Paolo Balduzzi
Paolo Balduzzi

Nuove norme/ I tempi lunghi per la stretta sull’utilizzo della IA

di Paolo Balduzzi
4 Minuti di Lettura
Giovedì 14 Marzo 2024, 00:04

Ogni campagna elettorale è sempre costellata da colpi bassi. Manifesti, insulti, scandali, denunce: qualunque strumento viene ritenuto accettabile per mettere in cattiva luce l’avversario. Anche se molti abusano del ritornello secondo cui “una volta” le campagne elettorali erano più rispettose degli avversari, a ben guardare quella fantomatica “volta” non è mai davvero esistita. Col tempo, sono cambiati i mezzi, cioè i media, e si sono inaspriti i toni. Ma i contenuti, a bene vedere, sono rimasti simili.
La novità recente, tuttavia, è che grazie alla tecnologia, e in particolare all’intelligenza artificiale (IA), non solo è più semplice scovare e diffondere notizie compromettenti ma è anche possibile creare ad hoc notizie inventate, nonché audio o video fasulli ma totalmente credibili. I fotomontaggi di una volta diventano ridicoli, in confronto, e lasciano spazio ai cosiddetti “deep fake”, una micidiale arma di distruzione di reputazioni e carriere. Il pericolo non è diffuso solo nelle autarchie o nelle finte democrazie di facciata, bensì anche in quelle mature. Anzi: se la propaganda di certi Stati è naturalmente accolta come molto parziale se non addirittura fasulla, le notizie che circolano nei regimi democratici e con stampa libera sono accolte con molta maggiore fiducia da parte di cittadini ed elettori. Forse mal posta. 

Già nel 2020, infatti, l’Osce (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) dichiarava quanto fosse importante che si diffondesse tra cittadini e governi una “crescente consapevolezza dell’utilizzo di social media e IA da parte di attori privati e governi per influenzare gli esiti elettorali”. Un’osservazione drammatica e che non escludeva, a priori, nemmeno i paesi membri dell’Unione europea. I quali, singolarmente, fanno quello che possono. Per esempio, il governo italiano ha recentemente annunciato che verrà a breve depositata una proposta di legge in materia, con l’obiettivo specifico di potenziare la vigilanza rispetto agli abusi e creare authorities dedicate. Le istituzioni europee, invece, hanno contribuito ad approvare ieri il cosiddetto “Artificial intelligence act”, un complesso di principi e regolamentazioni che disciplinano l’uso dell’IA nelle sue innumerevoli applicazioni, distinguendone il livello di rischio tra basso, alto e inaccettabile. In particolare, la nuova legge europea stabilisce che proprio i “deep fake”, vale a dire le immagini, i video e gli audio fasulli creati dalla stessa IA, dovranno essere esplicitamente indicati come tali.

Sono inoltre previste regole specifiche con riferimento all’uso dell’IA nei processi democratici, come le elezioni. In quest’ambito, i maggiori pericoli che derivano dall’abuso dell’IA sono riconducibili alla sua elevata capacità di profilazione degli individui, utilizzando sia dati demografici (età, genere, etc.) sia dati comportamentali (ad esempio, le opinioni).

In questo modo, si possono selezionare tra essi i più influenzabili e quindi informarli in maniera personalizzata, sfruttandone le specifiche debolezze. Per chi ha bisogno di esempi, basterà citare il caso “Cambridge analytica”: in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2016, l’azienda fu infatti accusata di aver raccolto su Facebook e utilizzato illegalmente i dati di milioni di elettori americani. Inoltre, come anticipato, l’IA permette di generare un’immensa quantità di disinformazione, ivi compresi i già citati “deep fake”. Per contro, l’IA può assistere e facilitare l’attività di verifica di queste notizie (cosiddetto “fact-checking”), rimuovere automaticamente le notizie fasulle, anche individuando e bloccandone i diffusori (cosiddetti “trolls” e “bots”, per gli amanti del linguaggio tecnico). Il problema di tutta questa regolamentazione, nazionale e comunitaria, è che richiede tempo di attuazione.

E così molte delle regole appena approvate entreranno in vigore solo nei prossimi mesi, se non addirittura nei prossimi anni. Nel frattempo, molti paesi membri e l’Unione europea stessa saranno chiamati a rinnovare i propri Parlamenti. Nel caso specifico del Parlamento europeo, quella del prossimo giugno sarà una tornata elettorale cruciale: la prima dopo lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, nonché un’elezione che anticipa di qualche mese le presidenziali statunitensi. Il cui esito, vale la pena di ricordarlo, potrebbe portare a un mutamento dei rapporti tra gli Stati uniti e l’Europa stessa. In altre parole, la fine del 2024 potrebbe vederci alle soglie di una nuova era e alle porte di un nuovo ordine mondiale. In attesa che le istituzioni facciano la loro parte, non resta che sperare nel lavoro onesto e instancabile dei mezzi di comunicazione tradizionali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA