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Ecco quindi che il decreto Rilancio oltre ad ampliare il numero dei documenti sanitari che possono essere inseriti nel Fse (compresi quelli relativi a prestazioni erogate privatamente) va a cancellare strategicamente un comma della legge del 2012, quello che richiedeva il consenso dell'interessato per l'alimentazione del fascicolo. Ora - se la norma sarà confermata dal Parlamento - questo passaggio non sarà più necessario ma verrà richiesto il consenso esplicito solo al momento in cui i medici andranno effettivamente a consultare le informazioni. Questa impostazione si basa anche su un parere già fornito dal Garante della privacy, lo scorso 3 aprile.
Il decreto contiene un'altra novità che guarda ai dati sanitari degli italiani: un articolo il cui titolo è "Metodologie predittive dell’evoluzione del fabbisogno di salute della popolazione" permette al ministero della Salute «di trattare dati personali, anche relativi alla salute degli assistiti, raccolti nei sistemi informativi del Servizio sanitario nazionale, nonché dati reddituali riferiti all’interessato e al suo nucleo familiare per lo sviluppo di metodologie predittive dell’evoluzione del fabbisogno di salute della popolazione». In questo caso si tratterebbe di un utilizzo apparentemente non personalizzato ma massivo - in chiave di "big data" - delle informazioni, comprese quelle relative al reddito. Sulle concrete modalità attuative di questa procedura il ministero dovrà acquisire il parere del Garante della privacy.
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