemente interessanti e convenienti, quando cioè il meccanismo di mercato permette alla giusta opzione di essere liberamente acquistata dai cittadini. 
Obbligare al consumo di un bene non farà altro che ingolfare il mercato di quel bene, con un eccesso di domanda il cui principale effetto sarà, tanto per cambiare, l’aumento dei prezzi.
Un’esperienza, questa, che abbiamo già vissuto molte volte. Recentemente, durante la ripresa post Covid e a seguito soprattutto del Superbonus 110%, i prezzi delle materie prime sono aumentati a dismisura, ben prima, per intenderci, che la guerra influenzasse la disponibilità delle stesse. 
Ma anche quando, sempre con obiettivo meritorio, il legislatore italiano introdusse le detrazioni in campo edilizio, i prezzi furono drogati da questi sussidi. Nei prossimi anni, se questa scelta sarà confermata, non sarà diverso: prezzi sempre più alti e tasche sempre più vuote. Con il paradosso che, se tutti rinnoveranno la propria abitazione, il valore di mercato delle case non potrà certo aumentare di molto. 
Per quanto riguarda le questioni di merito, invece, chi dice che la tecnologia di oggi sia già quella più conveniente e duratura? Se questa direttiva fosse stata approvata nel 2000, per esempio, saremmo stati costretti a rinnovare gli edifici esistenti con tecnologie che dopo meno di dieci anni si sarebbero rivelate ormai obsolete. Inoltre, bisogna sempre ragionare sulle proporzioni: non esistono soluzioni, magari non definitive, ma alternative e meno costose? 
Durante l’inverno, quest’anno come in passato, viviamo tutti l’esperienza dell’ingresso in una scuola o altro edificio pubblico con temperature da sauna e finestre aperte per respirare un po’. È chiaro che abbassare la temperatura negli edifici non basterebbe, ma, allo stesso modo, che tipo di sostegno pubblico potranno mai avere misure che obbligano gli individui a investire decine di migliaia di euro nei prossimi anni? E chi li ha, soprattutto, tutti questi soldi?
Certo, gli Stati potranno introdurre incentivi. Ma il rischio è duplice: quello di far aumentare i prezzi, come si è già argomentato, e quello di acuire ulteriormente le differenze sociali, visto che finora le evidenze sui bonus edilizi hanno mostrato un carattere fortemente regressivo, cioè a vantaggio soprattutto dei redditi più elevati. 
Una strada senza uscita, quindi? La risposta è negativa: la soluzione potrebbe essere quella di concentrarsi meno sui soldi dei contribuenti privati e maggiormente sugli investimenti pubblici in ricerca e innovazione. Quando la batteria giusta sarà disponibile e quando l’isolamento più conveniente sarà sul mercato, l’Europa smetterà, senza necessità di obblighi, di consumare energia. 
Non solo: in questo modo eviteremo anche che le sorti ambientali del pianeta - e quelle economiche del vecchio continente - siano nelle mani di Cina e Stati Uniti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA 
© RIPRODUZIONE RISERVATA