«Più investimenti esteri in Italia»
Il piano punta su fisco e giustizia

«Più investimenti esteri in Italia» Il piano punta su fisco e giustizia
di Umberto Mancini
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Venerdì 6 Settembre 2013, 09:36 - Ultimo aggiornamento: 7 Settembre, 12:25

ROMA - Un fisco semplice e certo in grado di attrarre investitori esteri. Norme per tagliare i tempi della giustizia civile e le incongruenze dell’abuso di diritto. E poi sforbiciata secca alla burocrazia. Semplificazioni per il mercato del lavoro e un sistema finanziario pi duttile, al servizio di chi produce e crea lavoro. Non è un libro dei sogni, ma il voluminoso rapporto messo a punto dal ministero dello Sviluppo, da Palazzo Chigi e dal ministero degli Esteri, che sarà sul tavolo del prossimo consiglio dei ministri e che con ogni probabilità si trasformerà in provvedimenti e misure concrete. A redigerlo tre supertecnici, (Stefano Firpo per il Mise, Alessandro Fusacchia degli Esteri e Fabrizio Pagani della Presidenza del Consiglio) che hanno elaborato una serie di proposte dopo mesi di studio e confronti ai massimi livelli.

La filosofia che ispira il piano «Destinazione Italia» è pragmatica: si possono creare le condizioni per attrarre gli investitori stranieri, per integrare il Paese con il resto del mondo e colmare così un divario di competitività diventato di fatto insopportabile. A patto ovviamente di passare finalmente dalle parole ai fatti. Con misure in grado di incidere profondamente sul tessuto normativo esistente, senza incentivi fiscali o scorciatoie, ma allineandosi alle migliori pratiche internazionali. Senza remore ad eliminare procedure bizantine che adesso, come noto, tengono ben distanti gli operatori e i capitali esteri.

Da qui l’idea innovativa di creare un regime di tax agreements per le imprese che investono oltre una certa soglia e il fisco: un patto con l’investitore per concordare in via preventiva l’entità delle tasse da pagare in un arco temporale ben definito (5 anni). In modo da dare certezze agli operatori che possono pianificare al meglio gli interventi. Non solo. Nel piano c’è anche la ridefinizione dell’abuso del diritto, eliminando le attuali gravi distorsioni. In sostanza, si legge nelle proposta, la scelta di una determina soluzione legale più favorevole all’azienda che sbarca in Italia, ma anche a quelle tricolori, non va sanzionata. Un modo per limitare l’eccesso di discrezionalità esistente che fa scappare a gambe levate i maxi gruppi stranieri.

E ancora: l’estensione delle competenze del tribunale delle imprese anche alle controversie commerciali. O la possibilità per tutte le Pmi di emettere strumenti finanziari, attraverso le cartolarizzazioni, liberalizzando il più possibile il settore. Via anche le barriere sul mercato delle locazioni a uso non abitativo che renderebbe più appetibile il mercato immobiliare italiano. Sulla stessa linea - e per favorire le dimissioni del patrimonio immobiliare pubblico, anche un iter veloce per il cambio di destinazione d’uso.

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