Alessio D'Amato

La lettera / Come garantire il diritto alla salute per tutti​

di Alessio D'Amato
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Giovedì 31 Agosto 2023, 00:33
Caro direttore,
Le consegno una breve riflessione su un argomento che so stare a cuore ai lettori del giornale con l’auspicio che possa contribuire ad una discussione pubblica sul futuro del servizio sanitario. 
In questi giorni si torna a parlare di finanziamento del nostro servizio sanitario ed improvvisamente scopriamo che il Re è nudo, non ci sono risorse per rilanciare adeguatamente il nostro sistema sanitario indebolito dal contrasto alla pandemia. Il governo, nonostante le buone intenzioni del Ministro Schillaci, al momento non appare in grado di dare alcuna certezza.
Vediamo alcuni numeri fondamentali, in questi anni è aumentata la spesa interamente privata a carico delle famiglie che tocca la soglia di circa 40 miliardi è un indicatore di come il sistema non è più in grado di garantire ciò che la nostra carta costituzionale prevede, abbiamo circa il 25% della popolazione che aderisce a fondi integrativi o polizze sanitarie. Nel confronto europeo i nostri fondamentali scivolano sempre di più verso i Paesi Visegrad che verso la locomotiva di Europa. 
Francia e Germania investono pro-capite quasi il doppio di ciò che investiamo noi nel sistema sanitario pubblico. Il rapporto risorse investite/Pil sta scivolando sempre di più verso la soglia del 6% considerata come allert nei Paesi sviluppati. Siamo al quartultimo posto in ambito Ocse per il numero di infermieri e quattordicesimi in Europa per numero di medici. 
Gli stipendi del personale sanitario in media sono nel confronto europeo il quaranta per cento inferiori al nostro personale. I dipendenti del servizio sanitario nazionale secondo l’ultimo rapporto del ministero scendono complessivamente, nonostante durante la pandemia si diceva che non sarebbe stato nulla come prima. Verissimo, ma in senso opposto, peggiorativo. Bisogna dire la verità ai cittadini, oggi il sistema cosi com’è non è più in grado di assolvere agli impegni universalisti inseriti nell’articolo 32 della Carta Costituzionale, in cui si parla di diritto “fondamentale” rivolto all’“individuo” e purtroppo bisogna amaramente constatare che peggio del Covid c’era solo il pericolo di sprecare l’occasione per ripensare, riformare e finanziare adeguatamente il nostro sistema che negli ultimi dieci anni ha perso complessivamente 37 miliardi, nonostante i bisogni di salute aumentano in una popolazione che invecchia in pieno inverno demografico. 
Ecco oggi quel pericolo è una dura realtà e dobbiamo dirlo ai cittadini. Non esisterà un’ora X ma un lento declino in cui siamo pienamente inseriti. Servirebbe parlare un linguaggio di verità, dire le cose come stanno ed impegnarsi a dire che, in questa finanziaria, ogni risorsa che si rendesse disponibile dai vincoli di finanza pubblica sia investita nel sistema sanitario. 
Che senso ha pensare a bonus per dare 80 euro a famiglia quando la stessa famiglia ne spende il triplo per gli esami e le visite necessarie e non in tempi impossibili. Occorre una vera discussione pubblica su questo grande tema, altro che perder tempo nelle discussioni da bar di tifoserie ormai sfinite. 
Su questo argomento servirebbe una grande unità nazionale, altro che ipotesi di autonomia differenziata, che metta al centro il diritto alla salute riconoscendo, se necessario, anche un vincolo finanziario costituzionale di risorse al pari del vincolo del pareggio di bilancio. Se è un diritto fondamentale dell’individuo va anche garantito nel contempo una soglia minima adeguata di risorse che derivano dalla fiscalità generale, meno bonus e più garanzie per il nostro sistema sanitario che è, non dimentichiamolo mai, anche un grande driver di sviluppo e benessere del Paese . 
*Responsabile nazionale welfare di Azione
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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