Pnrr, nodo asili nido per la quarta rata. Modifiche, è pressing: corsa per incassare 16,5 miliardi di euro

Obiettivo: 260mila posti per l’infanzia entro il 2026, ma i bandi vanno a rilento

Pnrr, nodo asili nido per la quarta rata. Modifiche, è pressing: corsa per incassare 16,5 miliardi di euro
di Francesco Bechis
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Sabato 22 Luglio 2023, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 09:23

Buona la terza. E, si spera, anche la quarta. L’intesa raggiunta con la Commissione europea per le modifiche alle due tranche del Pnrr sotto esame, 35 miliardi di euro in totale, non basta ancora a cullare il sonno del governo italiano. Al netto della corsa per consegnare a Bruxelles entro il 31 agosto il Repower Eu, cioè il capitolo aggiuntivo del piano di ripresa tutto centrato sulla transizione ecologica – per l’Italia il tesoretto “green” si aggirerà intorno ai 15 miliardi – si apre ora la partita della quarta rata del Recovery. 

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LE TRATTATIVE

Sedici miliardi di euro, cui si sono ora aggiunti i 519 milioni legati al target dei posti letto per gli universitari, “traslocato” dalla terza rata per sbloccare l’impasse con la Commissione Ue.

Nel quarto “pacchetto” del piano Ue c’è di tutto: investimenti nei trasporti e nel cinema, progetti per l’istruzione e il terzo settore. In totale sono ventotto gli obiettivi che l’Italia avrebbe dovuto centrare entro il 30 giugno scorso. Condizionale d’obbligo, se è vero che alla scadenza ben 16 traguardi previsti dal Pnrr sono stati mancati. Le cause sono le più disparate. Ritardi nell’aggiudicazione dei bandi, inflazione, tentennamenti dei governi precedenti. E con questo cahiers de doléances il ministro Raffaele Fitto ha chiesto ufficialmente alla Commissione, ricevendo un via libera preliminare, di ritoccare ben dieci progetti della quarta rata per incassare entro fine anno il tanto atteso, miliardario rimborso. Fra questi il nodo più ingombrante è dato dal piano per la creazione di 1857 nuovi asili nido e 333 scuole dell’infanzia. In gioco ci sono 4,6 miliardi di euro, di cui 3 generati dal Pnrr. Un piano ambizioso, che punta a colmare un grave ritardo strutturale nelle politiche italiane per la famiglia. Troppo ambizioso, a detta del governo: i ritardi accumulati nella fase di selezione un anno fa e il caro-materiali dovuto alla guerra in Ucraina hanno messo i bastoni fra le ruote al piano per gli asili italiani. Di qui la richiesta alla Commissione di una revisione. Il copione è lo stesso seguito, con successo, nelle trattative per spostare più in là il target dei posti letto universitari. Il governo non definanzierà gli interventi né può lamentare uno scarso interesse del mercato - l’aggiudicazione dei lavori da parte degli enti locali finora supera il 90 per cento - ma emanerà un nuovo bando per centrare l’obiettivo finale: creare entro la fine del 2025 più di 260mila posti nelle strutture italiane per l’infanzia. In altre parole, l’Italia chiede alla Commissione tempo. Per il piano delle culle, ma non solo. 

I RITOCCHI

Al netto dei posti letto nelle residenze universitarie, che ora sono un problema della quarta rata, sono ben dieci i ritocchi che Fitto ha chiesto a Bruxelles per avvicinare la prossima tranche del piano. È il caso della costruzione di ben 17 nuovi studios cinematografici a Cinecittà - investimento da 300 milioni di euro - che il governo propone di ridurre a 9. Altri progetti sotto i riflettori Ue arrivano dai ministeri di Matteo Salvini e Gilberto Pichetto. Come le 6500 colonnine elettriche, di cui 4mila in città, che il Pnrr italiano prevede entro il 2026. Difficile, dati alla mano: finora sono arrivate richieste per 4700 colonnine, tutte in aree urbane. Su un binario morto, è il caso di dire, c’è poi l’investimento per costruire treni a idrogeno e le relative infrastrutture. Un altro target che ha riscosso scarso interesse tra i privati. 

I ritocchi chiesti da Palazzo Chigi, va da sé, sono scritti a matita. Spetterà alla Commissione ricalcarli a penna e sbloccare anche la quarta rata del piano con i suoi 16,5 miliardi di euro. Strada apparentemente in discesa, a sentire gli assist di questi giorni tra Roma e Bruxelles. Ma la storia della terza rata del Pnrr, con un bonifico della Commissione rimasto congelato per otto mesi, suggerisce cautela. 

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