Paolo Balduzzi
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Il nodo del Fisco/ La lotta all’evasione e i diritti costituzionali

di Paolo Balduzzi
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Martedì 20 Febbraio 2024, 00:01

I recenti dati sull’evasione fiscale dimostrano che, con i giusti strumenti e la dovuta volontà, il legislatore può contrastare sensibilmente il fenomeno. È un’ottima notizia. 
Negli ultimi anni, i maggiori avanzamenti si sono ottenuti nella lotta all’evasione dell’Iva: “split payment” (scissione dei pagamenti), “reverse charge” (inversione contabile) e obbligo di “fatturazione elettronica” sono formule che forse ai più dicono poco ma che hanno avuto un grande impatto, spesso anche inconsapevole, sulle abitudini di acquisto e vendita di negozianti, professionisti e consumatori. E che hanno portato a risultati considerevoli. 

Tuttavia, anche in questa fase di deciso miglioramento, l’evasione fiscale e contributiva nel nostro paese rimane elevata: se fin solo al 2017 era addirittura vicina ai 110 miliardi di euro l’anno, nel giro di pochi anni si è ridotta di oltre il 20%, tanto è vero che nel 2021 (ultimi dati disponibili) risultava essere di circa 80 miliardi. Resta comunque immensa, addirittura superiore a quanto, ogni anno, l’Italia paga per interessi sul proprio debito pubblico. 

Messa ancora in altri termini: se riuscissimo a recuperare tutto il gettito mancante, potremmo azzerare il deficit di bilancio, che tanto angustia i nostri conti (e le cancellerie di mezza Europa).Sia per queste ragioni quantitative sia per ragioni culturali, cioè di avversione etica al fenomeno anche qualora fosse poco diffuso, i toni sull’argomento restano sempre molto accesi ed è sufficiente una scintilla per infiammare la polemica.

Basti pensare al dibattito che ha accompagnato il cambiamento della soglia all’uso del contante, sia quando venne ridotta sia quando venne rialzata; oppure, per prendere un caso più recente, a quello sull’introduzione del cosiddetto “concordato preventivo biennale”: una semplificazione necessaria che porterà più soldi nelle casse dello Stato, secondo il governo, oppure l’ennesimo condono, nella narrazione dell’opposizione. 
Al di là delle opinioni dei professionisti, tanto della politica quanto del diritto tributario, sull’argomento conta moltissimo la sensibilità dell’opinione pubblica. Il contribuente, peraltro, non rivolge la sua attenzione solo verso il legislatore bensì anche verso i casi di cronaca più eclatanti.
Per esempio, pur trattandosi di casi giuridicamente irrilevanti, molto si è parlato, e con toni nient’affatto distesi, del caso Sinner, denigrato per avere trasferito la sua residenza all’estero, e del caso Fedez. Il quale, nel corso di un processo si è dichiarato, forse un po’ ingenuamente, “nullatenente”. 
È così: tutte le volte che emerge un collegamento tra un nome noto e il fisco, si tende a pensare male.

Spesso a torto: ma, del resto, è anche vero che alcuni precedenti celebri non mancano. Ciò che normalmente accade, in questi casi, è che media e opinione pubblica si concentrano sulla presenza o meno di comportamenti illegali, cioè evasivi o al limite elusivi. Come se la responsabilità fosse interamente del contribuente.

Spesso, e aggiungiamo per fortuna, di comportamenti illegali però non si tratta affatto. In alternativa, ciò che andrebbe approfondito, discusso, dimostrato è se invece non siano le maglie lasciate dalla legge fiscale e tributaria a essere eccessivamente larghe. O complicate. Perché la lotta all’evasione non si fa solo stanando l’illegalità e recuperando forzosamente il gettito sottratto al fisco. La lotta all’evasione è anche una lotta per avere una legislazione fiscale più equa e giusta. 
Del celebre articolo 53 della Costituzione, si ricorda solo il secondo comma, quello sulla progressività del sistema tributario. Ma anche il primo contiene un principio fondamentale: ognuno deve partecipare alla spesa pubblica secondo la propria capacità contributiva. Insieme, i due commi implicano che gli individui più ricchi non devono semplicemente pagare imposte più elevate degli individui più poveri, il che è un’ovvietà. Devono farlo in maniera progressiva, cioè più che proporzionalmente. 
È un principio che, sulla carta, qualunque sistema fiscale vuole rispettare. Anche la flat tax, di cui tanto si parla, prevede appositi e opportuni meccanismi di deduzione e detrazione atti a trasformare un’imposta altrimenti proporzionale in una progressiva. Ebbene: siamo sicuri che oggi il sistema tributario italiano sia davvero coerente col dettato costituzionale? Siamo sicuri che, pur rispettando al 100% la legge tributaria, sportivi, influencer e personaggi dello spettacolo (per limitarsi alle categorie più strettamente osservate) paghino proporzionalmente di più dei loro fan e dei loro follower? 
Prima di dare la (sacrosanta) caccia agli evasori, il legislatore potrebbe aiutare se stesso (e i contribuenti) semplificando quando possibile gli adempimenti fiscali, che spesso mettono in difficoltà i più onesti ma meno organizzati e lasciano invece indifferenti i disonesti; nonché verificando, di tanto in tanto, se la nostra Costituzione viene effettivamente applicata o se, al contrario, è stata frettolosamente dimenticata.

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