Ogni campagna elettorale è sempre costellata da colpi bassi. Manifesti, insulti, scandali, denunce: qualunque strumento viene ritenuto accettabile per mettere in cattiva luce l’avversario. Anche se molti abusano del ritornello secondo cui “una volta” le campagne elettorali erano più rispettose degli avversari, a ben guardare quella fantomatica “volta” non è mai davvero esistita. Col tempo, sono cambiati i mezzi, cioè i media, e si sono inaspriti i toni. Ma i contenuti, a bene vedere, sono rimasti simili.
La novità recente, tuttavia, è che grazie alla tecnologia, e in particolare all’intelligenza artificiale (IA), non solo è più semplice scovare e diffondere notizie compromettenti ma è anche possibile creare ad hoc notizie inventate, nonché audio o video fasulli ma totalmente credibili. I fotomontaggi di una volta diventano ridicoli, in confronto, e lasciano spazio ai cosiddetti “deep fake”, una micidiale arma di distruzione di reputazioni e carriere. Il pericolo non è diffuso solo nelle autarchie o nelle finte democrazie di facciata, bensì anche in quelle mature. Anzi: se la propaganda di certi Stati è naturalmente accolta come molto parziale se non addirittura fasulla, le notizie che circolano nei regimi democratici e con stampa libera sono accolte con molta maggiore fiducia da parte di cittadini ed elettori. Forse mal posta.
Già nel 2020, infatti, l’Osce (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) dichiarava quanto fosse importante che si diffondesse tra cittadini e governi una “crescente consapevolezza dell’utilizzo di social media e IA da parte di attori privati e governi per influenzare gli esiti elettorali”. Un’osservazione drammatica e che non escludeva, a priori, nemmeno i paesi membri dell’Unione europea. I quali, singolarmente, fanno quello che possono. Per esempio, il governo italiano ha recentemente annunciato che verrà a breve depositata una proposta di legge in materia, con l’obiettivo specifico di potenziare la vigilanza rispetto agli abusi e creare authorities dedicate. Le istituzioni europee, invece, hanno contribuito ad approvare ieri il cosiddetto “Artificial intelligence act”, un complesso di principi e regolamentazioni che disciplinano l’uso dell’IA nelle sue innumerevoli applicazioni, distinguendone il livello di rischio tra basso, alto e inaccettabile. In particolare, la nuova legge europea stabilisce che proprio i “deep fake”, vale a dire le immagini, i video e gli audio fasulli creati dalla stessa IA, dovranno essere esplicitamente indicati come tali.
In questo modo, si possono selezionare tra essi i più influenzabili e quindi informarli in maniera personalizzata, sfruttandone le specifiche debolezze. Per chi ha bisogno di esempi, basterà citare il caso “Cambridge analytica”: in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2016, l’azienda fu infatti accusata di aver raccolto su Facebook e utilizzato illegalmente i dati di milioni di elettori americani. Inoltre, come anticipato, l’IA permette di generare un’immensa quantità di disinformazione, ivi compresi i già citati “deep fake”. Per contro, l’IA può assistere e facilitare l’attività di verifica di queste notizie (cosiddetto “fact-checking”), rimuovere automaticamente le notizie fasulle, anche individuando e bloccandone i diffusori (cosiddetti “trolls” e “bots”, per gli amanti del linguaggio tecnico). Il problema di tutta questa regolamentazione, nazionale e comunitaria, è che richiede tempo di attuazione.
E così molte delle regole appena approvate entreranno in vigore solo nei prossimi mesi, se non addirittura nei prossimi anni. Nel frattempo, molti paesi membri e l’Unione europea stessa saranno chiamati a rinnovare i propri Parlamenti. Nel caso specifico del Parlamento europeo, quella del prossimo giugno sarà una tornata elettorale cruciale: la prima dopo lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, nonché un’elezione che anticipa di qualche mese le presidenziali statunitensi. Il cui esito, vale la pena di ricordarlo, potrebbe portare a un mutamento dei rapporti tra gli Stati uniti e l’Europa stessa. In altre parole, la fine del 2024 potrebbe vederci alle soglie di una nuova era e alle porte di un nuovo ordine mondiale. In attesa che le istituzioni facciano la loro parte, non resta che sperare nel lavoro onesto e instancabile dei mezzi di comunicazione tradizionali.