Unicredit, utile 2019 in calo a 3,4 miliardi titolo balza dell'8%

Unicredit, utile 2019 in calo a 3,4 miliardi titolo balza dell'8%
3 Minuti di Lettura
Giovedì 6 Febbraio 2020, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 00:05
Una performance operativa migliore delle attese e una politica dei dividendi ancora più generosa rispetto alle previsioni spingono Unicredit. I conti 2019 mettono le ali al gruppo in Borsa con il titolo (+8,15% a 13,88 euro), che arcivia la seduta sui massimi da fine settembre 2018.

L'anno si chiude con un utile netto di 3,4 miliardi in calo di quasi il 18% ma sopra le stime degli analisti a 3,1 miliardi, stessa cosa per il consolidato sottostante, cioè al netto delle operazioni straordinarie, che sale a 4,7 miliardi (+55,5%) e conclude il piano Transform 2019 con risultati robusti raggiungendo gli obiettivi chiave.

Sotto la lente è il quarto trimestre che accusa un rosso di 835 milioni di euro a causa di consistenti poste non operative negative per 2,3 miliardi (al netto delle tasse). A pesare sono 365 milioni dalla cessione del 9% di Yapi Kredi, costi di integrazione in Germania e Austria per 319 milioni e rettifiche su crediti relativo al perimetro Non Core per 1,1 miliardi. Proprio per quanto riguarda l'istituto turco, Unicredit ha chiuso nelle ultime ore la vendita di una quota del 12% per circa 440 milioni. L'operazione sarà contabilizzata nel primo trimestre di quest'anno con un impatto negativo sul conto economico consolidato pari a circa 820 milioni. Il gruppo si diluisce dunque al 20% circa. Una quota che «non toccheremo nel 2020 sottolinea, il ceo Jean Pierre Mustier che però aggiunge anche nella call con gli analisti che «nel 2023 non è previsto un contributo di Yapi all'utile netto».

Nelle pieghe dei conti è soprattutto la politica dei dividendi a stupire il mercato. L'esercizio 2019 beneficia di 1,4 miliardi di dividendi cash (0,63 euro per azione in pagamento il prossimo aprile) e di mezzo miliardo in riacquisto di azioni proprie. La distribuzione di capitale agli azionisti è così confermata al 40% con la promessa di alzarlo al 50% per l'esercizio 2020, pagato nel 2021. Da non escludere poi un extra dividendo che verrà pagato in contanti o tramite riacquisto di azioni. «Come abbiamo già ribadito, preferiamo il riacquisto di azioni proprie, rispetto a fusioni e acquisizioni Ciò non è cambiato», ribadisce Mustier che sul tema torna più volte escludendo nuove acquisizioni come opzione per tutto l'arco del piano Team23.

La chiusura del 2019 consente alla banca che ha convocato l'assemblea di bilancio per il prossimo 9 aprile, di aprire un altro fronte e cioè quello della trattativa con i sindacati italiani sugli esuberi. La stima è di 5.500-6000 nel nostro Paese a fronte di uscite complessive per 8mila unità con accordi già raggiunti in Germania e Austria. La lettera di convocazione verrà consegnata all'inizio della prossima settimana, lunedì 10 febbraio, per un primo incontro tra azienda, segretari nazionali dei sindacati e i coordinatori di gruppo che si terrà il prossimo 14 febbraio. L'attesa è che la procedura si chiuda entro il 30 marzo. Il «confronto sarà durissimo», avverte il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni che chiede «almeno una assunzione ogni due eventuali esuberi». 

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA