Multe, stralcio delle cartelle a metà e anche Roma non rottama. Richiesta al governo: «Ampliare la norma»

Questione cruciale: in ballo ci sono 500 milioni di multe da cancellare, 8 milioni di contribuenti coinvolti e 1,1 milioni di atti.

Cartelle esattoriali, lo stralcio è a metà e anche Roma non rottama. Richiesta al governo: «Ampliare la norma»
di Michele Di Branco
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Domenica 8 Gennaio 2023, 21:33 - Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 10:14

Stralcio delle multe in salita per la metà dei comuni italiani. La legge di Bilancio messa a punto dal governo prevede la cancellazione delle cartelle esattoriali fino a mille euro comprese tra il 2000 e il 2015. Per tutte le imposte generali (ad esempio Irpef e Iva) lo stralcio è automatico e, dunque, i contribuenti si vedranno annullare il fardello senza dover muovere un dito. Mentre per i debiti amministrativi (contravvenzioni e, ad esempio Tari e Imu) il meccanismo è differente e spetterà ai comuni decidere se aderire o meno. Una scelta che gli enti dovranno comunicare al ministero dell’Economia entro il 31 gennaio prossimo. Ebbene il 50 per cento dei sindaci già sa che, secondo quanto fa notare l’Anci, non potrà comunque stralciare le cartelle ai propri concittadini. 

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IL VINCOLO


E questo perché, come spiega il numero uno dell’Ifel, Alessandro Canelli, «la manovra consente l’adozione dello stralcio sotto i mille euro solo ai comuni che affidano la riscossione all’Agenzia delle entrate, mentre chi riscuote i tributi da sé o affidandosi a società esterne resta tagliato fuori». Il sindaco di Novara e responsabile dell’Anci per la finanza locale lancia così un appello affinché «venga rivista la norma, che è comunque molto positiva, mettendo tutti i primi cittadini sullo stesso piano senza operare differenze». La questione è piuttosto importante: in ballo ci sono 500 milioni di multe da cancellare, 8 milioni di contribuenti coinvolti e 1,1 milioni di atti. Occorre ricordare che la prima versione della manovra comprendeva nello stralcio delle cartelle sotto i mille euro, automaticamente, anche le multe stradali, ma tramite un emendamento il governo ha fatto retromarcia dando la possibilità ai Comuni stessi di decidere se cancellare le mini-cartelle o continuare a provare a esigere quanto dovuto. 

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LA RESISTENZA


Un’opzione, quest’ultima, suggerita proprio dall’Anci, l’associazione dei Comuni italiani che, tramite il suo presidente e sindaco di Bari, Antonio Decaro, aveva espresso preoccupazione sull’eventualità di dover rinunciare a entrate fondamentali per le casse delle amministrazioni locali già in rosso di 600 milioni di euro. Perché è vero che il tasso di riscossione nazionale è modesto (45 per cento) ma molti sindaci preferiscono comunque provare a dare la caccia ai morosi. I tassi di successo della riscossione sono molto diversi a livello regionale: a Napoli nel 2021, è stato pagato solo il 15,9% delle sanzioni, a Roma il 35,2%, mentre a Milano il 55%. 


LA CAPITALE


In queste due maggiori città italiane, ad ogni modo, i sindaci Roberto Gualtieri e Beppe Sala non hanno intenzione di rinunciare ai possibili, per quanto poco difficili introiti, provenienti dalle sanzioni stradali. Cancellare le multe costerebbe alla Capitale 240 milioni di euro (in tre anni) in meno a bilancio, mentre il primo cittadino del capoluogo lombardo, nonostante un tasso di riscossione sufficiente, già nel 2019 decise di non aderire alla pace fiscale per «garantire l’equità nei confronti di quei cittadini, la maggioranza, che hanno pagato per tempo i tributi e le sanzioni». Al di là delle prossime scelte individuali, i sindaci chiedono comunque di essere messi tutti sullo stesso piano e di poter potenzialmente aderire all’operazione. Una scelta in ogni caso delicata: i soldi dovuti da automobilisti e contribuenti per multe e tasse, anche per gli importi datati come quelli dello stralcio, infatti, fanno parte dei bilanci: nel caso in cui non si riescano a riscuotere in modo rapido, devono comunque essere considerati dalle amministrazioni e conteggiati come “crediti di dubbia esigibilità”, prima di essere valutati come crediti inesigibili e quindi tolti dal bilancio. 

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