Per Lasorella, "ciò conferma non solo la fragilità della nostra industria culturale, ma segnala probabilmente anche un vuoto di politica industriale da colmare in un settore che gode di grande prestigio nel mondo quanto a sapienza tecnica e qualità dei contenuti". Nel settore radiofonico nell'ultimo anno si è registrata una contrazione degli ascolti e dei ricavi, ma anche un cambiamento delle abitudini degli italiani a causa della riduzione degli spostamenti in auto, dell'ampio ricorso al lavoro agile. Nell'editoria quotidiana, l'Autorità ha censito 105 testate, per un valore complessivo di 1.103.826.466 copie (-13,4% rispetto al 2019). "La crisi strutturale della stampa tradizionale – ha spiegato Lasorella – si sta rilevando sempre più marcata e mostra di non aver beneficiato particolarmente della accresciuta domanda di informazione dovuta alla crisi pandemica. Nel secondo trimestre 2020, solo il 17,6% degli italiani ha scelto in media di informarsi sui quotidiani, secondo un trend in discesa che è comune a tutta l'Unione europea".
La rete internet è stata "la grande protagonista dell'anno appena trascorso: un anno di pandemia in cui l'uso della rete si è ampliato e intensificato", ha sottolineato il presidente dell'Autorità. "Tale tendenza – ha aggiunto Lasorella – è riconducibile alla crescita degli abbonamenti a banda larga e a banda ultra larga, strettamente connessa al forte incremento del traffico online, la cui consistenza media ha raggiunto lo scorso anno 17,9 milioni (+2,8%)". "Attualmente la copertura del territorio nazionale, considerando l'infrastruttura qualitativamente capace di garantire prestazioni in termini di velocità di connessioni migliori, ovverosia la fibra ottica, risulta pari al 33,7% delle famiglie italiane, in crescita rispetto al 30% del 2019". Nella copertura in banda larga e ultralarga, invece, "sussistono ancora differenze molto significative tra i diversi territori del Paese e, in particolare, tra Centro Nord e Sud e, come si usava dire, tra citta' e campagna".
Complessivamente gli effetti della crisi pandemica si sono fatti sentire sul settore delle telecomunicazioni che ha registrato una flessione, in termini di risorse complessive, del 4,8%. "La contrazione è più marcata nella rete mobile (-5,9%), mentre la rete fissa mostra riduzioni più contenute (-3,8%) – ha spiegato Lasorella – Ciò nonostante, comunque, il settore nel suo complesso ha mostrato una maggiore resilienza e una migliore capacità di tenuta rispetto all'andamento del sistema economico in generale. Analizzando le cifre più in dettaglio, nel mercato della rete fissa emerge l'importanza dei servizi dati, i cui introiti sono cresciuti del 2,9%, mentre sono ulteriormente calati quelli derivanti dai servizi vocali (-21,8%)".
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