Finalmente un passo importante: con la legge “Capitali”, definitivamente approvata dal Senato, l’educazione finanziaria entra nelle scuole di ogni ordine, a conclusione di molte iniziative sviluppate in questi anni da istituzioni (in particolare Bankitalia con i “Viaggi “ nelle Regioni), fondazioni, associazioni (l’Abi “in primis”) , banche, società, qualche pioniere (Beppe Ghisolfi), tutte volte a sottolineare i ritardi dei cittadini in materia bancaria e finanziaria - un italiano su due è privo di conoscenze elementari nel settore del credito e del risparmio, nonchè in quello della previdenza - mentre nel confronto internazionale il Paese si colloca al disotto della media nelle diverse classifiche sulla materia.
Dal prossimo anno, comunque, questa che, per un certo aspetto, si potrebbe definire alfabetizzazione finanziaria entra a far parte dell’educazione civica e delle 33 ore di insegnamento a questa destinate.
Come si è detto, il progresso è chiaro, anche se nella prospettiva occorrerà arrivare alla configurazione dell’educazione in questione come materia autonoma nei programmi scolastici. Si deve riflettere sul fatto che l’insegnamento in questione è previsto da una legge che intende rilanciare il mercato dei capitali e, come tale, non può non muovere da una valorizzazione del risparmio, alla cui tutela contribuiscono un uso consapevole del denaro, la conoscenza del funzionamento e delle norme del settore bancario e finanziario, informati investimenti dei propri risparmi e il ricorso ai finanziamenti degli istituti ben edotto su opportunità e oneri. Sarà necessario partire dalle nozioni elementari, ma importante sarà anche far conoscere il quadro d’insieme, i rapporti tra banche, società finanziarie, Borsa, Organi di controllo, meccanismi paragiurisdizionali di tutela. Ciò richiederà la formazione adeguata degli insegnanti, nonchè la possibilità di avere dei contatti, da parte degli studenti, con chi opera sul campo: banchieri, autorità monetarie, studiosi.
Ma l’innovazione legislativa è anche una spinta per gli Organi di controllo ad agire ancor più in profondità per l’affermazione della trasparenza, correttezza e diligenza nel rapporto intermediario - cliente. Non possono di certo addebitarsi a una ridotta cultura finanziaria i casi nei quali la clientela è stata danneggiata e, tanto meno, le vicende di “ mala gestio”; tuttavia, l’istruzione finanziaria costituisce anche un valido bilanciamento dialettico nel rapporto con la Banca e l’acquisizione pure di una elementare competenza aiuta a prevenire comportamenti illeciti e favorisce l’azione anti - usura.
Nelle crisi, poi, quando si è più esposti alle vociferazioni e agli allarmi l’istruzione finanziaria ha un maggior valore e aiuta a un ragionato orientamento. D’altro canto, se si è pensato di ricorrere, da parte delle autorità, al “mystery shopping” per verificare la qualità di una prestazione finanziaria e il rispetto delle norme , ciò vuol dire che l’esigenza di miglioramenti nella protezione del consumatore - utente e nel riequilibrio della sua posizione negoziale con la banca è tuttora avvertita, pur registrandosi progressi nelle pratiche commerciali. In definitiva, i presupposti sono stati introdotti: molto ora dipenderà da come l’innovazione sarà gestita richiedendo il concorso di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti. Sarà una prova fondamentale. E il legame con l’educazione civica finisce, intanto, con l’elevare il rango dell’educazione finanziaria.