La causa vedeva contrapposte la Commissione europea e l'Italia per la piaga dei ritardati pagamenti della PA, per i quali Bruxelles aveva aperto una procedura d'infrazione nei confronti del Paese e promosso ricorso dinanzi alla Corte, in seguito alle molteplici denunce arrivate dalle imprese.
Dal canto suo, l'Italia si era difesa, affermando che la direttiva in questione impone unicamente agli Stati membri di garantire termini massimi di pagamento "conformi" e di prevedere a favore dei creditori un mero diritto "agli interessi di mora e al risarcimento dei costi di recupero", non anche "l'effettiva osservanza" della disposizione. Una argomentazione che non è stata accolta dalla Corte UE.
La Commissione europea valuterà ora se l'Italia riuscirà ad adeguarsi o se dovrà invece denunciarla nuovamente alla Corte e chiedere di imporre una multa. "La Commissione europea dà molta importanza al fatto di combattere i tempi troppo lunghi per i pagamenti della pubblica amministrazione", ha affermato un portavoce, ricordando che "pagamenti tempestivi sono particolarmente importanti per le PMI".
La sentenza viene accolta con favore da Confartigianato, secondo cui i debiti della PA valgono il al 3% del PIL, il doppio rispetto all'1,6% della media europea, e andrebbero sanati con una meccanismo "compensazione". Anche il settore dell'edilizia insorge, con l'ANCE che parla di ritardi che arrivano fino a 4 mesi ed 6 miliardi di arretrati.
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