Extraprofitti, dote intorno a 2 miliardi per aiuti su fisco e mutui: taglio del cuneo e fondo casa

Sul fronte tasse resta più probabile l’intervento sul cuneo contributivo

Extraprofitti, dote intorno a 2 miliardi per aiuti su fisco e mutui: taglio del cuneo e fondo casa
di Luca Cifoni
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Mercoledì 9 Agosto 2023, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 17:55

Meno di due miliardi da spendere in un anno. L’imposta sugli extra-profitti cambia in partenza e viene in qualche modo depotenziata, per limitare l’impatto sugli istituti di credito. E questi aggiustamenti incidono anche sulla potenziale destinazione degli introiti, che si aggiungeranno alle risorse reperite dal governo con la legge di Bilancio. Il vincolo è dato dalla natura una tantum di queste entrate, che potranno quindi essere utilizzate a copertura, sia per i mutui prima casa per il calo delle tasse, limitatamente al 2024.

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LE BOZZE

La norma annunciata lunedì sera dal vicepremier Salvini, in assenza del titolare dell’Economia Giorgetti, non compariva dalle bozze circolate nei giorni precedenti il Consiglio dei ministri.

Un primissimo testo provvisorio parlava di prelievo sul margine di interesse superiore al 3 per cento per il 2022 e al 5 per cento per quest’anno. Ma già nel comunicato ufficiale di Palazzo Chigi, diffuso solo nella tarda mattinata di ieri, le percentuali erano state portate rispettivamente al 5 e al 10 per cento. Sono poi arrivate alcune indicazioni dallo stesso ministero dell’Economia che tendono soprattutto a inquadrare l’iniziativa del governo Meloni nell’ambito di quelle decise a livello europeo (leggi Spagna) e ribadiscono che la misura proposta da Giorgetti è stata condivisa dall’intero governo.

Quanto alla destinazione del maggior gettito, come già accennato sembra che l’importo ipotizzato sia ora inferiore ai 2 miliardi. Quindi meno delle prime stime circolate (più vicine ai 3 miliardi) e soprattutto di quelle ancora più consistenti ipotizzate da alcuni analisti sulla scorta dei bilanci dei singoli istituti. Ma al di là di questo, occorre comunque considerare che si tratta dichiaratamente di un prelievo una tantum. Il quale di conseguenza potrà essere utilizzato solo per misure temporanee. I soldi sul bilancio dello Stato affluiranno il prossimo anno, che con tutta probabilità sarà quello in cui saranno utilizzati come copertura finanziaria di altre misure. Ma quali? Sul fronte mutui, la norma punta esplicitamente a finanziare il fondo di garanzia per l’acquisto della prima casa da parte di giovani fino a 35 anni (con Isee fino a 40 mila euro). La legge di Bilancio 2023 aveva destinato a questa finalità circa 500 milioni per la proroga fino a fine 2023. Per coloro che rientrano nei requisiti, la garanzia dello Stato rispetto al capitale preso a prestito è dell’80 per cento. Dunque si può ipotizzare che questa agevolazione sia prorogata per un altro anno, fino a tutto il 2024, con un impegno finanziario più o meno analogo. Non comporterebbe invece oneri per il bilancio pubblico la rinegoziazione dei prestiti a tasso variabile già sottoscritti: una mossa che le singole banche, se lo riterranno, assumeranno in autonomia.
La restante quota di introiti dovrebbe essere destinata alla riduzione del carico fiscale. Ma difficilmente il governo potrà usare questa voce straordinaria per un eventuale “primo modulo” della riforma fiscale, sotto forma di riduzione delle aliquote Irpef (tre al posto delle quattro attuali). Più verosimile immaginare che si attinga alla mini-dote per prolungare nel tempo la riduzione del cuneo contributivo, che per quest’anno è stata estesa a più riprese e ora vale - fino al 31 dicembre - 7 punti per i redditi fino a 25 mila euro e 6 per quelli tra 25 mila e 35 mila. L’intervento dovrà essere almeno in parte confermato, per evitare una riduzione della retribuzione netta degli interessati. Ma ha un costo decisamente superiore a quello che potrebbe essere il gettito dell’imposta sugli extra-profitti, nella sua versione definitiva.

LA SOLUZIONE

Insomma non sembra proprio che la scelta dell’esecutivo - al di là dei problemi che ha creato almeno in questa fase iniziale con il mondo bancario - possa rivelarsi la soluzione ai problemi da affrontare da qui a metà ottobre, in vista della manovra. Molti ministri si sono già recati in missione esplorativa a Via Venti Settembre per fare presente al titolare del Mef la propria lista delle esigenze. Orazio Schillaci comprensibilmente sollecita più fondi per il servizio sanitario nazionale, che dopo la fiammata di finanziamenti straordinari legati alla pandemia deve ora fare i conti con le tante emergenze a partire dalla carenza di personale, mentre le risorse restano al di sotto degli standard internazionali. Paolo Zangrillo sta completando i rinnovi contrattuali della Pa per il periodo 2019-2021 ma deve mettere fieno in cascina per il triennio successivo, nel quale si è manifestato in pieno l’impatto dell’inflazione sul portafogli dei dipendenti pubblici.

COPERTA CORTA

Infine c’è la volontà della stessa Giorgia Meloni di dare un primo segnale sul fronte della riduzione del prelievo fiscale per la generalità dei contribuenti. Ma un intervento appena visibile sull’Irpef, pur se iniziale, richiederebbe da solo almeno 4 miliardi, non per un solo anno ma per tutti quelli a venire. Dunque nonostante la sortita sugli extra-profitti la coperta resta corta.

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