Un 2021 di forte rimbalzo per tutta l’economia italiana, che però è stato più rapido al Nord rispetto al Centro e al Mezzogiorno. E poi un 2022 in cui la frenata indotta dalla corsa dei prezzi e dalla guerra in Ucraina penalizza in maniera più marcata ancora le Regioni centro-meridionali.
Con il rischio che i divari si allarghino ulteriormente nel clima di incertezza che caratterizzerà i prossimi mesi, a danno soprattutto del Sud ma anche di alcune particolari aree dell’Italia centrale. Le anticipazioni del rapporto Svimez rese note ieri forniscono come di consueto una chiave di lettura analitica di quanto sta accadendo nel nostro Paese, permettendo di andare oltre le indicazioni che derivano dalle semplici medie dei tassi di crescita. Per i territori meridionali, ma in genere per quelli caratterizzati da strutture amministrative più deboli, c’è anche il pericolo di non cogliere l’occasione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che tra i suoi obiettivi avrebbe proprio quello di ridurre le distanze.
SIMMETRIA
Lo scorso anno il recupero dell’economia italiana è stato sostanzialmente simmetrico rispetto alla brusca caduta del 2020: quindi le Regioni maggiormente colpite hanno recuperato terreno con maggiore intensità.
LE CRITICITÀ
Il Mezzogiorno è colpito in misura maggiore anche da alcune delle criticità che si stanno manifestando con forza in questi mesi e che con tutta probabilità sono destinate a non svanire molto presto. È il caso ad esempio dell’impatto dell’inflazione sui consumi delle famiglie, che è più forte in presenza di redditi bassi e quindi destinati in prevalenza a spese come quelle alimentari o di trasporto. Di conseguenza in questa parte del Paese si manifesterà - e si sta già manifestando - una più visibile gelata dei consumi.
Ma anche sul fronte delle imprese, quelle meridionali sono maggiormente colpite sia dai costi di approvvigionamento dell’energia (più elevati a causa della minore dimensione media delle aziende) sia da quelli di trasporto (per la maggiore distanza dai principali mercati di sbocco). E in senso negativo - sempre a causa della maggiore debolezza del sistema produttivo - incidono anche i rischi di razionamento del credito che si potrebbero manifestare in caso di perdurante incertezza finanziaria, eventualmente legata anche all’instabilità politica.
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