Pil, nel 2020 crollo dell'8,8%. Italia maglia nera nell’Ue

Pil, nel 2020 crollo dell'8,8%. Italia maglia nera nell’Ue
di Jacopo Orsini
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Martedì 2 Febbraio 2021, 22:11 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 01:33

L’anno segnato dalla pandemia si chiude per l’Italia con un crollo del Pil dell’8,8%, un calo mai visto negli ultimi decenni, ma meno peggiore del previsto. Nei tre mesi finali del 2020 la situazione economica, con il nuovo aggravarsi del ritmo dei contagi, è tornata però di nuovo a deteriorarsi spostando ancora più avanti l’attesa ripresa. 

«L’economia italiana registra, dopo il robusto recupero del terzo trimestre, una nuova contrazione nel quarto a causa degli effetti economici delle nuove misure adottate per il contenimento dell’emergenza sanitaria», sottolinea l’Istituto nazionale di statistica (Istat), precisando che nel periodo ottobre-dicembre il calo del Pil, secondo le stime provvisorie, è stato del 2% rispetto ai tre mesi precedenti e del 6,6% nel confronto con lo stesso periodo dell’anno prima, più ampio del -5,1% segnato nel terzo trimestre (ma decisamente più contenuto del -18,1% segnato nel secondo in piena emergenza). La flessione, rileva ancora l’Istat, «è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, ovvero agricoltura, silvicoltura e pesca, industria e servizi».

L’Italia, tra le grandi economie di Eurolandia, è quella che alla fine del 2020 ha sofferto di più la crisi provocata dal Covid. La flessione media dell’area nell’ultimo trimestre dell’anno si è fermata infatti allo 0,7%, ma ci sono paesi, come Germania e Spagna (+0,1% e + 0,4%), che hanno registrato una crescita, mentre la Francia ha limitato la caduta all’1,3%. L’arretramento dell’economia tricolore è comunque dovuto, precisa l’Istat, soprattutto a «un netto peggioramento della congiuntura dei servizi, a fronte di una contrazione di entità limitata dell’attività industriale».

Gli analisti sono ora concordi nel rinviare la ripresa alla primavera, ma sul futuro pesa anche l’incertezza determinata dalla crisi politica. Lo stallo del governo ha già provocato il rinvio del nuovo decreto Ristori e l’arrivo di nuovi aiuti alle imprese in difficoltà e potrebbe anche mettere a rischio i fondi europei del Recovery plan. «Ci aspettiamo che il pil si contragga di nuovo nel primo trimestre del 2021 - osserva Loredana Maria Federico, capo economista di Unicredit - e quindi che l’Italia debba fronteggiare una nuova recessione tecnica prima che la ripresa inizi in primavera, sostenuta da una progressivo allentamento delle restrizioni e un miglioramento della fiducia dovuto alla prospettiva dell’arrivo del vaccino».

Ma con quale forza è ancora da vedere. «La velocità della ripresa dipenderà dall’avanzamento del processo di vaccinazione che è ancora molto incerto», aggiunge l’analista di Unicredit. Anche gli economisti di Barclays prevedono un peggioramento delle prospettive di Eurolandia nel primo trimestre del 2021. «La flessione del quarto trimestre mette l’area euro sulla strada di una doppia recessione», afferma l’istituto.

Appare dunque difficile riuscire a centrare una crescita del 6% nel 2021. Il Fondo monetario internazionale ha appena tagliato le stime da +5,2 a +3% e anche l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) giudica difficile raggiungere l’obiettivo. L’Ufficio studi di Confcommercio stima una crescita «decisamente inferiore al 6%». Anche secondo Confesercenti il dato sul pil «sancisce il ritorno dell’economia italiana in una nuova fase di debolezza. Le ombre - aggiunge l’organizzazione - si proiettano sull’anno in corso, per il quale diventa cruciale la disponibilità dei vaccini e l’accelerazione della campagna vaccinale». Ma l’esecutivo, per bocca del sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, conferma la previsione e conta su «un balzo del 5-6% se il Covid finisce».

Intanto i sindacati chiedono di aumentare gli sforzi pubblici per fronteggiare la crisi. «Il crollo del Pil indica il pesantissimo prezzo che il nostro Paese sta pagando in termini sociali ed economici a causa della pandemia. In questo momento così difficile tutte le energie andrebbero utilizzate per difendere occupazione, redditi e attività economiche», afferma la Cgil. «La flessione recepisce gli effetti economici dell’innalzamento della curva pandemica, ma anche una risposta troppo debole sul versante degli investimenti e delle politiche espansive», aggiunge la Cisl.
 

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