Giuseppe Vegas
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Caso crowdfunding/ L’importanza della fiducia per le piccole imprese

di Giuseppe Vegas
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Domenica 17 Marzo 2024, 00:13
La recentissima legge di riforma del mercato dei capitali ha suscitato entusiasmi e critiche, prevalentemente incentrati sul tema dell’attrattività del sistema-paese nei confronti degli investimenti esteri. È così passata sotto silenzio una piccola rivoluzione che, seppur limitata al mercato interno, potrebbe provocare un cambiamento di abitudini degli investitori tutt’altro che irrilevante. Intervenendo in tema di dematerializzazione delle quote delle piccole e medie imprese, la nuova normativa ha aperto al mercato dei capitali il crowfunding. Il cosiddetto finanziamento collettivo è un sistema semplice per ottenere risorse, soprattutto da parte di persone che non dispongono di elevati capitali, ma che spesso conoscono i titolari di imprese di modeste dimensioni. L’Italia ha adottato, prima nel mondo nel 2013, un regolamento in materia. Col passare del tempo, il nuovo metodo di finanziamento, che ha il pregio di essere diretto e di bypassare gli intermediari, è andato sempre più prendendo piede. Pur utilizzando il sistema bancario, indispensabile per le transazioni monetarie, è stato utilizzato anche per imprese più grandi. L’Unione Europea ha approvato poi lo scorso anno un regolamento attraverso il quale vengono armonizzate, e quindi estese a tutti i paesi, le regole in materia. Di particolare importanza è il fatto che la nuova normativa autorizzi ad acquistare e vendere titoli rappresentativi del capitale delle imprese, cioè le quote delle società a responsabilità limitata. La novità consente al crowfunding di trasformarsi, da una sorta di colletta, qual’era nel disegno originario, in un vero e proprio strumento cui ricorrere per la crescita del sistema industriale. In questo modo, senza essere obbligati ad adempiere alla rigida normativa in tema di appello al pubblico risparmio, la gran parte delle imprese di minore dimensione, potrà disporre di risorse sufficienti per modificare la struttura finanziaria ed affrontare il mercato con migliori prospettive e con procedure più snelle. In proposito, si deve notare che, mentre l’originario sistema di crowfunding risultava di fatto finalizzato all’aumento del debito, la riforma consentirà di accrescere il capitale di rischio e aprirlo realmente agli investitori al dettaglio.
L’ulteriore passo compiuto dalla legge italiana appena approvata consente la registrazione e il trasferimento telematico dei titoli rappresentativi di capitale. Il che potrebbe offrire lo strumento per creare un mercato moderno ed efficiente. Da ultimo, ma non per ultimo, la nuova normativa europea incrementa il limite del finanziamento attivabile, portandolo sino a 5 milioni. Si tratta di una somma di tutto rispetto, solo che si consideri che il maggior numero delle nuove quotazioni nel segmento di accesso di Borsa Italiana, l’EGM (Euronext Growth Milan), non va oltre una raccolta media di tre milioni di euro. Allo scopo di tutelare gli investitori, infine, vengono estese le autorizzazioni e rafforzati i controlli di Banca d’Italia e Consob.
Ciliegina sulla torta: se si segue questa strada e l’impresa è una start-up si potrà ottenere anche un credito di imposta, deducibile fino al 50 per cento della somma investita. Un’agevolazione fiscale che, in molti casi, fa la differenza.
Ma non è tutto. La vera novità, quasi rivoluzionaria, consiste nel fatto che utilizzare questa strada dà modo di tagliare una serie di spese e procedure, che fino ad oggi sono state la principale causa della disaffezione di molti imprenditori nei confronti dei mercati finanziari. Non serviranno più complesse pratiche per ottenere fidi bancari, né la necessità di disporre di adeguati collaterali a fini di garanzia. Per ottenere nuovo capitale non sarà, in molti casi, più necessario quotarsi in Borsa. Ne consegue che si potrà evitare di impegnarsi per produrre costosi documenti e prospetti, necessari per accedere al mercato borsistico. Evitando di entrare nel magico mondo di Piazza Affari, si potranno risparmiare le spese necessarie per dotare l’impresa di nuove strutture destinate alla compliance. Inoltre, non verrà applicata la rigorosa normativa in materia di comunicazioni al mercato e anche la soggezione ad alcuni reati societari risulterà attenuata. Le imprese poi non saranno tenute ad adempiere alle regole in tema di composizione dell’organo di governo sociale o di obiettivi in materia di sostenibilità.
A ben guardare, a prescindere dai vantaggi a disposizione delle imprese minori, le nuove statuizioni, se sanciscono la fine di un’epoca, aprono contemporaneamente ad una sorta di democratizzazione della finanza. Un sistema nel quale sia più facile investire il proprio denaro e collegare l’investimento alla fiducia diretta nei confronti dell’imprenditore e dell’impresa. Il risparmiatore potrà anche trovare soddisfazione aggiuntiva in tutti i casi in cui il proprio investimento sarà funzionale a creare un’occasione di sviluppo del territorio in cui vive.
Se poi si considera anche la possibilità di scambiare strumenti finanziari attraverso un token, cioè una scrittura informatica che rappresenta la titolarità di un bene o di una frazione di esso, allora non si può fare a meno di constatare che, in brevissimo tempo e quasi senza che ce ne si potesse accorgere, l’antico mondo, non di rado caratterizzato da bizantinismi e inutili complessità, si sta sgretolando come un castello di carte.
Con un ulteriore effetto favorevole per imprese e risparmiatori. Quello di consentire alle piccole e medie imprese di ridurre i loro costi operativi e poter finalmente affrontare alla pari le grandi multinazionali tecnologiche, che fino ad oggi, sfuggendo alla regolamentazione obbligatoria per il finanziamento delle altre imprese finanziarie, la hanno fatta da padrone nei nostri mercati.
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