Gianfranco Viesti
Gianfranco Viesti

Nodo trasparenza/ I dubbi che restano sul progetto federalista

di Gianfranco Viesti
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Mercoledì 26 Aprile 2023, 00:05

Le richieste di autonomia differenziata, per come sono state formulate dalle Regioni, rischiano di cambiare radicalmente il volto dell’Italia, frammentare le sue politiche pubbliche, determinare un vantaggio economico in loro favore a danno degli altri territori, svilire fortemente il ruolo di Roma Capitale. Eppure, non sembrano ricevere l’attenzione dovuta: nel dibattito pubblico, politico e soprattutto parlamentare. Lo provano tre vicende delle ultime settimane.
In primo luogo, la nomina della professoressa Elena D’Orlando a presidente della importantissima Commissione Tecnica Fabbisogni Standard, che gioca un ruolo chiave nella quantificazione dei criteri di riparto territoriale delle risorse pubbliche. Il problema sta nella circostanza che la giurista è da tempo e continua a figurare come componente della “Delegazione Trattante” della regione Veneto proprio per l’autonomia differenziata, che ha il compito di “supportare il Presidente nel negoziato con lo Stato” per ottenere quanto ufficialmente richiesto; fra cui, i 9/10 del gettito delle imposte erariali. Lascia assai perplessi l’idea che chi ritiene che sia opportuno trasferire ad una regione a statuto ordinario tale quota di risorse, e consigli il Presidente su come ottenerla, possa poi elaborare criteri di riparto che smentirebbero proprio tale richiesta.

In secondo luogo, la nomina dei 62 componenti della Commissione che dovrà individuare i livelli essenziali delle prestazioni, cioè i diritti civili e sociali di tutti gli italiani. Come ben sanno i molti suoi autorevoli componenti, si tratta di un compito che la Costituzione riserva alla legislazione esclusiva dello Stato, e che non può che essere svolto per evidenti motivi giuridici e politici dal Parlamento. Si tratta infatti delle decisioni più importanti che esso è tenuto a prendere in attuazione del nuovo Titolo V della Carta; e che non possono che scaturire da un ampio dibattito politico e culturale, anche sulle loro implicazioni economiche, e assumere veste di legge (e non di Dpcm come ora previsto).
In terzo luogo, la predisposizione da parte del Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie di un corposo documento con la “Ricognizione della normativa e delle funzioni statali” nelle materie oggetto di richiesta di autonomia differenziata.

Fondamentale per capire di quale colossale insieme di funzioni concretamente si tratti, eppure non disponibile sul sito ufficiale. 

Ora, è circolata una nuova versione di quel documento “aggiornata con le note pervenute dai Ministeri al 6 aprile”. Essa incorpora cioè la posizione sulla questione di alcuni di essi: altri pur molto importanti non hanno trasmesso note. Apprendiamo così che per il Ministero dell’Istruzione e del Merito il reclutamento del personale scolastico (richiesto da Lombardia e Veneto) è invece prerogativa statale ai sensi dell’articolo 117.2.g della Costituzione e che per il Ministero della Cultura le richieste delle regioni per tutela dei beni culturali, spettacolo e cinema sono estranee alla materia “valorizzazione dei beni ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali”. Leggiamo altresì preoccupatissime note dei Ministeri della Salute e dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica sugli effetti della possibile regionalizzazione delle loro competenze, dalle regole e tariffe per le professioni sanitarie ai tributi speciali per il conferimento dei rifiuti in discarica e a moltissime altre. Quel documento ci fa capire che la trattativa fra gli esecutivi nazionale e regionali per la definizione dei contenuti delle Intese che potrebbero essere sottoscritte è già in corso.
Da ciò scaturiscono interrogativi di grande importanza. Può un confronto sui precisi confini delle materie su cui è richiesta autonomia avere luogo con uno scambio di mail tra i Ministeri e non in Parlamento? La trattativa può non essere pubblica (come peraltro già avvenuto nel 2019)? Gli Italiani e il Parlamento possono non essere compiutamente e tempestivamente informati di quel che si va contrattando e che potrebbe plasmare poi per sempre il volto del paese?

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