A sud della Cina e a nord dell'Australia, tra l'Oceano Indiano e quello Pacifico, i dieci paesi che compongono l'Asean (Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Singapore e Thailandia), esprimono la terza area più popolosa del mondo e possiedono notevoli margini di crescita: il PIL aumenta del 4/5% annuo e, alla luce anche dei cambiamenti degli equilibri geoeconomici derivanti dal conflitto bellico in Ucraina, – rileva lo studio – il Sud-est asiatico avrà una posizione sempre più rilevante nella supply chain globale per posizione e competitività del sistema. Attualmente i principali prodotti esportati dall'Italia verso l'Asean sono macchinari, componenti elettronici, pelletteria e prodotti chimici, mentre il nostro Paese importa principalmente oli e grassi vegetali e animali, altri beni alimentari, tra cui pesce e molluschi, apparecchiature per telecomunicazioni e articoli di abbigliamento. Le aziende italiane che incontrano maggiori problemi di gestione del credito sono le Pmi che, per quanto molto dinamiche e focalizzate sullo sviluppo, – sottolinea l'indagine – non sempre effettuano adeguate valutazioni di rischio; spesso sottovalutano l'importanza di esportare nell'ambito di accordi commerciali strutturati ed elaborati da operatori legali, oppure non dispongono di strumenti di gestione accessibile nel momento della criticità e del mancato pagamento.
"Le principali cause di difficoltà – spiega Paolo Colombari, ceo di Invenium Legaltech – sono la distanza fisica, le differenze a livello normativo e, purtroppo, la mancanza di preparazione e la frettolosità con cui a volte sono costruiti gli accordi commerciali. Esistono mercati economicamente importanti, ma particolarmente complessi e delicati, come quello asiatico, dove ancor più fondamentale è l'esigenza di una buona gestione del rischio. Esiste la possibilità per le aziende italiane di proteggersi richiedendo pagamenti anticipati, ma spesso non è un'ipotesi percorribile: in questo scenario è determinante utilizzare altri strumenti di tutela non solo legale, ma anche assicurativa e finanziaria. È quindi necessario lo sviluppo di strumenti Legal Tech, Fintech e Insurtech dedicati al settore dell'export".
"Le aziende italiane – afferma Enrico Giuntelli, general manager di IMBA – sono particolarmente apprezzate per le loro eccellenze produttive, e nell'area Asean possono trovare dei partner molto vantaggiosi in termini sia di know-how che di costo del lavoro. Purtroppo, però, se si guarda soprattutto alle Pmi, il numero di aziende italiane che investe in Asia è ancora molto ridotto, soprattutto in confronto alle concorrenti degli altri grandi Paesi europei. Considerando la situazione economica attuale e le previsioni future, che vedono uno spostamento verso oriente del baricentro economico mondiale, è essenziale che anche le Pmi italiane, oltre che stabilire una presenza fissa sul territorio, comincino a valutare e utilizzare in modo diffuso forme avanzate di tutela dei propri rapporti internazionali, anche col supporto delle nuove tecnologie dedicate alla salvaguardia del credito commerciale".
© RIPRODUZIONE RISERVATA