Alitalia, la vendita non avverrà entro il 31 maggio. Le Fs: non conosciamo il piano del commissario Leogrande

Alitalia, la vendita non avverrà entro il 31 maggio. Le Fs: non conosciamo il piano del commissario Leogrande
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Mercoledì 8 Gennaio 2020, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 18:01
Il 31 maggio non è il termine entro il quale deve avvenire la cessione dell'Alitalia. Lo ha chiarito il ministro per lo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, in audizione a Montecitorio in Commissione trasporti della Camera, spiegando che piuttosto tale data è paragonabile a quella del 31 ottobre del 2018 per la predisposzione della nuova procedura.

"L'esigenza di mantenere l'integrità dell'aazienda è un'esigenza politica, perché è un valore della compagnia - ha precisato il ministro - e deve essereci un'interlocuzione immediata tra il Commissario straordinario Alitalia Leogrande con Gruppo Fs e Delta Air Lines per la comprensione delle esigenze di quel piano industriale predisposto nella passata procedura".

"Continuare a parlare di Atlantia - ha sottolineato Patuanelli ai Commissari - è per me assolutamente inutile. Lo dico con grande convinzione e chiarezza".

Per Patuanelli, i 400 milioni ulteriori stanziati dal Governo con il Decreto legge in conversione, insieme ai 150 milioni di beneficio derivanti dalla rimodulazione degli interessi stabilita dal Mef e alla disponbilità di cassa sono sufficienti ad Alitalia per concludere la nuova procedura di cessione a cui sta lavonado il nuovo Commissario straordonario.

"Il 31 ottobre abbiamo presentato una proposta di offerta d'acquisto per i rami di Alitalia, una offerta condizionata ad alcune condizioni che noi ritenevamo imprescindibili", a partire dalla "individuazione di più investitori" visto che come Fs "non eravamo intenzionati a prendere la maggioranza nella compagnia". Lo ha detto l'ad di Fs, Gianfranco Battisti, in audizione alla Commissione Trasporti della Camera sulla vicenda Alitalia. Battisti ha aggiunto che il gruppo aveva contatto oltre ai vettori aerei, "circa 30 soggetti finanziari attraverso i nostri advisor. Tuttavia non abbiamo avuto riscontri positivi: non hanno manifestato interesse concreto alla partecipazione in Alitalia".

Per quanto riguarda Lufthansa, la compagnia aerea "non ha mai risposto formalmente a nessuna iniziativa che avevamo richiesto", mentre all'inizio EasyJet e Delta avevano manifestato "un'adesione formale" al progetto, ma "poi easyJet si è ritirata", ha aggiunto l'ad di Fs. Fronte Atlantia, invece, sarebbe "emerso in maniera evidente" che l'ingresso nel piano di rilancio di Alitalia "fosse condizionato alla risoluzione di altre vicende" nel loro gruppo.

A quel punto "Delta è rimasto l'unico interlocutore interessato a partecipare all'operazione anche in termini di equity e ha confermato la disponibilità di investire in equity con 100 milioni di euro nella nuova Alitalia ma soprattutto ad apportare nuove competenze industriali", ha spiegato Battisti.

"Tale contributo commerciale quindi non era limitato ai 100 milioni dell'equity iniziale ma era, in maniera più complessiva, allargato a una valorizzazione che abbiamo stimato in 240 milioni, per un valore complessivo nel periodo di 4 anni di piano di 340 milioni", ha ricordato l'ad di Fs. "Il piano sviluppato insieme a Delta - ha aggiunto Battisti - non prevedeva spacchettamenti, mentre stimava un risultato positivo netto già dal terzo anno e uno sviluppo di Fiumicino".

"Nonostante alcuni progressi rilevanti rimanevano aperti alcuni temi rilevanti con riferimento all'inclusione dei servizi di terra e ai tempi e costi del cambio dell'alleanza commerciale, tempi e costi che sarebbero ricaduti sulla procedura e sui commissari, prima della chiusura di procedura", ha sottolineato Battisti.

In merito al possibile coinvolgimento del gruppo nella nuova procedura di cessione della compagnia aerea, l'ad ha dichiarato di non aver incontrato il commissario straordinario Leogrande. "Non sappiamo che tipo di operazione vuole portare avanti, quindi non conosciamo niente della nuova procedura", ha concluso Battisti.

Atlantia, in una memoria inviata alla Commissione Trasporti della Camera sul dossier Alitalia, definisce invece il Piano Delta "non sostenibile sotto vari aspetti" e "inadeguato" poiché - sottolinea - la compagnia statunitense "non avrebbe rappresentato quel 'partner industriale' operativamente coinvolto, di cui il progetto di rilancio avrebbe avuto bisogno".

"L'approccio proposto da Delta per il rilancio di Alitalia - si legge nella memoria - è risultato strutturalmente insufficiente ad avviso di Atlantia e dei suoi advisors, alla luce sia del Piano industriale non sostenibile nel lungo periodo, sia di una proposta di governance che ha evidenziato un impegno prettamente passivo da parte di Delta".

Atlantia smentisce di essersi "sfilata" dal consorzio per il rilancio di Alitalia, ribadendo di aver fatto un passo indietro "per la mancanza di presupposti industriali per un rilancio sostenibile e duraturo".

A proposito di Lufthansa, Atlantia afferma che l'ipotesi di piano alternativa proposta dalla compagnia tedesca era stata giudicata "migliorativa rispetto alla proposta di Delta" per la solida alleanza commerciale che proponeva e perché indicava "il raggiungimento di un pareggio operativo sin dal primo anno di Piano". Inoltre, Atlantia afferma che la pianificata riduzione delle rotte, peraltro inferiore al piano 2018, "sarebbe dovuta avvenire in virtù del taglio incisivo delle rotte strutturalmente in perdita e di un'integrazione a più ampio raggio dei rispettivi network, in particolar modo in Europa, dove Alitalia soffre maggiormente la competizione della compagnie aeree low cost".

La compagnia si dice "disponibile a proseguire il confronto per l'individuazione del partner industriale e di un piano industriale condiviso, solido e di lungo periodo per un effettivo rilancio di Alitalia".
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