L'Inps festeggia 125 anni, Tridico: ​«La sua storia coincide con la storia dello Stato sociale in Italia»

Il discorso integrale del presidente dell'Istituto nazionale della previdenza sociale alla cerimonia a palazzo Wedekind davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella

L'Inps festeggia 125 anni, Tridico: «La sua storia coincide con la storia dello Stato sociale in Italia»
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Sabato 4 Marzo 2023, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 17:16

L'Inps festeggia 125 anni. Dalla fondazione della Cassa Nazionale di previdenza per l'invalidità e per la vecchiaia degli operai, nel 1898, all'ente di welfare più grande d'Europa che è oggi, «la sua storia coincide con la storia dello Stato sociale in Italia». È una storia che conferma l'indissolubilità di welfare e lavoro, e che scandisce l'espansione delle scelte di solidarietà. Il presidente dell'Istituto nazionale di previdenza sociale, Pasquale Tridico, ha aperto così il 3 marzo le celebrazioni per l'anniversario. Alla cerimonia a palazzo Wedekind ha partecipato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ecco il testo dell'ntervento del presidente dell’Inps: "L'Evoluzione del Welfare e del Lavoro per Innovare il Paese”.

IL DISCORSO INTEGRALE

La storia dell’Inps coincide con la storia dello Stato sociale in Italia. È una storia che ha accompagnato le più importanti trasformazioni del mondo del lavoro, del fare impresa e delle famiglie. È una storia che conferma l’indissolubile legame tra welfare e lavoro. E che scandisce l’espansione delle scelte di solidarietà del Paese.

In piena rivoluzione industriale nasce anche in Italia, nel 1898, la previdenza sociale, con l’istituzione di una assicurazione privata obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e con la fondazione della Cassa Nazionale di previdenza per l'invalidità e per la vecchiaia degli operai, secondo il principio di una «previdenza libera sussidiata e facoltativa». Nel 1919, l’assicurazione diventa obbligatoria per i dipendenti dell’industria e gli agricoltori e vi si aggiunge una assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria. Così come qualche anno prima, nel 1910, si era avuta l’introduzione dell’assicurazione obbligatoria della maternità.

Nel 1943 si compie un riordino delle varie casse e viene definita la configurazione dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Ed è nel 1945, alla vigilia della nascita della Costituente e del suffragio universale maschile e femminile, che viene creato il primo fondo a ripartizione, primo vero strumento di solidarietà universalistica intergenerazionale.

Nasce così il moderno Stato Sociale italiano che avrebbe accompagnato i cittadini in quei successivi trent’anni di straordinario sviluppo industriale del Paese, trent’anni caratterizzati dall’aumento demografico e da una forte espansione economica. L’Italia decise di abbracciare un’idea di stato sociale che permettesse a tutti migliori condizioni di vita, costruendo progressivamente una sanità pubblica, un reddito assicurato per malati e indigenti, istruzione pubblica gratuita, servizi per l’impiego e servizi abitativi.

La missione dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale si inserisce in questo solco valoriale, scandito chiaramente negli articoli 1, 3, 4 e 38 della Costituzione, che mira a principi di welfare universalistico e alla promozione del “lavoro buono”, capace di garantire le giuste tutele e lo sviluppo umano. 

Dagli anni 90 in poi, la globalizzazione e il calo demografico impongono una riflessione e ha inizio un lungo processo di riforma che riguarda sia il mercato del lavoro che l’ambito delle pensioni, dell’assistenza e del sostegno al reddito. Anche questo processo ha visto INPS al centro di cambiamenti importanti e di una profonda modernizzazione. Da una parte, l’aumento delle disuguaglianze, e la crescente flessibilità del lavoro, che troppo spesso è diventata precarietà, hanno portato a aumentare le prestazioni a sostegno del reddito. Dall’altra, la crisi demografica ha spinto verso maggiori sostegni alla famiglia e per i figli. Infine, le due grandi crisi del nuovo secolo, quella finanziaria del 2008 e la pandemia, hanno generato un welfare sempre più universale e meno categoriale, rivolto a tutti i lavoratori e non solo ai lavoratori subordinati, con l’estensione dell’indennità di disoccupazione e con l’introduzione del reddito minimo, in linea con gli indirizzi comunitari.

Negli ultimi anni si è anche accentuata l’attenzione dell’Istituto ai diversi bisogni delle persone con disabilità, che potrà dispiegarsi ulteriormente con l’applicazione della recente legge delega per promuovere maggiore autonomia e inclusione.

