Coronavirus, scioperi spontanei in fabbriche del Nord. Gli operai: abbiamo paura. Chiude acciaieria nel bresciano

Operai Sevel
di Giusy Franzese
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Giovedì 12 Marzo 2020, 14:47 - Ultimo aggiornamento: 19:23
Le fabbriche non sono obbligate a fermarsi, ma devono rispettare le prescrizioni per tutelare la salute dei propri dipendenti previste dai vari decreti per l'emergenza coronavirus. Molti però sono gli operai preoccupati. Nel bresciano, una delle zone molto colpite dal contagio, stamane si sono registrari una serie di scioperi spontanei in alcune fabbriche di Brescia che non hanno chiuso la produzione:  gli operai chiedono maggiori tutele dal punto di vista sanitario e, ove non possibile rispettare la distanza di sicurezza di almeno un metro,  la sospensione dell'attività per 15 giorni. Sta accadendo anche nel Piemonte. In molte provincie come Asti, Vercelli e Cuneo sono in corso nelle fabbriche fermate e scioperi (Mtm, Ikk, Dierre, Trivium) con adesioni altissime, fa sapere la Fiom Cgil Piemonte. «In queste ore nelle fabbriche si stanno determinando confusione e panico anche perché si registrano i primi casi di contagio che, in alcuni casi, non vengono resi pubblici dalle aziende» spiega il segretario generale della Fiom Cgil Piemonte, Vittoria De Martino. «Stiamo discutendo con le aziende per capire come affrontare questa situazione. Registriamo scioperi in quattro o cinque realtà» ha detto il segretario della Cgil di Brescia Francesco Bertoli. «Ci sono aziende anche grandi che si sono fermate, mentre altre che per motivi di commesse legate a penali, sono in difficoltà e non possono sospendere la produzione. Il nostro obiettivo - aggiunge il segretario della Cgil di Brescia - è quello di riuscire ad ottenere quantomeno delle riduzioni di orario per garantire la sicurezza agli operai». 
La situazione è comunque diversa da azienda ad azienda. La Duferdofin-Nucor, l'acciaieria della società Travi e Profilati , ha ad esempio deciso la chiusura di tutte le attività industriali del sito di San Zeno Naviglio, in provincia di Brescia. «Pur avendo adottato, fin dal primo insorgere del coronavirus, tutte le misure volte alla protezione dei dipendenti, e ciò in collaborazione con le organizzazioni sindacali e in ottemperanza ai vari DPCM governativi e alle ordinanze regionali, abbiano deciso oggi per la fermata dell'impianto. Non abbiamo registrato al momento casi di contagio tra i nostri dipendenti, ma constatiamo una crescente situazione di allarme sociale e preoccupazione che da un lato rende sempre più difficili gli approvvigionamenti di materia prima e dall'altro sguarnisce le squadre con gravi rischi per la sicurezza dei lavoratori e la tutela dell'impianto» ha scritto l'azienda.
Ieri il gruppo Fca ha comunicato la chiusura per tre giorni degli stabilimenti di Pomigliano, Cassino, Melfi, Sevel, proprio ai fini di sanificare tutte le zone di lavoro e prendere ulteriori provvedimenti a tutela della salute dei dipendenti, 
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