Per il 3,1 per cento degli intervistati, pari a 600 mila famiglie, – rileva la ricerca – la crisi sanitaria ha prodotto una concreta difficoltà economica. Una famiglia su due (47%) è costretta a ricorrere ai risparmi per far fronte alle difficoltà, ma solo il 10,2% vi attinge in misura significativa; il 15,3% vede le entrate ridursi significativamente o addirittura azzerarsi (3,1%); il 19,4% ha chiesto e ottenuto aiuti economici.
La crisi sanitaria – si legge nel rapporto – peggiora anche le aspettative. Il saldo tra chi prevede un miglioramento e chi attende invece un peggioramento delle prospettive di reddito nei prossimi 12-18 mesi è negativo e pari al 20%. Nel 2020 si interrompe il miglioramento dei giudizi di sufficienza del reddito. Dopo la prima ondata pandemica il saldo tra ottimisti e pessimisti scende ulteriormente dal 66,1 al 63,8%.
Il primo obiettivo degli investimenti resta la sicurezza (59,2%) La liquidità è stabile al secondo posto (36,7%, seguita dal rendimento di lungo termine. Sul fronte case e patrimonio si registra un record di proprietari (77,6%) con il 58% dei patrimoni rappresentato da case e 1,6 milioni di potenziali acquisti in vista nei prossimi 24 mesi.
I risparmiatori (55% del campione) superano i non risparmiatori (45%). Aumentano le ragioni per risparmiare: non solo più casa e vecchiaia, ma anche salute e sostegno dei figli.
Lieve assestamento verso il basso delle aspettative pensionistiche. La pensione media attesa scende a 1.182 euro. Flette dal 42,4 al 39,9 il saldo netto positivo sulla sufficienza del reddito all'epoca delle pensioni. Stabili i fondi pensione (12,7%). In crescita dal 10 al 14% i possessori di polizze LTC. Scendono gli obbligazionisti (21,6%), ormai avvicinati dai possessori di risparmio gestito (dal 15,3 al 17,3%).
Migliora il giudizio nei confronti dell'Europa. Il 67% (era il 65 per cento nel 2002) degli intervistati si dichiara, infatti, favorevole all'Europa e all'euro.
Il rendimento totale (cedola e aumento di capitale) dei titoli di Stato italiani è positivo e pari a 9 punti percentuali tra gennaio e ottobre, proteggendo i portafogli. L'Unione Monetaria – rileva l'indagine – ha evitato che la pandemia avesse effetti negativi anche sul finanziamento dei conti pubblici. La politica ultra-espansiva della BCE favorisce la crescita dei prestiti all'economia: il flusso è di 143 miliardi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA