Mosca vuole pagare i bond in rubli, dal "default event" alla crisi globale: ecco i settori più a rischio in Italia

Se il governo russo tra due giorni non pagherà i creditori avrà poi a disposizione 30 giorni di tempo per provvedere a rientrare

La sede della Banca centrale a Mosca
di Giusy Franzese
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Lunedì 14 Marzo 2022, 16:04 - Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 00:03

Il primo vero banco di prova sarà tra due giorni, quando scadranno oltre 100 milioni di dollari di cedole di due bond russi. Cosa farà Mosca? Li rimborserà senza problemi, oppure congelerà il tutto, o ancora deciderà di pagare con i rubli svalutati? Quest'ultima sembra l'ipotesi più probabile al momento. Mercati e investitori sono con il fiato sospeso. A seconda della decisione lo scenario cambia notevolmente. Per la Russia (che rischia il default se non rimborsa) e anche per gli investitori (che di certo non hanno alcun desiderio di ricevere rubli). 

Le scadenze

Il 16 marzo è il giorno del pagamento di due cedole di due titorli di Stato russi per un totale di 100 milioni di dollari: il bond  in scadenza nel 2023 e la cedola di quello in scadenza nel 2043. Poi a seguire ci sono altre due scadenze importanti: il  31 marzo quando Mosca dovrà pagare altri 359 milioni di dollari su un bond al 2030 e il 4 aprile quando scade un'obbligazione da 2 miliardi di dollari.

Il debito russo

La Russia ha 490 miliardi di dollari di esposizione verso l’estero.

Le riserve della Banca centrale ammontano a 640 miliardi di dollari. Ma la metà è in valuta estera, per buona parte depositata su conti esteri che sono stati congelati dalle sanzioni occidentali. Gli investitori esteri hanno 20 miliardi di dollari di bond russi denominati in dollari e 41 miliardi di titoli di Stato in rubli, oltre a partecipazioni azionarie in società russe per 86 miliardi. La settimana scorsa, per la prima volta dal 1998, la Russia non ha pagato agli investitori esteri le cedole su due suoi titoli di Stato. Coinvolti sia gli interessi dei bond denominati in rubli che i dividendi delle azioni società russe. La “Cassa di compensazione e garanzia russa” ha invece fatto sapere di aver ricevuto il pagamento della cedola da parte del ministero delle Finanze.  

Un mese cuscinetto

Se il governo russo tra due giorni non pagherà i creditori avrà poi a disposizione 30 giorni di tempo per provvedere a rientrare. Ma se non dovesse riuscire a pagare nemmeno dopo questo periodo cuscinetto, scatterebbe l'insolvenza formale.

Tutto in rubli

Con un decreto dei giorni scorsi Mosca ha deciso che lo Stato potrà ripagare in rubli il debito verso i creditori dei Paesi ostili (tra cui figura anche l'Italia), ovvero quelli che hanno adottato sanzioni nei suoi confronti. In tal caso creditori verrebbero ripagati con la divisa locale presso la cassa di compensazione russa ma i soldi sarebbero a tutti gli effetti bloccati e non disponibili visto che le sanzioni non permetterebbero di cambiarli in dollari o in euro. E in aggiunta il crollo del rublo potrebbe far svalutare ancora di più quel denaro.

Il rischio default

Se davvero Putin decidesse di ripagare in rubli i propri creditori sarebbe un '"default event" in grado di innescare una crisi finanziaria globale e fallimenti a catena fra istituzioni, aziende, investitori esposti. Le conseguenze, secondo gli analisti, sono imprevedibili per chi si ritroverà in mano una valuta in caduta libera che non può cambiare in dollari o in euro, e che ulteriori sanzioni minacciano di ridurre a "carta straccia". Per molti osservatori la possibilità di un default di Mosca a questo punto è molto probabile e potrebbe esser decretata ufficialmente già intorno alla metà di aprile. A rischio per la Russia ci sono attualmente circa 310 miliardi di dollari di debiti verso l'estero delle aziende, 75 miliardi di passivo delle banche e 67 miliardi di bond governativi. I downgrade di queste ultime settimane da parte  delle agenzie di rating nei confronti della Russia (i suoi titoli di Stato sono stati praticamente declassati a "spazzatura") renderanno ancora più difficile per Mosca collocare le sue obbligazioni e rifinanziare il suo debito.

Previsioni a tinte scure

Il Fondo monetario internazionale non ritiene più che un default della Russia sia improbabile, ha dichiarato la direttrice del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, in una intervista alla Cbs, precisando che «Mosca ha il denaro per onorare il suo debito, ma non può accedervi». Sempre a causa delle sanzioni introdotte dopo l'inzio della guerra contro l'Ucraina, la Russia rischia ora «una profonda recessione», ha aggiunto Georgieva, citando il valore del rublo, «già diminuito in modo significativo» come il potere d'acquisto dei russi. 

L'impatto

Le conseguenze del default  comporterebbero una dichiarazione irreversibile di “paria” finanziario per Mosca, il sequestro di ulteriori asset finanziari, un’impennata ulteriore del costo del debito, la liquidazione obbligatoria di bond russi dai portafogli di centinaia di fondi, in una parola un quasi-collasso finanziario con inevitabili ripercussioni globali, dall’export ai fondi esteri esposti verso la Russia costretti a liquidare anche con gravi perdite. Senza escludere una tempesta finanziaria per altri Paesi emergenti.

L'impatto sulle aziende europee

Quasi tutte quelle che hanno stabilimenti in Ucraina li hanno chiusi per sicurezza. Tante stanno chiudendo anche le filiali in Russia. L’impossibilità di interscambi sta portando inoltre molte aziende europee, anche italiane, che negli ultimi anni avevano intensificato l’export verso la Russia, a fermare gli stabilimenti e mandare i lavoratori in cassa integrazione. Altro versante, quello degli approvvigionamenti: i settori più colpiti sono siderurgia, agroalimentare, metalmeccanico. Lo stop all’import da Russia e Ucraina sta provocando fermi, per carenza di materie prime, in tante fabbriche.

In Italia sono in affanno quelle siderurgiche, quelle del comparto della ceramica, le cartiere, le aziende che producono dolciumi, gli allevatori di bestiame (il mais che serve per alimentarli proveniva soprattutto dall’Ucraina).

Effetti negativi anche su molte banche europee che si sono viste declassare il loro rating. Spiega Fitch: «Gli istituti europei avevano crediti totali verso le controparti russe di circa 91 miliardi di dollari a fine settembre 2021. Di questi, 41 miliardi di dollari si riferivano a posizioni locali in valuta locale, principalmente esposizioni detenute da filiali russe di banche estere». In particolare le banche italiane e francesi detenevano la maggiore esposizione verso le controparti russe, rispettivamente a circa 15 e 10 miliardi di dollari a fine settembre 2021, mentre tutte le altre dell’Europa occidentale avevano un’esposizione combinata di circa 17 miliardi di dollari. Per Fitch «è probabile che la qualità creditizia di tali esposizioni si deteriori notevolmente, in particolare per le controparti maggiormente colpite dalle sanzioni.

Le rassicurazioni a metà

Non ci sono le condizioni per il default della Russia in quanto tale, a meno che le stesse condizioni «non vengano create artificialmente». Lo ha detto ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. «Abbiamo ascoltato i responsabili dei dipartimenti finanziari e il ministero delle Finanze sull'esistenza e disponibilità dei margini di sicurezza necessari per pagare tutti i debiti esteri in rubli. E non ci sono le condizioni per un default in quanto tale a meno che non siano create e imputate a noi artificialmente».

Di fatto questa dichiarazione ammette che i debiti saranno pagati in rubli.

La condizione del Cremlino

La Russia «ripagherà i suoi debiti esterni in rubli, ma faremo la conversione se le nostre riserve di oro e valuta estera saranno scongelate». Lo ha detto il ministro delle Finanze Russe Anton Siluanov, aggiungendo che «nelle scorse due settimane le nazioni occidentali hanno effettivamente lanciato una guerra economica e finanziaria contro la Russia».
«L'Occidente - ha detto Siluanov secondo la Bloomberg - ha fatto default sui suoi obblighi finanziari verso la Russia, congelato il nostro oro e le riserve valutarie, cercato di boccare il nostro commercio estero, il nostro export, con ogni mezzo possibile, danneggiando in questo processo il commercio globale».

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