Più ampie tutele potrebbero inoltre essere garantite attraverso un adeguamento delle tabelle in tema di invalidità civile, risalenti al 1992, in linea con il progresso della scienza medica.

L’Inps è una grande azienda pubblica efficiente al servizio del Paese e del suo cambiamento. Solo 20 anni fa, l’Istituto offriva prestazioni e servizi nell’ordine di qualche decina. Oggi ne gestisce oltre 400. Per volontà dei Governi e Parlamenti che si sono succeduti, Inps ha incrementato il numero e la varietà delle prestazioni sociali e accorpato a sé altri enti previdenziali, diventando una vera e propria “Agenzia Nazionale del Welfare” con missioni e obiettivi sempre più ampi per rispondere alle crescenti esigenze della società italiana.

Questa evoluzione ha portato ad una maggiore efficienza, ad economie di scala e a una gestione centralizzata dei dati per una maggiore integrazione dei servizi. L’Inps non solo eroga prestazioni in un contesto “ordinario” a circa 42 milioni di utenti, tra lavoratori, pensionati, famiglie e aziende, ma è anche diventato un pilastro imprescindibile nelle situazioni di emergenza, come accaduto durante la pandemia, quando l’Istituto ha risposto in modo efficace ad un bisogno di sostegni senza precedenti per ulteriori 16 milioni di persone. Più recentemente, è stato il volano di realizzazione di misure come l’assegno unico, che oggi viene erogato a circa 10 milioni dei nostri figli, di sussidi per milioni di poveri, mentre decine di milioni di utenti hanno ricevuto tramite INPS gli interventi di sostegno per contrastare la crisi energetica.

Oggi, secondo l’ultimo bilancio consolidato, l’Istituto gestisce 386 miliardi di euro di entrate, di cui 145 miliardi di trasferimenti pubblici, e 384 miliardi di euro di uscite, assicurando la sostenibilità del sistema e agendo come snodo per la coesione sociale. Siamo anche un ente attuatore del Pnrr, nell’ambito del quale abbiamo 130 progetti e servizi in costruzione: un terzo di essi sono già finanziati e rilasciati, tra cui il nuovo portale INPS, un vero e proprio sportello elettronico, completamente rinnovato, che semplifica l’accesso alle prestazioni e personalizza l’esperienza dell’utente.

Tutto questo rappresenta l’Inps, un “motore” sempre acceso, l’ente di welfare più grande d’Europa.

Quest’oggi celebriamo i 125 anni di una storia sempre proiettata sull’innovazione e sul futuro. Voglio sottolineare come tutto questo sia stato e sarà possibile grazie all’impegno costante di tutto il personale Inps, cui in questi giorni si aggiungono ben 4124 giovani neoassunti, che interpreta con rigore una fondamentale funzione sociale. Il loro lavoro è supportato da una chiara strategia di innovazione tecnologica che negli ultimi anni ha posto l’Istituto all’avanguardia tra le pubbliche amministrazioni, sia per l’interoperabilità delle banche dati che per i servizi digitali. Siamo anche un fondamentale patrimonio di dati, utilizzati a fini di buon governo, di maggiore efficienza e di studio per il benessere sociale nelle diverse fasi della vita, dal grembo agli eredi.

La crescita di una grande comunità democratica si nutre della fiducia nel futuro, fiducia che si coltiva a partire dal miglioramento delle condizioni di vita dei singoli, dalla dignità del lavoro, dal diritto all’istruzione e all’assistenza sociale, dal sostegno alla natalità e da migliori opportunità che abbiamo il dovere di offrire ai giovani.  

La mancanza di prospettive e di solidarietà è la più grande sconfitta che un popolo possa affrontare. È ciò che costringe i giovani ed intere famiglie ad allontanarsi dalla propria terra di origine e ad affrontare gravi incertezze, con conseguenze anche tragiche. Negli occhi e nei pensieri oggi portiamo il peso del terribile naufragio di Crotone.

Sta a noi, con ogni tipo di strumento che scegliamo di porre in campo, mantenere la promessa che abbiamo sottoscritto attraverso la Costituzione: di crescere come collettività attraverso il lavoro e il sostegno al pieno sviluppo di ogni individuo, a partire dagli ultimi e dai più fragili.

Solo se nessuno viene lasciato indietro, lo sguardo di tutti può volgersi in avanti.

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